Andrea Di Taranto: “Il Salento? Terra rustica ma vera”

“La fotografia è una storia che non riesco a esprimere a parole”, racconta Destin Sparks, il pluripremiato fotografo paesaggista di origine australiana.
Esistono infinite forme d’arte per raccontare storie e dare voce a pensieri e parole. Abbiamo incontrato Andrea Di Taranto, giovanissimo fotografo salentino, creatore della nota pagina Instagram “Colori di Puglia”, per scoprire cosa si nasconde dietro la sua arte fatta di scatti a colori.

Intervista con Andrea Di Taranto

“Il desiderio di scoprire, la voglia di emozionare, il gusto di catturare, tre concetti che riassumono l’arte della fotografia”, affermava Helmut Newton, noto fotografo tedesco. Parole significative e ricche di perplessità per chi, forse, non immagina la vita dietro questa arte. Chi è Andrea e quale storia porta con sè?

Viviamo in un contesto in cui non definirsi sembra essere la “moda del momento”. Chi sono? Un ragazzo comune che ha attraversato nella vita diverse fasi, come molti d’altronde. Possiedo un’anima sempre in fuga e alla continua ricerca di qualcosa da fotografare con gli occhi. E’ iniziato tutto nel 2010, l’anno in cui ho iniziato a “condividere offline”. Scherzosamente, ti rivelo che il mio profilo personale era il gruppo di WhatsApp di famiglia. Un posto intimo, una mostra con pochi invitati. La natura che mi circondava faceva da padrona a tutti i miei scatti. E’ iniziato tutto così, da lì. Da un hobby che ha seguito la strada del lavoro. Mi sono costruito un’identità, fattore fondamentale che ti aiuta a seguire la scia dei tuoi progetti. Non ti nego, infatti, che è difficile spiegare determinati mestieri soprattutto a chi, questo mondo, lo sottovaluta. Banalmente sono un fotografo. Ma le parole sono riduttive quando ciò che fai è uno strumento per veicolare emozioni.

“Quello che mi piace delle fotografie è che catturano un momento che è finito per sempre, impossibile da riprodurre”, diceva Karl Lagerfeld, stilista e fotografo tedesco. Quando riguardi le tue foto, c’è qualche scatto che ti porti nel cuore?

Assolutamente si! La fotografia è arte ma, soprattutto, parte integrante di un momento ben preciso. Porta con sé umori, odori, profumi e sguardi. Ci sono fotografie che mi fanno sentire a casa, sempre, anche quado mi ritrovo a chilometri di distanza. Sono originario di un paesino in provincia di Brindisi, ma cresciuto tra Castro Marina e Porto Badisco, due luoghi molto significativi per me. La punta dell’Italia, quella geograficamente conosciuta come “il tacco”, custodisce tutta la bellezza della mia infanzia. Il mare è salvezza, è un intimo porto sicuro con cui mi concedo appuntamenti ricorrenti per trasmettere agli altri il mio stesso amore. Ed è proprio quando entrano in gioco i sentimenti che è fondamentale curare tutto nei minimi dettagli, afferrare ogni particolare con la punta delle dita e unirlo a quello scatto. La fotografia è un po’ come la pittura. Sicuramente non puoi aggiungere alla tua opera tutto ciò che ti passa per la testa, ma devi essere bravo a concentrarti su un punto che è in grado di raccogliere tutto ciò che colpirebbe gli occhi ma soprattutto il cuore di chi guarda.

Ormai, possiamo definirlo come il fenomeno del momento. Un momento che, però, dura già da un po’ di anni: la febbre del Salento, possiamo quasi definirla. Tutti ne parlano e nelle tue foto è uno dei soggetti protagonisti. Cos’è, per te, questa terra?

Rispondo a brucia pelo, azzardo! Il Salento è uno stato d’animo. Da sempre, è stata una terra incastrata nella bolla dell’inesistenza che da un giorno all’altro ha avuto la forza di esplodere. Da terra anonima e sconosciuta al sogno di tutti. D’altronde nascono così anche le più belle storie d’amore, come non aspettarselo da un posto così magico?! Io, tra gli ulivi e il sapore del mare ci sono nato e cresciuto. I posti, per me, più belli distano un’ora di strada da casa mia ma valgono tutto il mio tempo.

Le tue non sono semplici foto. Crei contenuti, soprattutto quelli in formato video, che portano le persone a fermarsi più di un semplice secondo. Sappiamo bene che i tempi dei social media scorrono, tutto vive di fretta. La tua arte, invece, sembra vivere lenta. Come spieghi questa tua scelta?

Ritmi, abitudini e comportamenti. Siamo schiavi del “tutto e subito”. Io ho aggiunto alla fotografia uno stile artistico e mediterraneo mettendo, metaforicamente parlando, la mia firma su ogni contenuto. Le immagini sono importanti, ma ancor di più la storia che portano con sè. La frisella con il pomodoro, giusto per farti un esempio, rappresenta uno dei piatti più tipici della tradizione culinaria salentina che non merita solo un semplice scatto. Per me anche un semplice frammento fotografico di questo tipo ha il dovere di prendere vita. E’ importante, secondo me, far conoscere posti e prodotti a persona che provengono da qualsiasi parte del mondo. Il Salento è una terra rustica, ma vera.

Restiamo ancora per qualche secondo nella sfera del mondo digitale. Tutti i tuoi contenuti vivono su Instagram. Che rapporto hai con i social? Come gestisci la tua identità artistica?

Nel 2011 mi sono iscritto ad Instagram. Avevo una community piccolissima. Fin da subito, però, ho sentito l’esigenza di iniziare a dividere ciò che era la mia arte, seppur seguita da pochi, da quella che era la ma vita privata fatta di cose semplici, comuni ma personali. Con il passare degli anni, gli occhi di chi mi seguiva hanno iniziato a crescere sempre di più portandomi la consapevolezza delle responsabilità. Non riesco, quindi, a non dividere le due vite seppur accomunate dalla stessa identità. Non critico assolutamente chi lo fa. I social sono fatti per esporsi e come tali ognuno pone i filtri che reputa più adeguati per tutelare se stesso.

Mi hai confidato esserti avvicinato alla fotografia già all’età di 10 anni. Qual è stata la tua soddisfazione più grande? E cosa sogni per il futuro?

Non tutti sanno e sono in grado di comprendere cosa ci sia dietro la creazione di contenuti. Un video di quindici secondi porta con sè anche ore di editing. Sicuramente la soddisfazione più grande dopo tutto questo lavoro, da molti ancora definito banale, sono i messaggi che ricevo dalle persone. Un elisir per il corpo e la mente che ti fa vivere un viaggio sulle montagne russe delle emozioni. Sto cercando e mi auguro, giorno dopo giorno, di riuscire ad ampliare il raggio dei miei scatti e arrivare in posti lontani dalla mia terra. Sogno di viaggiare, ancora e per sempre. Sogno Maiorca.

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.