Alberto Bianco, in arte Bianco, è uno dei cantautori più stimati in Italia. Musicista, interprete, autore, producer, ha al suo attivo sei album come solista, una partecipazione al Festival di Sanremo, con il brano “Parole dette male” scritto per Giorgia, ha lavorato nel ruolo di produttore al pluripremiato album d’esordio di Levante, “Manuale Distruzione”, e nella sua carriera una serie di collaborazioni prestigiose. Tra cui quella, come musicista, con Niccolò Fabi.
Louis Balfour Stevenson
Scrittore e drammaturgo dell’epoca vittoriana – conosciuto principalmente per i capolavori “L’isola del tesoro” e “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” – in una sua poesia del 1869 descrive una notte su un promontorio, in cui dice di “Trovarsi in una luce tenuta alta sopra il mare scuro”.
La luce descritta è quella di un faro, vista come una Stele di Rosetta per decifrare l’oscurità del mare. Un punto luminoso da seguire nel nulla, capace di mostrare la via nella notte.
Io credo che alcuni artisti abbiano il dono di saper puntare il loro sguardo come un faro sulla vita che ci circonda, per rivelare piccole cose che appartengono a tutti noi, ma che ai nostri occhi sono celate dall’oscurità della fretta, dai pensieri, dagli impegni quotidiani della nostra vita.
Questo è stato il mio primo pensiero quando per la prima volta ho avuto il piacere di ascoltare queste parole alla radio, sulla colonna sonora di una musica delicata e l’interpretazione di una voce confidenziale e moderna.
“Ma sai che bello passeggiare ai muri / A novembre alle sei di sera / Nei tuoi occhi è primavera / I tuoi capelli san di mela / Canottieri in canottiera / Avranno freddo ma chi se ne frega / Ma che pensiero è / Camminiamo che qui si gela […] Anche se l’acqua sull’asfalto fa rumore / Tu suoni piano piano le parole / Capisco molto bene il tuo problema / La partita iva non va aperta, no / Massaggi quella sigaretta da mezz’ora / È spenta ma un silenzio la consuma / La dea del fumo è tutta mia”.
Un fermo- immagine, una pagina di un libro, una sequenza di un film. Un piccolo capolavoro.
Queste immagini sono familiari a chiunque abbia passeggiato almeno una volta lungo le suggestive sponde del Po a Torino. Nella canzone, i Murazzi sono le arcate e le rimesse delle barche della sponda ovest, e i “Canottieri in canottiera” sono gli atleti delle società storiche, che si allenano quotidianamente sulle acque del fiume.
I fotogrammi di vita descritti sono impreziositi dalla semplicità di una conversazione che è l’incipit di un tentativo di contatto, di una storia d’amore. Un’atmosfera di moderna malinconia, che invita a perdersi nei crepuscoli invernali della città.
La bellissima canzone si intitola “Mela”.
A scriverla e interpretarla è Bianco. Musicista, producer, uno dei cantautori italiani più conosciuti e stimati. Ospite in questa puntata di Masterclass, la rubrica di Zetatielle Magazine dedicata alle eccellenze della musica italiana.


Bianco. Il Pensiero di Gae Capitano
La vera poesia nasce a volte nei dettagli della quotidianità. In quei luoghi che attraversiamo distrattamente ma che, con uno sguardo attento e una sensibilità acuta, rivelano mondi nascosti.
Nelle mani di un cantautore eccelso come il nostro ospite, questi frammenti di vita comune si trasformano in immagini universali, in cui ogni ascoltatore può ritrovarsi.
Così, le strade familiari, i gesti ripetuti e gli scorci urbani diventano lo sfondo di una narrazione collettiva, una moderna epica dei giorni nostri, dove la poesia incontra la musica e le esperienze personali si fondono in un immaginario condiviso.
È questa la magia della canzone: immortalare l’effimero, rendendo eterno l’ordinario.
Bianco è uno dei rari cantautori italiani capaci di catturare frammenti di vita quotidiana e trasformarli in racconti delicati e leggeri.
Il suo linguaggio è quello di tutti i giorni, ma intriso di immagini e pensieri che sono al tempo stesso semplici e profondi. Ed è proprio il fatto di appartenere a tutti, a renderli così speciali.
“Io mi dissolverò come il bianco di un’onda / arriverà l’estate / i fiori si apriranno / e noi qui in silenzio a guardare le stelle / che un po’ ci invidieranno / perché in fondo sanno / che è meglio guardare per aria che per terra.” (Filo d’erba, Bianco)
In questi versi emerge tutta la sua capacità di trasmettere leggerezza e introspezione, mescolando la dissoluzione del sé al ciclo naturale delle stagioni, e l’immagine di un universo inedito della nostra vita.
Goethe diceva “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere nuovi occhi“. Lo straordinario è lì, davanti a noi. Occorre solo saperlo vedere.
E la scrittura di Bianco si distingue per la preziosa leggerezza calviniana con cui esplora i sentimenti umani.
Evidenziando la fragilità delle parole e il loro potenziale di raccontare i dettagli, che appartiene a tutti ma in qualche modo sfugge ai nostri sensi.
“[…] Sul mio specchio di carta / attraverso galassie per cercare dei fiori / Tu sei il vento che spinge e non mi lascia cadere / E mi fa far capriole / Disegniamo una pista sulla sabbia bagnata / e rotoliamo per ore / siamo dentro a una biglia […]) (Biglia, Bianco)
Con parole che sanno sorprendere. E con la loro- solo apparente – semplicità, stupire, riportare, ferire o curare.


Bianco: Un percorso musicale inarrestabile
Il 1º aprile 2011 segna una tappa cruciale nella carriera di Bianco, con il lancio di “Nostalgina”, il primo disco dell’etichetta indipendente torinese INRI. Questo progetto debutta in streaming esclusivo su Rolling Stone Magazine e, già a maggio, attira l’attenzione di MTV, che lo designa artista della settimana per MTV New Generation con il video del suo singolo di esordio, “Mela”.
La sua carriera prende rapidamente slancio, con la possibilità di aprire per nomi di spicco della scena musicale italiana, tra cui Niccolò Fabi, Linea 77, Dente e Le luci della centrale elettrica.
Nel novembre 2011, MTV lo sceglie come artista del mese di New Generation, portando il suo secondo video, “Raccontami”, in rotazione su MTV Music.
Dopo aver partecipato a eventi come il Medimex e Hitlist Italia, Bianco inizia un tour che lo porta in giro per l’Italia nei primi tre mesi del 2012. La sua visibilità cresce ulteriormente grazie a Rai Radio 2, dove è ospite in una puntata di Moby Dick durante il Salone Internazionale del Libro di Torino.
L’anno culmina con la sua esibizione agli MTV Days 2012, dove ha il privilegio di aprire i concerti in Piazza Castello, nella sua città natale.
Durante l’estate del 2012, Bianco si dedica alla realizzazione del suo secondo album, “Storia del futuro”, pubblicato il 12 novembre. Il primo singolo, “La solitudine perché c’è?”, vanta la collaborazione di Tommaso Cerasuolo dei Perturbazione, il quale contribuisce anche alla scrittura di una strofa. Il secondo brano, “La strada tra la Terra e il Sole“, è un cortometraggio diretto da Giuseppe Domingo Romano, presentato in esclusiva dal Fatto Quotidiano.
Due anni dopo, dopo aver lavorato alla produzione dell’album di debutto di Levante, “Manuale distruzione”, Bianco torna con “Guardare per aria”.
Il primo singolo, “Corri corri”, è un duetto con Levante, realizzato da Giacomo Triglia in una villa calabrese. Segue “Filo d’erba”, il cui video è diretto da Marco Serpenti, e Le stelle di giorno, diretto da Davide Pavanello con Viola Sartoretto come protagonista.
Nel 2016, Bianco partecipa come musicista al tour di Niccolò Fabi, che promuove l’album “Una somma di piccole cose”. Collaborazione che si rinnoverà nel 2017 e lo porterà in tour per due anni.
A settembre, viene pubblicata la versione in vinile di “Guardare per aria”, che include la cover di “Rosso che manca di sera” di Ilaria Graziano e Francesco Forni, per la quale viene realizzato un video diretto da Valentina Pozzi.
A ottobre, esce il video di “Drago”, quarto singolo dell’album, girato da Valentina Pozzi e Giorgia Mannavola. Il tour si conclude nell’ottobre 2016 con quattro concerti evento a Roma, Bologna, Milano e Torino, intitolati Fumo l’ultima tour.
A gennaio 2018, pubblica il suo quarto album, “Quattro”, prodotto da Marco “Benz” Gentile. Il video del singolo, “Felice”, è caratterizzato da un mix di spot televisivi finlandesi degli anni ’80.
Nel 2021, esce il suo quinto disco, “Canzoni che durano solo un momento”, ricco di collaborazioni con artisti come Dente, Colapesce e Niccolò Fabi, e nel 2022, a venticinque anni dalla pubblicazione di “Casa” di Mao, partecipa al videoclip di “Stringimi #25”, girato ai Murazzi del Po.
Nel 2023, Bianco firma con Sony/ATV Music Publishing e partecipa come autore al Festival di Sanremo con la canzone “Parole dette male”, interpretata da Giorgia.
Sempre nel 2023, pubblica il suo sesto album in studio, “Certo che sto bene”, prodotto da Taketo Gohara e registrato in presa diretta in una villa a Formentera.


Bianco: l’intervista di Masterclass
Ho avuto il piacere di conoscere Bianco alcuni anni fa. Eravamo entrambi docenti ad una masterclass organizzata da Beppe Varrone, autore, scrittore e front man del “Progetto Battisti”.
Conoscevo già il suo repertorio, ma in quella occasione fu facile farsi conquistare da un cantautore che – come le sue canzoni – si pone con garbo, gentilezza e intelligenza.
Dopo la sua chiacchierata, regalò ai ragazzi presenti al corso un’anteprima del suo disco in uscita. In un mini concerto voce e chitarra che entusiasmò tutti.
Ricordo con piacere che Alberto chiese ai partecipanti di provare a modificare una frase di una sua canzone, che avrebbe voluto cantare diversamente nei live. Coinvolgendo tutti in una prova di songwriting, e dimostrando un’empatia naturale con il pubblico.
Per la nostra intervista Alberto mi accoglie in una pausa delle registrazioni del suo nuovo progetto discografico, che uscirà a breve, celebrando i 12 anni dall’uscita del suo primo album.
La prima domanda è suggerita dal background dell’incontro.
Le chitarre sono uno degli elementi immancabili del tuo sound: quali utilizzi?
«Prevalentemente per me Gibson, ma in realtà molti miei dischi si avvalgono di collaborazioni preziose. Dove ognuno ha portato un po’ del suo suono al progetto».
Com’è nato Bianco cantautore?
«Per caso. Suonavo in una band punk, ma per me scrivevo brani più riflessivi, che facevo ascoltare solo a pochi amici e amiche. Una di queste, Alice, mi invitò ad esibirmi nel locale dove lavorava. Era “Giancarlo” dei Murazzi, un punto di riferimento storico della movida e della musica torinese.
Con la collaborazione del suo ragazzo, Dade, incidemmo con mezzi di fortuna le prime tracce di quello che con la fondazione della INRI, famosa etichetta indipendente torinese, sarebbe diventato inaspettatamente il mio primo Album, “Nostalgina”.
Il disco conteneva il singolo “Mela”, che mi portò fortuna. Da lì iniziò il mio viaggio artistico».
L’Alberto bambino come si immaginava da grande?
«Musicista. Ma un po’ ribelle. Come Johs Homme, chitarrista dei Queens of The Stones Age».
Chi è Bianco oggi?
«Un musicista che è riuscito a mantenere il suo sogno. Ho una famiglia molto bella e un lavoro che mi permette di continuare a suonare, conoscere persone, viaggiare e sperimentare».
Sei anche autore per altri artisti. Quando lavori con voci come quella di Giorgia o Levante, come trovi il giusto equilibrio tra le loro interpretazioni e il bisogno di mantenere quella fragilità che rende i tuoi brani così personali?
«Sono stato fortunato perché tutti gli artisti per cui ho scritto hanno scelto di prendere canzoni che appartenevano al mio repertorio. Di “cantare il mondo di Bianco”. Non ho dovuto cambiare per adattarmi al loro stile».
Anche con Giorgia, lontana dal tuo approccio indie?
«Sì. Infatti “Parole dette male” pur avendo elementi pop non è una canzone puramente sanremese e “Chiamami tu” (presente nel re pack del pluripremiato album Oronero, NDR) è stata scritta e poi solo in seguito presentata a Giorgia».


Sei stato il produttore di Levante, una delle artiste italiane più moderne, famose e interessanti.
«Claudia è una interprete raffinata e una autrice bravissima. Agli inizi della sua carriera, con una serie di amici musicisti – Daniele Celona, Alessio Sanfilippo, Claudio De Marco, Federico Puttilli, Gianluca Senatore – per la realizzazione del suo album d ‘esordio, abbiamo semplicemente messo a disposizione il nostro suono per dare vita a quell’ universo sonoro che doveva ancora raggiungere la piena maturità e diventare il suo stile definito. Oggi conosciuto e apprezzato da tutti».
Qual è il tuo metodo di scrittura?
«Testi e musica di una canzone nascono contemporaneamente. Non amo la tecnica dei testi provvisori o del finto inglese. Scrivere di cose che in qualche modo mi emozionano è la chiave di lettura per tutto quello che creo. Mi piacerebbe che le mie canzoni fossero la colonna sonora di qualche momento della vita delle persone che mi seguono».
C’è qualche collega autore che ammiri?
«Credo che Davide Petrella abbia dimostrato di essere un ottimo autore, perfettamente in linea con i gusti del pubblico di oggi e capace di confrontarsi con generi e artisti diversi».
Concordo. Mi permetto di condividere però con te il pensiero che alcuni tuoi brani hanno quella bellezza fuori dalle mode che li rende eterni. Che – tralasciando il vile aspetto del denaro – non cambierei con nessun brano usa e getta del mainstream moderno.
«La tua osservazione naturalmente mi fa piacere. Probabilmente la mia esigenza primaria è condividere il mio mondo. Che parla di amore, amicizie, piccole storie. Enfatizzano gli aspetti emotivi dell’esistere.
Agli inizi della mia carriera qualcuno parlava di canzoni “oneste”, per elogiare i miei album. Credo di aver mantenuto la stessa sincerità nella scrittura. Di non aver mai inseguito mode e consensi».
Un repertorio di piccoli gioielli impreziositi inoltre dalla tua firma sonora, artigianale e ricercata, a cui ci hai sempre abituati.
«Ho la fortuna di suonare con musicisti bravissimi. Il contatto con altre persone che suonano è per me fondamentale. Per scambiarsi sguardi e pensieri, oltre i modi diversi di “sentire” la musica».
Un tipo di suono che è stato scelto anche da Niccolò Fabi, con cui hai fatto due tour. Come è cambiato il tuo modo di vedere il mondo della musica dopo questa esperienza.
«Il mondo artistico di Niccolò appartiene ad una dimensione molto più importante della mia. Altre location, palchi molto più grandi, centinaia di tecnici dietro le quinte. Suonare con lui è stata un’esperienza incredibile, perché i suoi concerti richiamano migliaia di persone. Niccolò è un artista che cura i dettagli e sa quali sono le suggestioni che il suo concerto deve evocare. Poter imparare dalla sua visione artistica e ricevere una piccolissima parte dell’affetto del suo pubblico è stato emozionante».
Niccolò ha condiviso con te alcuni dei tuoi brani sul palco.
«Sì. Ad ogni concerto lasciava che cantassi “Mela” e “Filo d’Erba”. Eseguivamo poi insieme un mix della sua “Una buona idea” e della mia “Aeroplano”. Un gesto di stima e affetto davvero notevole per un artista così importante. Che ne accresce la sua grandezza, come uomo e come artista».
I concerti continueranno ad avere una priorità nei tuoi progetti futuri.
«Amo, come se fosse una polaroid, fermare quel preciso momento sonoro in una canzone, in un disco. Ma, parallelamente, la mia concezione della musica è legata in modo indissolubile al palco. Agli sguardi, ai sorrisi, al contatto con il pubblico. Alle chiacchierate durante i viaggi e le birre intorno un tavolino a fine concerto. Non riesco a immaginarmi senza queste cose».
Credo che il tuo ultimo album ” Certo che sto bene” sia una bellissima collezione di quelle “polaroid” di cui parlavi. Ci sono tante sfumature del tuo mondo artistico. Una prova matura, un disco completo.
«È un’istantanea del presente. L’album contiene un certo tipo di songwriting pop, le collaborazioni con artisti come Dente, Margherita Vicario e Federico Dragogna, la supervisione tecnica di Taketo Gohara.
Anche il fatto sia stato registrato in presa diretta a Formentera, tra i colori del mediterraneo, lo rendono in qualche modo speciale.
Un album vissuto sulla pelle, dove convivono e convergono il Bianco adolescente e l’uomo di oggi. E tutte le persone che hanno contribuito ai miei precedenti progetti, fatto parte in qualche modo della mia vita.
Elementi caleidoscopici che ne fanno un disco sospeso tra leggerezza e ribellione. Leggerezza perché c’è ancora voglia di divertirsi. Ribellione perché cerca di allontanarsi, con una presa di coscienza, da quel senso di malinconia che sembra permeare questi tempi».


L’universo di Bianco è quello di un artista capace di oscillare tra la leggerezza e la profondità, tra la vita quotidiana e le grandi domande esistenziali. Con la sua musica, invita l’ascoltatore a fermarsi un attimo, a guardare il cielo, e a trovare bellezza anche negli spazi più semplici.
E in quel silenzio contemplativo – tra una stella e una parola – ci ricorda che, a volte, guardare per aria è la cosa più importante da fare.
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