Lighea: la sirena dalla voce bellissima e dall’anima di cristallo

Nella mitologia greca, Lighea era una sirena dalla voce bellissima. Un nome d’arte perfetto per Tania Moltelpare, una delle voci più belle che il panorama della musica italiana abbia mai avuto. Cantante, attrice, vocal coach, autrice, soul trainer.

Nel corso della sua carriera ha solcato e raccolto vittorie su palchi prestigiosi come Castrocaro, Sanremo Giovani, Festival di Sanremo, Festivalbar. Palcoscenici che in un secondo tempo della sua vita ha deciso di abbandonare per dedicarsi all’insegnamento. Riservando oggi, nel suo metodo, particolare attenzione a temi ricercati come l’Art counseling, l’arte utilizzata come terapia, o poco conosciuti come lo Stagefright, la paura di salire su un palco.

lighe in primo piano

Tania e il fantasma del palcoscenico

Pensiamo sempre agli artisti famosi come a persone fortunate. Dalle vite meravigliose, così lontane dalle nostre.

In realtà anche il loro mondo è popolato da fragilità, che a volte non immaginiamo.

Come la paura di salire su un palco. Che gli americani chiamano Stagefright. Il “fantasma del palcoscenico”, descritto da molti personaggi pubblici.

Che ha nomi e sensazioni che appartengono alla vita di tutti noi. Timidezza, senso di vulnerabilità, agitazione, paura del giudizio altrui, timore di sbagliare, mancanza di fiducia, blocco mentale, ansia da prestazioni.

E a raccontarci le loro esperienze su questo tema sono stati nel tempo artisti che, per i loro immensi talenti, facciamo fatica a concepire in qualche modo vulnerabili dal contatto con il pubblico:

Mariah Carey, Ornella Vanoni, Gianna Nannini, Luciano Ligabue. Andrés Segovia, Glenn Gould, Vladimir Horowitz, Demi Lovato, Andrea Bocelli, Rihanna, Katy Perry, Taylor Swift, Ariana Grande, Bob Dylan, Brian Wilson, David Bowie. Fiorello, Daniel Day Lewis, Ella Fitzgerald, Enrico Caruso, Mel Gipson.

Anche una leggenda come Barbra Streisand. Che dopo aver dimenticato il testo di una canzone, di fronte a centomila persone in Central Park, si rifiutò di cantare in pubblico per 27 anni.

O la pluripremiata artista britannica Adele. Che ha confessato di essere fuggita da una uscita d’emergenza, per la troppa tensione, prima di un concerto.

Secondo la diva del cinema Sarah Bernhardt, musa di D’Annunzio, “Ci si strazia di paura proprio perché si ha talento”. E all’ospite di questa settimana il talento certo non manca.

Ma anche lei ha condiviso con il suo pubblico un’esperienza di disagio legata alla professione pubblica di interprete. Che l’ha indotta, all’apice della sua carriera, ad abbandonare i grandi palchi per dedicarsi ad attività musicali meno esposte mediaticamente e più vicine alla sua indole.

Su Masterclass, la rubrica di Zetatielle Magazine dedicata alle eccellenze della musica italiana, abbiamo il piacere di ospitare il pensiero e la storia di Tania Moltelpare.

In arte Lighea. La voce di una sirena mitologica. E una delicata anima di cristallo.

Lighea

Nel 1993, giovanissima, sotto la direzione artistica del suo manager storico Nazzareno Nazziconi, vInce il Festival di Castrocaro e Sanremo Giovani.

Due vittorie importanti che la consacrano come una delle nuove promesse della scena musicale italiana.

L’anno seguente partecipa al Festival di Sanremo nella categoria Nuove Proposte e pubblica il suo album di debutto, “Non siamo eroi”, che sarà accompagnato da un tour.

Conquista definitivamente l’affetto del pubblico e conferma il suo status di grande interprete con “Rivoglio la mia vita“. Un successo che la riporta a Sanremo nella sezione Campioni, e trascina tra i Top 10 delle classifiche italiane, il suo secondo album “Lighea“.

L’estate seguente incanta sul palco della finalissima del Festivalbar, con il brano “Le cose che non riusciamo a terminare mai”.

Nel 1996, pubblica il suo terzo album, “Impara a dire no”. Consolidando anche la sua veste di autrice.

Collabora con grandi nomi della musica italiana come Eugenio Finardi, con cui interpreta l’’album che funge da colonna sonora del celebre cartone animato “Principessa Sissi.

Con Gaetano Curreri leader degli Stadio, lavora a nuovi singoli, e con Fausto Leali realizza la famosa sigla della fortunata serie Mediaset “Dio vede e provvede”.

tania montelpare in un collage di immagini

La seconda vita artistica

Dopo il susseguirsi di successi, si allontana dal frenetico mondo della discografia e si avvicina al teatro musicale.

Un ambiente lontano dai riflettori mediatici, dove può esprimersi con più naturalezza. Interpreta ruoli principali in “Joseph e la strabiliante tunica dei sogni in technicolor” – scritto da Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, autori di musical come Jesus Christ Superstar ed Evita- e prosegue l’esperienza con “Notte magica” e “Cleopatra”.

Pubblica con il suo quarto album di inediti, intitolato semplicemente “Tania” e scrive e interpreta lo spettacolo “Il cuore in bocca”, che affronta il delicato tema della violenza.

Trainati dal singolo “Miele e veleno“, i tour teatrali, i cui fondi ricavati sosterranno i centri antiviolenza d’Italia, la impegneranno fino alla realizzazione del suo attuale ultimo lavoro discografico.

“Temeraria”, un album raffinato, che contiene inediti firmati da lei e rivisitazioni dei suoi successi più amati dal pubblico.

Utilizza, per il booklet dell’album, opere grafiche realizzate da studenti d’arte e appassionati di disegno e pittura. Sottolineando così l’importanza della connessione e della comunicazione nell’ambito artistico. E ponendo i primi passi, iniziati con lo spettacolo teatrale, per mettere la propria arte al servizio di cause sociali e solidali.

Collabora al progetto “Storie dei 5 elementi”, favole scritte da Elena Torre & Anna Marani. In allegato al libro un cd con la sua voce e quella di Fiorello, Aldo Giovanni e Giacomo, Neri Marcorè, Elisa e tanti altri, per la lettura dei racconti. Il ricavato va in beneficenza a due progetti speciali: Cuamm Medici con l’Africa per un ospedale pediatrico in Angola e al WWF Italia per campagna Oasi.

Accademia “M’arte” L’arte come cura

Fonda “M’arte”. L’Accademia Multidisciplinare delle Arti e dello Spettacolo.

L’accademia è oggi un importante punto di riferimento culturale del centro Italia. E permette di crescere professionalmente sotto ogni aspetto artistico, senza doversi spostare a Roma o Milano.

Il team è formato da professionisti del campo dello spettacolo, artisti e colleghi. Tra cui Roberto Rossetti, regista, autore, produttore, attore. Con alle spalle ruoli di rilievo nel teatro musicale italiano.

Uno dei punti cardini e innovativi dell’accademia è l’Art counseling.

Una forma di terapia,in cui Lighea si è accademicamente specializzata, che utilizza l’espressione artistica per promuovere la crescita personale, esplorare emozioni, risolvere problemi. E aumentare la consapevolezza di sé.

In un ambiente non giudicante e sotto la supervisione di professionisti, si utilizzano vari mezzi artistici come la pittura, il canto, il disegno, la scultura o la fotografia, per esprimere se stessi e affrontare le sfide personali.

Tania ama definirsi “Soul Trainer”.

E condivide con i giovani interpreti e cantautori dei corsi la sua esperienza di artista famosa. Il suo ruolo si evolve da quello di semplice insegnante, per diventare catalizzatore di caratteri e talento personali. Con il compito più delicato e difficile di smuovere, scuotere gli animi, appassionare e motivare.

Un lavoro che favorisce la presa di coscienza dei meccanismi interiori. Gli stessi che spesso, non educati, portano a quei processi di blocco, d’ansia e di conflitto, che danno vita alle insicurezze che compromettono le ambizioni artistiche.

lighea in primo piano, capelli corti e scuri, indossa un vestito estivo a fiori

Lighea e il progetto Faletti

Ho avuto personalmente il piacere di collaborare con Lighea, in occasione del prestigioso progetto di una canzone dedicata alla memoria del grande e indimenticabile Giorgio Faletti.

Artista poliedrico che nella sua carriera ci ha regalato capolavori letterari come “Io uccido“, canzoni eterne come “Signor tenente“, le simpatiche caricature di Suor Daliso e Vito Catozzo. E interpretazioni cinematografiche peculiari come il serissimo professor Martinelli di “Notte prima degli esami” del regista Fausto Brizzi.

Il progetto della canzone, finalizzato allo scopo benefico di promuovere la Biblioteca Astense dedicata all’artista, partì con il consenso di Massimo Cotto, giornalista e grande amico di Faletti, e della compagna storica di Giorgio, Roberta Bellesini, architetto con la passione per la letteratura.

Che proprio in questi giorni – forte dell’esperienza maturata al fianco dell’artista e marito- ha riportato sulle scene “L’ultimo giorno di sole“. L’opera a cui Faletti era particolarmente legato, e a cui aveva dedicato i suoi ultimi impegni lavorativi.

Nel nostro team di produzione – capitanato dal genio irriverente dell’opinionista, conduttore televisivo e scrittore Maurizio Scandurra – l’onore di avere il maestro dei maestri Maurizio Fabrizio, che aveva scritto la bellissima melodia del brano.

Il sottoscritto si era occupato del testo letterario. E l’orchestrazione era stata affidata al grande maestro Umberto Iervolino.

Una volta definita la parte autorale e di produzione della canzone, ci dedicammo alla difficile ricerca di una voce in grado di eseguire le sofisticate e complesse melodie composte per l’occasione dal Maestro Maurizio Fabrizio.

Compositore tra i più eccelsi, abituato a scrivere per voci fuori dal comune. Del calibro di Mina, Mia Martini, Giorgia, Renato Zero, Lisa, Rossana Casale, Edoardo De Crescenzo, Albano.

Una ricerca assolutamente non semplice. Che cadde su Lighea.

Chiedemmo al suo produttore storico Nazzareno Nazziconi di poterla coinvolgere nel progetto. E nel giro di qualche giorno eravamo tutti nello studio del Maestro Iervolino a Milano, per la registrazione.

Tania ci affascinò con la bellezza della sua interpretazione, ricca di sfumature, e la sua tecnica raffinata. Ma anche con la sua grande professionalità e umiltà. Il suo lavoro fu di altissimo livello.

Il progetto rimase poi imprigionato in labirinti burocratici, come spesso capita ai capolavori. Ma le vie della bellezza sono infinite. E chissà che un giorno questo piccolo gioiello non torni al pubblico, come meriterebbe.

tania montelpare in primo piano col microfono in mano, intenta a cantare

Masterclass: l’intervista a Lighea

Conosco Tania da molti anni, ed è sempre un piacere poter chiacchierare con lei.

Una voce bellissima e potente, brani raffinati e radiofonici, un look e uno stile grintoso, un taglio di capelli modernissimo per quegl’anni. Difficile pensarti intimorita dal palcoscenico. Come hai nel tempo, raccontato.

“In me sono sempre esistite due anime. Tania, delicata e introspettiva, con le sue ferite adolescenziali e la sua voglia di riscatto. E Lighea, ribelle e fiera come un gatto randagio. Il suo alter ego. Diventata la custode delle ferite di Tania per sopravvivenza. In alcuni punti della mia vita una ha prevalso sull’altra”.

E’ vera la storia che ti spinsero letteralmente sul palco, a Sanremo?

“Sì. Rimasi ferma qualche secondo dopo che Pippo Baudo annunciò il mio nome. E qualcuno mi spinse sul palco. Ma una volta lì, lasciai il campo a Lighea. E il pubblico ha subito capito”.

Un Pippo Baudo che ti ammirava molto.

“A lui piacevano la mia grinta e il mio look maschile, spartano. Portavo anfibi e canotta in mezzo a colleghi in abiti lunghi ed eleganti. Amava inoltre le melodie dirette e ariose delle mie canzoni. E mi ha sempre sostenuta con affetto”.

Look studiato?

“No. Avevo naturalmente scelto dei vestiti per l’occasione Sanremese. Ma all’ultimo momento decidemmo che quelli che utilizzavo quotidianamente mi rappresentavano meglio”.

E il tuo nome d’arte, Lighea, da dove arriva?

“È l’intuizione di uno dei miei primi ammiratori.

Alla fine di uno spettacolo venne a trovarmi questo signore gentile e mi disse: “Hai una voce meravigliosa, dovresti chiamarti come la sirena greca”.

Sul momento rimase un originale complimento. Ma quando arrivarono i primi appuntamenti a livello nazionale, capimmo che occorreva un nome semplice. Il mio non lo è, facile sbagliarne la pronuncia. E ci ricordammo di “Lighea”.

Impegni nazionali che portarono a una serie velocissima di successi: Castrocaro, Sanremo Giovani, Sanremo tra i big. Un album in classifica trai i Top 10. Un risultato straordinario per una ragazza giovanissima. Pensi abbia influenzato la tua successiva decisione di allontanarti dai riflettori dello spettacolo?

“Risultati bellissimi e improvvisi. Che ho avuto la fortuna di non dover gestire da sola. Potendo contare sulla grande esperienza professionale e premura del mio produttore Nazzareno Nazziconi.

Ma il reale problema di fondo, quello che ha portato successivamente alla scelta di allontanarmi dai riflettori, è che non mi sono mai riconosciuta nei meccanismi di marketing dell’industria discografica e televisiva. Che ti vogliono lontana dal pubblico. Distante, inaccessibile. Per creare il mito della celebrità.

Sono sempre stata una persona istintiva, che ha bisogno di interagire con le persone intorno a sé. Volevo solo essere me stessa. Ascoltare storie, raccontarmi, interagire. E gli ingranaggi della notorietà non lo permettevano”.

tania montelpare seduta su un divano di pelle scra, vestita di bianco

Da qui la scelta di cambiare direzione.

“Verso il teatro, innanzi tutto. Una dimensione dalla forma di comunicazione più naturale. Dove il contatto con il pubblico è cercato e vissuto.

Poi la scrittura di canzoni. Che mi appartiene da sempre per gli stessi motivi. E di conseguenza le collaborazioni con altri artisti, famosi e no.

Per ultimo, il meraviglioso traguardo dell’Accademia. Formando giovani artisti, lavorando fianco a fianco con loro. Mettendo soprattutto a disposizione la mia esperienza. Vissuta nel bene e nel male in prima persona. Sulla pelle”.

Hai parlato di scrittura. Come autore ho sempre pensato che il tuo repertorio, seppur potente e radiofonico, abbia sempre avuto una ricercatezza stilistica. Molto raffinata, inusuale, originale.

“La miscellanea tra le mie due anime, Tania e Lighea, mi rende una persona semplice e complessa al tempo stesso. Paradigma che ha influenzato il mio modo di pensare e la mia interpretazione del mondo.

Visione che ho riportato nelle mie canzoni. Contaminate da grandi confronti, come Gaetano Curreri e Eugenio Finardi. E arricchite dagli arrangiamenti di maestri quali Umberto Iervolino, Mario Neri, Mario Contento”.

Penso che tu sia stata – per la tua bravura, per la tua grinta, per la tua tecnica vocale – un punto di riferimento per molte giovani artiste.

“La parte più timida di me, la Tania cresciuta nell’insicurezza di essere sempre il Calimero di turno, ti direbbe di no. Ma è una cosa che mi hanno detto in molti, nel tempo. “Lighea ha lasciato un segno”. E non posso che prenderne atto con gioia e gratitudine”.

lighea in primo piano durante un concerto

Hai Laura Pausini tra i tuoi ammiratori.

“In quelle rare volte in cui ci siamo incontrate è sempre stata molto affettuosa”.

Nella tua produzione un brano che ho sempre amato è stato “Le cose che non riusciamo a terminare mai”. Quali sente più vicini a sé, Lighea?

“È sempre difficile decidere. Ma istintivamente dovrei dirti “Ho”, “La goccia d’acqua”, “La casa capovolta”.

Brani molto belli. Resi speciali dal dono della tua voce. Dalla pasta sonora piena di sfaccettature, ma anche molto tecnica e versatile.

“Un dono su cui ho lavorato molto da ragazza, studiando e confrontandomi. E su cui continuo a lavorare. Perché nei miei corsi affrontiamo lo studio della voce anche in termini psicologici.

Da ragazza avevo un range vocale che mi permetteva di arrivare da un Fa basso alle note alte di Re, Mib, anche Fa. Erano la rappresentazione della mia anima agguerrita, che voleva farsi sentire e cambiare il mondo.

Oggi non canterei più così. E quando mi chiedono di interpretare un vecchio brano sono imbarazzata. Perché ho l’impressione di “scimmiottare” me stessa. Non perché non possa fisicamente arrivarci, nell’esecuzione, ma perché sono cambiata. Quindi anche la mia voce è cambiata.

Ha assunto sfumature più basse, più profonde, più complesse. Come se le vicissitudini della vita avessero in qualche modo modificato il tessuto dell’anima e cambiato il mio modo di voler comunicare”.

lighea durante un concerto

Sono le fondamenta dell’Art counseling, che utilizzi in “M’arte”. Com’è nata la tua accademia multidisciplinare?

“Uno dei miei sogni era poter creare una realtà dove non si studiasse solo canto, inteso come impostazione vocale, ma “il mondo del canto” a 360°.

E mi sarebbe piaciuto farlo nei luoghi dove sono cresciuta. Perché conosco le difficoltà di chi vuole intraprendere un percorso professionale e deve spostarsi a Milano, Bologna, Roma, per trovare strutture adeguate. Andando incontro a spese e tempistiche che non tutti possono permettersi.

In accademia curiamo i talenti di ognuno, e li indirizziamo verso i percorsi, professionali o amatoriali – perché si può fare arte anche solo per passione, non dimentichiamolo – più consoni alla propria individualità di artista.

Curare la formazione di giovani artisti che vogliono fare dell’arte del canto la loro professione è naturalmente uno degli obiettivi più complessi su cui lavoriamo.

Un programma che parte da semplici considerazioni, ai quali i ragazzi a volte non sanno nemmeno rispondere – come “Per quale motivo vuoi cantare?” – e prosegue passo dopo passo verso ogni aspetto del mestiere.

Che non è solo saper interpretare una canzone. Ma imparare a stare sul palcoscenico, affrontare le proprie paure, curare la produzione artistica, scrivere e scegliere gli inediti, costruire una immagine univoca e un originale repertorio personalizzato.

Avendo sempre in mente l’obiettivo principale: il nostro benessere interiore. Perché la nostra voce è lo specchio della nostra personalità. Racconta al mondo chi siamo”.

tania montelpare durante un concerto

Quanto c’è in te di Tania e quanto di Lighea, oggi?

“Convivono. Come è giusto che sia. D’altronde ho lavorato tutta la vita per somigliare a me stessa. Oggi, quando mi guardo allo specchio, vedo la parte migliore di entrambe”.

Io penso che l’attuale situazione musicale in Italia, che ci distrae con numeri, luccichii e falsi miti – e intanto crea e brucia a velocità industriali giovani e validi artisti nelle macchine televisive – avrebbe davvero bisogno del pensiero equilibrato di una artista come Lighea.

E della rara bellezza della sua voce.

Per ricordarci che la musica, e le arti, dovrebbero essere, innanzi tutto, emozioni.

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Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano