Per la rubrica “33 giri di ricordi”, una delle pietre miliari della musica degli anni ‘80 e, in generale, della storia della musica: “Born in the U.S.A.”” di Bruce Springsteen, che il 4 giugno scorso ha compiuto 40 anni.
1984
Mosca, 9 febbraio, muore il segretario del PCUS Jurij Andropov.
Roma: Bettino Craxi (Presidente del Consiglio) e il Cardinale Agostino Casaroli, siglano l’Accordo di Villa Madama, nuovo Concordato tra Italia e Santa Sede. La religione cattolica non è più considerata religione di Stato.
Umbria: un terremoto, con epicentro tra Gubbio e Valfabbica, colpisce la regione umbra e le confinanti Marche. L’entità del danno economico supera i 40 miliardi di lire.
Padova, 7 giugno: durante un comizio per le elezioni europee, il segretario del PCI, Enrico Berlinguer, viene colpito da emorragia cerebrale: morirà l’11 giugno. Ai suoi funerali, il 13 giugno, a Roma, partecipano due milioni di persone.
Vicchio (FI): Claudio Stefanacci e Pia Rontini, due fidanzati di 21 e 18 anni, vengono uccisi a colpi di pistola, dopo essersi appartati in auto, in cerca di intimità. È il settimo duplice omicidio del cosiddetto Mostro di Firenze.
La Juventus è Campione d’Italia per la ventunesima volta, capocannoniere del torneo Marco Pacione (Atalanta) con 21 reti.
Al Bano e Romina Power vincono la 34° edizione del Festival di Sanremo, con “Ci sarà”.
Greetings from Asbury Park, N.J.
Inizio estate 1979: sono maggiorenne da poco e ho finito la IV liceo scientifico. Frequento una scuola gestita da religiosi (su scelta non mia, ma dei miei), studio il minimo indispensabile, e divido il tempo libero fra musica (trasmetto per radio e suono in cantina la batteria coi miei amici per sempre), sport (basket) e… (ve lo lascio immaginare).
Stendendo un velo pietoso sul rendimento scolastico, nello sport me la cavo abbastanza bene ed è per questo che riesco ad aggregarmi alla vacanza-studio che i “padri” hanno organizzato con i loro confratelli d’America.
Si, l’America, quella lontana, dall’altra parte della luna: un sogno che si realizza. Non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori per avermi permesso di partecipare a quel sogno, perché so bene quanti sacrifici fecero per mandarmici.
Per farla breve: una cittadina medio grande nel New Jersey, il classico college con annesso campus, sport (parecchio), studio (il minimo sindacale) e… (continuo a lasciarvi immaginare).
Scoprimmo, io e i miei compagni di avventura che gli “happy days”, le confraternite e quant’altro fa parte dell’American Dream, esistevano davvero. E vi posso assicurare che il film “Porkys”, uscito nel 1981, non era così esagerato, anzi.
Scoprii anche i cantautori “east coast”, Bob Seger e Huey Lewis, ad esempio, ma soprattutto mi colpì quello che era il local hero, da noi semi sconosciuto. Un ragazzo di lontane origini italiane, di Asbury Park: Bruce Springsteen.
Tornai a casa con la valigia piena di dischi, soprattutto i suoi primi quattro: “Greetings from Asbury Park, N.J.”, “The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle”, “Born to Run” e “Darkness on the Edge of Town”.
Il resto è storia.
Working Class Hero
Dopo aver pubblicato, nel 1980 “The river” e “Nebraska” nel 1982, che lo impongono definitamente come star internazionale, nel 1984, Bruce Springsteen pubblica uno degli album più iconici e influenti della sua carriera: “Born in the U.S.A.”
Questo disco non solo consolida la sua posizione come uno dei più grandi cantautori americani, ma diviene anche un simbolo della cultura pop degli anni ’80, grazie alla sua fusione di rock e temi sociali.
Con le sue melodie accattivanti e i testi provocatori, “Born in the U.S.A.” esplora le complessità dell’identità americana in un periodo di turbolenza economica e politica. Gli anni dell’edonismo reganiano.
Il cantautore del New Jersey riflette profondamente sul ruolo dell’America nel mondo e sulla condizione della classe operaia nel paese: temi che emergono chiaramente nel titolo dell’album e nella traccia principale.
Il disco è prodotto in gran parte con la E Street Band, che contribuisce a creare un suono potente e riconoscibile, caratterizzato da sintetizzatori, chitarre incisive e ritmi incalzanti.
Born in te U.S.A.
La title-track è spesso fraintesa come un inno patriottico, ma un’analisi più attenta rivela una critica acuta delle condizioni dei veterani di guerra e della società americana.
Il ritornello esplosivo e il ritmo martellante contrastano con il testo doloroso e profondo che raccontano la storia di un reduce del Vietnam che lotta per trovare il suo posto in un paese che sembra averlo dimenticato. Le stesse cose praticamente raccontate da “Rambo” già nel 1982, il primo film, unico ed inimitabile di quella che diventerà una saga.
Altre canzoni come “Glory Days“, “Dancing in the Dark” e “My Hometown” esplorano temi di nostalgia, disillusione e speranza.
“Glory Days” è un riflesso ironico sui ricordi del passato e sul passare del tempo, mentre “Dancing in the Dark” affronta il desiderio di cambiamento e la frustrazione personale.
“My Hometown” conclude l’album con una nota malinconica, riflettendo sulle trasformazioni e sulle difficoltà delle città americane.
“Born in the U.S.A.” è stato un successo commerciale straordinario: ha raggiunto il numero uno delle classifiche in diversi paesi e ha venduto oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo. L’album ha generato sette singoli entrati nella Top 10 degli Stati Uniti: un risultato notevole che sottolinea la sua vasta popolarità.
Il successo dell’album non è stato comunque solo commerciale: “Born in the U.S.A.” ha ricevuto anche ampi consensi dalla critica, che all’epoca lodò la capacità di Springsteen di coniugare commento sociale e accessibilità musicale.
Human touch
“Born in the U.S.A.” rimane un caposaldo nella discografia di Bruce Springsteen e nella storia della musica rock. Il suo impatto culturale si estende oltre le classifiche musicali, influenzando film, letteratura e altre forme d’arte. Le canzoni dell’album continuano ad essere suonate e amate da generazioni di fan, e i temi affrontati restano rilevanti anche decenni dopo la sua pubblicazione.
Bruce Springsteen, con questo album, è riuscito a catturare l’essenza di un’epoca e a trasformarla in un’esperienza musicale universale, dimostrando ancora una volta la sua capacità di parlare al cuore della gente attraverso la sua musica.
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