Carceri in Piemonte: proteste e violenza, servono interventi urgenti

Prosegue inarrestabile la spirale di violenza nelle carceri italiane, dove non passa giorno in cui non si registrino da un lato gli episodi di proteste e di violenza da parte dei detenuti, e dall’altro le richieste di urgenti provvedimenti da parte dei rappresentati sindacali SAPPE della Polizia Penitenziaria.

Cambiano governi, Ministri della Giustizia e Capi del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma non cambia l’indifferenza verso le violenze che quotidianamente subisce la Polizia Penitenziaria. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. Ma sembra che a nessuno freghi nulla”. “Importante e urgente è invece prevedere un nuovo modello custodiale. Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità”.

Questa è solo una delle tante dichiarazioni che Donato Capece, segretario generale del SAPPE, ha rilasciato solo negli ultimi sei mesi.

In questo periodo, la sua attività si sta svolgendo prevalentemente in Piemonte, dove la situazione è davvero critica. Proteste e violenza dei detenuti sono all’ordine del giorno, in un contesto penitenziario che vede una difficile gestione dovuta alla mancanza di organico del personale e di adeguati dispositivi di protezione e di difesa. In alcuni carceri manca addirittura il vestiario. A questo si aggiungono le condizioni degradate delle case circondariali.

La grave situazione delle carceri in Piemonte

Sono stato e torno volentieri in Piemonte per verificare le condizioni di lavoro dei poliziotti”, spiega Donato Capece. “Da tempo, gli appartenenti al Corpo si trovano in una notevole situazione di disagio a causa della carenza di organico in tutti i settori, della mancanza di vestiario, delle difficoltà di assicurare una costante manutenzione delle strutture: la Polizia Penitenziaria tiene duro, nonostante le mille difficoltà. Ed è grave che latitano gli interventi per porre rimedio a tutte le criticità del Piemonte penitenziario che il SAPPE denuncia da mesi. Avremmo anche bisogno di maggiore collaborazione di alcuni direttori nelle relazioni sindacali e nel rispetto degli accordi sottoscritti, soprattutto nei penitenziari di maggiore importanza. Ma è assurdo che una Regione grande come quella del Piemonte non abbia, in ogni istituto, un direttore titolare in ogni carcere ed un funzionario di Polizia Penitenziaria a comando dei Reparti di Polizia”.

“Ogni giorno nelle carceri piemontesi succede qualcosa ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre”, continua Capece.

Il SAPPE denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene. Ma serve anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam”.

Da settembre, il segretario generale è in visita alle carceri piemontesi per verificarne lo “stato di salute”. Da mesi porta avanti l’impegno preso per verificare le condizioni di lavoro dei poliziotti in servizio nei penitenziari piemontesi. Capece, accompagnato dai dirigenti sindacali regionali, sta verificando l’effettivo stato di disagio causato anche e soprattutto dalla carenza di organico in tutti i ruoli nonché per la mancanza di vestiario, a cui si continuano a sommare gli eventi critici commessi da detenuti con patologie di natura psichiatrica. A questi si sommano i ripetuti episodi di proteste e violenza tra detenuti e nei confronti del personale penitenziario.

Celle igienicamente inadeguate e docce malfunzionanti

Le condizioni in cui lavora la Polizia Penitenziaria rispecchiano esattamente lo stato e il degrado delle carceri stesse. Fatiscenti edifici di vecchia costruzione, con carenti lavori di manutenzione e di ammodernamento, non sono in grado di accogliere il gran numero di carcerati che invece abitano le case circondariali. Ovunque, in Piemonte, si riscontrano condizioni di decadenza degli immobili che necessitano urgentemente di lavori di ristrutturazione.

A Vercelli, i detenuti hanno messo in atto una violenta protesta per le precarie condizioni delle celle.

A dicembre, la protesta ha interessato una parte dei ristretti del secondo piano, lato E. Mario Corvino, vicesegretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, spiega l’accaduto:“All’ora di rientro dei detenuti dalle celle, in molti si sono rifiutati di rientrare lamentando le pessime condizioni delle celle e del piano. Pareti e soffitti con muffa, ragnatele, finestre che non si chiudono regolarmente e quindi lasciano entrare spifferi glaciali, locale docce con difficoltà di smaltimento acqua e quindi con un ristagno pericoloso“.

Il racconto del vicesegretario regionale sembra surreale e appartenere a racconti tipici delle carceri sudamericane. Invece è tutto vero ed è la fotografia di quanto accande nel nostro moderno Paese, in un contesto di benessere e di emancipazione squisitamente occidentale.

La situazione è stata sempre sotto il controllo della Polizia Penitenziaria, anche se la tensione è stata sempre più crescente ma gestita al meglio dal Sottufficiale di Sorveglianza generale. Nella tarda serata, poi, una parte di detenuti è comunque rientrata nelle proprie celle ma altri hanno proseguito nella protesta, che ha poi portato alla decisione di spostare i detenuti in un’area più confortevole della sezione. Io credo che la Polizia Penitenziaria di Vercelli, che ha pure dimostrato grande professionalità e senso del dovere, non debba pagare le tensioni legate ad una situazione di interventi di edilizia penitenziaria urgenti e non più rinviabili, ma nemmeno deve essere messa nelle condizioni di vivere situazioni di alta tensione sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine per i ricatti di alcuni ristretti violenti che evidentemente pensano di stare in un albergo e non in un carcere”.

polizia penitenziaria e carceri piemontesi - nella foto il segretario del Sappegenerale del SAPPE Donato Capece,  veste un completo di giacca blu, camicia grigia cravatta blu,
Donato Capece, segretario generale del SAPPE

Investire su edilizia penitenziaria e definire “regole di ingaggio”

Donato Capece contesta la scelta del Governo che, nella legge di Bilancio, ha previsto il taglio di 36 milioni di euro per i prossimi tre anni per l’amministrazione delle carceri italiane“Una scelta senza senso, paradossale se si considera lo stato di emergenza vissuto che vivono le carceri: da inizio anno, 80 detenuti si sono tolti la vita, la cifra più alta nella storia repubblicana. Oltre mille sono stati i tentativi di suicidio sventati grazie all’intervento degli agenti di polizia penitenziaria. E servono decine e decine di milioni di interventi per l’edilizia penitenziaria, come dimostrano le ragioni a base della protesta avvenuta nel carcere di Vercelli.

Altro che, come il Premier Meloni e tutti gli esponenti del centrodestra hanno sempre detto, porre l’emergenza carceraria tra le “priorità” dell’azione dell’esecutivo: la legge di Bilancio sembra cancellare in un colpo solo tutti i buoni propositi e per questi auspichiamo che in sede di Parlamento quei tagli verranno soppressi”.

Ci vogliono cambiamenti

“Ma a nostro avviso”, continua Capece, “c’è grande bisogno di cambiamenti, c’è grande bisogno di aria nuova al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dove negli ultimi anni la classe dirigente ha fallito con scelte gestionali discutibili e pericolose come ad esempio l’introduzione e il mantenimento della vigilanza dinamica dei detenuti, che è alla base dell’altissimo numero di eventi critici che accadono ogni giorno nelle Sezioni detentive, il depotenziamento del Corpo di polizia penitenziaria, sotto organico di 4mila unità, i cui appartenenti sono stati lasciati da soli e senza mezzi a fronteggiare l’inaccettabile violenza di una parte consistente di ristretti, a cui sono state chiuse Centrali Operative, Basi Navali, Provveditorati regionali e altri Uffici operativi sul territorio e ancora senza chiare ‘regole di ingaggio’ e di una efficace organizzazione del lavoro”, conclude Capece

Il SAPPE si rivolge quindi “al Guardasigilli Carlo Nordio di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari di Vercelli, di tutto il Piemonte e dell’intero Paese. Servono interventi concreti, non i tagli ipotizzati in Finanziaria per il sistema carcere”.

Ci vogliono più agenti!

A Ivrea, carcere con una capienza regolamentare di 194 posti, erano presenti lo scorso 31 agosto 238 detenuti (75 gli stranieri) mentre a Vercelli erano 274 (132 gli stranieri) rispetto ad una capienza di poco superiore a 200 posti. L’organico di Polizia Penitenziaria previsto a Ivrea è 182 unità (ma sono 165 gli Agenti effettivamente presenti): 165 i poliziotti presenti anche a Vercelli, dove però dovrebbero essere 199.

Nei primi sei mesi del 2022, si sono contati diversi eventi critici: atti di autolesionismo (10 a Ivrea e 25 a Vercelli), un decesso e 3 tentati suicidi a Ivrea mentre un detenuto è stato salvato in tempo dagli uomini della Polizia Penitenziaria mentre tentava di togliersi la vita in cella. Molte sono state le colluttazioni a Vercelli (44), dove si è contato anche un ferimento: più contenute quelle ad Ivrea, dove se ne sono registrate 10.

Anche a Vercelli la situazione è critica.

Il vice segretario regionale SAPPE per il Piemonte Mario Corvino dichiara:“la situazione interna al carcere è diventata invivibile. Gli Agenti di Polizia Penitenziaria protestano per la mancanza di personale, una organizzazione dei servizi assolutamente fallimentari e fatiscente ma soprattutto per una situazione di precaria sicurezza individuale per chi lavora in prima linea nelle sezioni detentiva e, più in generale, del carcere stesso”.

Corvino racconta che, in occasione di una movimentata perquisizione nel carcere, gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno infatti esaminato e perquisito ogni anfratto delle Sezioni detentive del carcere trovando in una cella diverso materiale, anche pericoloso, ovviamente non consentito.

Parliamo di alcuni rudimentali coltelli e di altri oggetti atti ad offendere, un grande accumulo di tabacco e sigarette, un bidone di frutta macerata per fare artigianalmente la grappa in cella e medicinali di vario genere. Alle contestazioni del personale di Polizia Penitenziaria hanno fatto seguito momenti di grande tensione, con i detenuti che hanno iniziato a insultare e minacciare gli Agenti e l’altro personale, cercando lo scontro fisico e gettando a terra proprio il bidone con l’intruglio di frutta macerata ed il liquido macerato. Si è vissuta una situazione di altissima tensione, per fortuna gestita al meglio dall’Ispettore di servizio e da tutto il personale che sono riusciti a mantenere la calma e la lucidità per continuare ad esercitare le proprie funzioni”.

Urge un’ispezione ministeriale

Corvino rammenta che da mesi il SAPPE chiede, inascoltato, un’ispezione ministeriale in carcere per verificare le molte anomalie che si registrano sistematicamente, con conseguente inasprimento della tensione nella Casa Circondariale di Vercelli. “Ed è grave che non sia stata fatta, questa ispezione, perché avrebbe accertato la fondatezza delle lamentele sindacali. Ormai a Vercelli il carcere è allo sbando e per questo torniamo a chiedere pubblicamente che chi di dovere tenga in considerazione le criticità di un Istituto che non è più in condizione di gestire le troppe tipologie di detenuti, con una presenza di soggetti dalla personalità particolarmente violenta, senza alcuna possibilità di diversa collocazione all’interno dell’Istituto. E mi sembra palese ed evidente che sia giunta l’ora di avvicendare il Comandante del Reparto di Polizia Penitenziaria, che non riesce a fare fronte alle costanti e quotidiane criticità ed evidentemente non ha adeguati stimoli professionali”.

“La situazione delle carceri piemontesi è a livelli allarmanti

Sostiene Santilli: “non si vedono quei provvedimenti correttivi che il SAPPE sollecita da anni nell’indifferenza generale, anche in relazione al fatto che mancano i funzionari ed i dirigenti di Polizia al comando dei reparti ed i sottufficiali pressochè in quasi tutte le sedi. Quel che è accaduto nel carcere di Vercelli e le conseguenze derivanti  hanno portato alla luce una volta di più le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”. 

Santilli evidenzia ancora che le carceri del Piemonte stanno vivendo ormai da tempo momenti di grande difficoltà nella gestione dei detenuti. Sono continue le aggressioni al Personale che si verificano senza che vi sia un intervento da parte degli organi superiori. La gestione e movimentazione dei detenuti protagonisti di aggressioni ci lascia alquanto perplessi, in quanto non sempre vengono applicate repentinamente le normative ministeriali che prevedono il trasferimento immediato del detenuto che si rende protagonista di aggressioni nei confronti del personale”.

Le aggressioni

Ormai non si contano più. Le aggressioni ai danni della polizia penitenziaria sono sempre più violente e non c’è carcere piemontese che non registri almeno un episodio al giorno.

Capece ricorda che da mesi  “il SAPPE aveva preannunciato lo stato di agitazione del Personale per l’assenza di provvedimenti che contrastino le continue violenze in carcere e le aggressioni alle donne e agli uomini in divisa. Riteniamo che la grave situazione in cui versano le carceri italiane imponga un’inversione di marcia da parte del vertice politico e amministrativo del Ministero della Giustizia e più in generale del governo. Il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria poco e nulla hanno fatto per porre soluzione alle troppe problematiche che caratterizzano la quotidianità professionale dei poliziotti penitenziari: ma non si può continuare a tergiversare! Non si perde altro prezioso tempo nel non mettere in atto immediate strategie di contrasto del disagio che vivono gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria è irresponsabile”.

I bollettini che arrivano sono a dir poco allarmanti. Eccone alcuni documentati dal SAPPE.

Alba

AGGRESSIONE NEL CARCERE: LITE TRA DETENUTI E POI UNO FERISCE COMANDANTE POLIZIA PENITENZIARIA 

Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, racconta quanto avvenuto nel carcere di Alba: “Tre internati (2 italiani e un tunisino) si sono azzuffati tra loro. Prontamente intervenuto, il personale di Polizia Penitenziaria ha riportato la calma. Due ore dopo, quando è stato il momento di chiudere le celle, alcuni detenuti si sono rifiutati di rientrare in cella con l’intento di andare a colpire il medesimo  ristretto tunisino. Sono subito intervenuti gli Agenti che, con il Comandante di Reparto, sono riusciti ad evitare il pestaggio, ma nelle fasi più concitate dell’evento critico il Comandante  è stato fortemente strattonato. La situazione è insostenibile“.

Torino

DETENUTI CONTESTANO TRASFERIMENTI. FERRO E FUOCO NELLE CELLE, POLIZIOTTI FERITI. SAPPE: ORA BASTA!

Mattinata di follia nel carcere di Torino per la folle protesta di un gruppo di detenuti che hanno dato vita ad una violenta protesta dopo avere saputo di un loro trasferimento in altre sedi. E protesta con veemenza la Polizia Penitenziaria, per una situazione esplosiva che era stata annunciata da mesi ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto.

Ricostruisce l’accaduto Vicente Santilli: “Si è vissuta nel carcere di Torino una situazione di altissima tensione. Intorno alle 9 una decina di detenuti, preso atto del loro trasferimento presso altri istituti penitenziari, hanno dato vita a una forte protesta sfociata in atti di autolesionismo e danni celle (incendio, distruzione neon e suppellettili, etc). Nella fase di esecuzione delle disposizioni di trasferimento, un ispettore e due agenti sono stati aggrediti riportando traumi e contusioni, poi giudicate guaribili dai 10 ai 5 giorni. Si tratta di eventi violenti conseguenza della grave situazione penitenziaria già ampiamente annunciata dal SAPPE, aggravata anche dalla mancanza di personale di Polizia nel carcere torinese”. 

detenuti e carceri piemontesi - nella foto il segretario del Sappe piemonte Vincenzo Santilli, veste un completo di giacca blu, camicia bianca cravatta blu, tiene in maano una targa di riconoscimento
Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte

Novara

VIOLENZA CHOC NEL CARCERE: BRUTALE AGGRESSIONE A UN POLIZIOTTO DA PARTE DI UN DETENUTO AL REGIME DEL 41BIS

L’ultimo grave evento è accaduto, come riporta il segretario regionale per il Piemonte, nella Casa circondariale di Novara: “Continuano le aggressioni da parte dei detenuti nei confronti della Polizia Penitenziaria in Piemonte. Questa volta è il personale in servizio a Novara ad aver vissuto una giornata da incubo, con l’aggressione di un detenuto sottoposto al regime detentivo del 41 bis verso un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria. Il ristretto ha infatti proditoriamente colpito l’Agente con un pugno al viso, tanto da rendersi necessarie le cure dei sanitari e diversi giorni di prognosi. Queste sono situazioni che destabilizzano l’ordine, la sicurezza e la serenità del personale di Polizia operante. Pertanto, considerato quanto previsto dal protocollo in vigore, si rende indispensabile disporre il trasferimento degli aggressori in altro istituto penitenziario”.

Biella

VIOLENZA CHOC NEL CARCERE: DETENUTO ROMPE IL SETTO NASALE A POLIZIOTTO

L’ultimo grave evento è accaduto, come riporta Vicente Santilli, nella Casa circondariale di Biella: “Continuano le aggressioni da parte dei detenuti nei confronti della Polizia Penitenziaria in Piemonte. Questa volta è il personale in servizio a Biella ad aver vissuto una mattinata da incubo. Un detenuto straniero, già recidivo per atti di violenza, non voleva rientrare in cella dopo avere effettuato la doccia ed ha colpito, proditoriamente ed improvvisamente, il poliziotto penitenziario che lo invitava appunto a rientrare chiedendogli le ragioni del rifiuto. L’Assistente Capo Coordinatore, che era addetto alla Sorveglianza Generale dell’Istituto, ha subìto la rottura del setto nasale e 30 giorni di prognosi. Queste sono situazioni che destabilizzano l’ordine, la sicurezza e la serenità del personale operante. Pertanto, considerato quanto previsto dal protocollo in vigore, si rende indispensabile disporre il trasferimento degli aggressori in altro istituto penitenziario”.

Siamo al Collasso!

Donato Capece, segretario generale del SAPPE esprime vicinanza e solidarietà ai poliziotti delle carceri piemontesi ed evidenzia come e quanto sia importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. “Le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria non possono continuare ad essere aggrediti o a trovarsi costantemente in situazioni di alta tensione senza che il Ministero della Giustizia ed il DAP adottino provvedimenti urgenti.

Siamo al collasso!

Serve una stretta normativa che argini la violenza dei pochi, anche a tutela degli altri detenuti e delle altre detenute. Il personale di Polizia Penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro a causa delle violente e continue aggressioni. Fino a quando i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pensano di continuare a restare a guardare questi gravi fatti con apatia ed indifferenza? Fino a quando assisteranno a questo sfascio dell’ordine e della sicurezza interna provocato dal lassismo di decisione assurde e illogiche, come la vigilanza dinamica e soprattutto l’assenza di adeguati provvedimenti disciplinare e penali per chi aggredisce gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria?”.

E infine, il problema degli psichiatrici

Sempre a Torino, un detenuto sottoposto al regime penitenziario del 41 bis ha aggredito proditoriamente un vice Ispettore di Polizia Penitenziaria. Santilli racconta che “La cosa grave è che il detenuto, molto pericoloso e con gravi problematiche psichiatriche, era già stato assegnato provvisoriamente a Torino proprio per essere assegnato al Reparto di osservazione psichiatrica e già aveva aggredito un Agente. Ma la cosa assurda è che quel Reparto, cosiddetto “Sestante”, era ed è chiuso da mesi perché in ristrutturazione”

Santilla prosegue e ciò che apprendiamo ha dell’assurdo: “Lo avevano dunque allontanato da Torino ed ora lo hanno di nuovo ri-assegnato, nonostante il Reparto sia sempre chiuso. Ed intanto ecco che ha giù aggredito un vice Ispettore di Polizia Penitenziaria, a cui va tutta la solidarietà del SAPPE”. Per Santilli “è assurdo che il DAP assegni a Torino detenuti con gravi problematiche psichiatriche, e per di più sottoposti al 41BIS, quando il Reparto detentivo ad hoc è chiuso per lavori….”.

Donato Capece denuncia che quella vissuta è stata “l’ennesima violenza commessa a scusa della scellerata gestione di soggetti con problematiche di carattere psichiatrico, che vengono assegnati in istituti penitenziari come quello di Torino, una struttura inadatta a contenere simili tipologie di detenuti. La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità. Il SAPPE denuncia la crescita esponenziale di episodi violenti da parte di detenuti psichiatrici ristretti, a dimostrazione di una incapacità di trovare una efficace soluzione alla chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari che invece dovrebbero essere riaperti, con regole e gestioni differenti rispetto al passato ma assolutamente necessari”.

Riaprite gli O.P.G.!

Ferma presa di posizione del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria dopo la folle giornata di violenza che ha visto protagonista un detenuto ricoverato nel reparto psichiatria dell’Ospedale Martini di Torino, piantonato dalla Polizia penitenziaria.

Donato Capece sottolinea infatti che, a seguito della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziaria, moltissime persone con problemi psichiatrici sono ristrette nelle carceri del Paese e spesso proprio loro si rendono protagonisti di gravi eventi critici come quello accaduto a Torino.

Il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione. L’effetto che produce la presenza di soggetti psichiatrici è causa di una serie di eventi critici che inficiano la sicurezza dell’istituto oltre all’incolumità del poliziotto penitenziario. Queste sono anche le conseguenze di una politica miope ed improvvisata, che ha chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari senza trovare una valida soluzione su dove mettere chi li affollava. Gli OPG devono riaprire, meglio strutturati e meglio organizzati, ma devono di nuovo essere operativi per contenere questa fascia particolare di detenuti”.

Per Capece, infatti, “da quando sono stati chiusi gli O.P.G. (gli ospedali psichiatrici giudiziari), le carceri si sono riempite di detenuti affetti da gravi problemi psichiatrici.

Ormai le sezioni detentive di ogni carcere ospitano normalmente decine e decine di detenuti con gravi problemi psichiatrici, e spesso sono ubicati nelle celle con altri detenuti che non hanno le stesse difficoltà. “Di conseguenza, – continua Capece – i poliziotti penitenziari, oltre a essere costretti a gestire la sicurezza delle carceri in grave carenza di organico, come avviene in Piemonte, devono affrontare da soli questi squilibrati senza alcuna preparazione e senza alcun aiuto. Non è corretto soltanto ammettere l’esistenza della questione dei detenuti con problemi psichiatrici e poi far solo finta di aver risolto un problema che invece sta esplodendo sempre di più nella sua drammaticità”.

Il Sappe evidenzia infine come questi detenuti sono responsabili di “vero e proprio vandalismo all’interno delle celle, dove disintegrano arredi e sanitari, ponendoli nella condizione pure di armarsi con quanto gli capita per le mani e sfidare i poliziotti di vigilanza. Oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari e per la loro gestione sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche. Il carcere non può custodire detenuti di questo tipo, a meno che non vi sia un notevole incremento di organico della polizia penitenziaria e di specialisti di patologie psichiatriche”.

E poi ci sarebbe ancora tanto da dire in merito alla circolazione di droghe sequestrate dalla Polizia Penitenziaria, dei vari casi di suicidi, della difficoltà, per carenza di aree preposte e di personale, di programmare un progetto di lavoro e di occupazione per i detenuti e persino della tentata evasione di un carcerato.

Ma di tutto questo, ne parleremo in un’altro articolo.

Avv. Luciano Zagarrigo
Avv. Luciano Zagarrigo
Avvocato dal 1997, Cassazionista dal 2016 Dice di sè :“Il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare” diceva Sir Winston Churchill… Nella vita come nel lavoro resta sempre un buon consiglio, e nella mia professione spesso ti salva la vita. In questo incredibile mestiere, si incrociano molte storie, coppie che si separano, bambini confusi, aziende che falliscono e lavoratori in difficoltà, ma anche famiglie che nascono così come imprese che si creano. Qualunque sia la divergenza da risolvere, la lite da sedare, non si deve mai dimenticare che al centro di ognuna di queste storie, ci sono persone, donne, uomini, bambini, imprenditori, persone che a volte hanno solo sbagliato il tempo, il tempo giusto per parlare o quello per ascoltare…Oltre 20 anni di professione con l’entusiasmo di chi vuole sempre immaginare, costruire ed osservare, cosa accadrà nei prossimi 20...”