Da Scampia a Gomorra: addio alle vele.

Le vele sono sempre state il simbolo di Scampia. Da qualche anno, sono anche il simbolo della serie TV in onda su Sky, “Gomorra”. Perchè?

Perchè a Scampia c’è la Camorra, quel mostro che ha sempre fatto male e ha trasformato l’edificio in un supermercato della droga e tempio della criminalità.

L’abbattimento delle vele dà inizio al progetto di Re-start, con l’obiettivo di trasformare la zona di spaccio in un luogo su misura per tutti i cittadini.

Scampia vs Gomorra

“Le Vele di Scampia non hanno colpe. Sono divenute simbolo del degrado, loro malgrado“, sostiene Roberto Saviano, scrittore e autore proprio di “Gomorra” il best seller diventato celeberrima serie TV, in onda su Sky.

“Il simbolo di un progetto ambizioso e poi tradito per mancanza di risorse. Sono l’icona della precarietà e della vita al Sud: mal costruite, abitate prima che fossero agibili e poi abbandonate per decenni allo Stato. Abbandonate insieme alle persone che lì hanno vissuto senza presidi di legalità, senza caserme, senza scuole, senza aree per la socialità”, continua Saviano.

L’area di degrado, protagonista dello spaccio di droga e territorio della Camorra, ha reso celebre il romanzo di Saviano.

Ora “Gomorra” dovrà cambiare volto, o meglio location, perchè le vele non esisteranno più.

Le Vele

Il 20 febbraio 2020 è iniziato l’abbattimento della vela A, quella “verde”. I lavori dureranno per circa 40 giorni, al termine dei quali l’edificio sarà completamente a terra.

Il quartiere, simbolo di degrado, spaccio e malavita, incontra l’entusiasmo di molti. All’udire del primo colpo, durante i lavori, alcuni hanno urlato: “Abbattila e abbatti anche i pregiudizi che ci hanno addossato.”

Ahimè, purtroppo, non tutti provano questa emozione. Alcuni abitanti sostengono di esser stati lasciati in mezzo alla strada e affermano “Quella era casa mia.”

Il sindaco De Magistris ha rassicurato dicendo che questo non succederà. Ha infatti già provveduto a collocare alcuni abitanti in alloggi nuovi e il progetto di ricollocamento delle famiglie non sarà completato.

Il riscatto dei cittadini di Scampia

Gli abitanti di Scampia hanno lasciato in questi edifici tutta la loro infanzia, ma da questi giorni qualcosa cambierà radicalmente. Questo non è un traguardo ma solamente l’inizio di una nuova vita per chi, fino ad oggi, ha dovuto convivere con i pregiudizi.

Pregiudizi di persone che li consideravano come brutti, sporchi, cattivi e camorristi.

“Noi non siamo Gomorra e lo dimostreremo.”

L’abbattimento porterà alla realizzazione di asili nido, nuove residenze, servizi urbani e attrezzature.

Basterà per mettere fine anche a Gomorra, inteso come contesto sociale?

La fine di Gomorra

Il quartiere è sempre stata una free zone controllata solo dai suoi stessi abitanti, a loro volta comandati dal “Genny” o dal “Ciro” di turno. Il paradosso è che per coloro che fanno parte di questo mondo criminale, i protagonisti di “Gomorra” diventano, il modello a cui ispirarsi. Anche perchè nella serie TV non si vede l’ombra di una volante della Polizia per praticamente tutta la saga. E non è che forse è proprio questo il problema?

Basterà tirare giù gli edifici per fare pulizia e ridare dignità a un intero quartiere? Con la demolizione fisica delle vele, demoliremo anche la rete di criminalità che insedia i pianerottoli di quell’allucinante labirinto di uomini e cemento?

Per ora, purtroppo, l’effetto ottenuto è quello di aver semplicemente spostato di qualche chilometro le piazze di spaccio, perchè il problema a monte non è tanto ripulire un quartiere, ma ridarle una dignità che passa per un progetto lavoro serio, duraturo e che preveda l’abbattimento delle cause che generano il degrado.

D’altro canto è stato bello sentire qualcuno dire:“Oggi abbiamo dato il colpo più importante. Potrò dire ai miei figli che la loro vita sarà diversa.”

Scampia, Gomorra,vele. Bambino di schina, seduto su un pallone, guarda le vele di Scampia.
Le vele, Scampia.
Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.