Enrico Ruggeri: “Electric Alma Tour 2019”

Ho sempre considerato Enrico Ruggeri un grande artista, quello che nel corso degli anni, riesce sempre a migliorarsi, a cambiare tendenze, pur rimanendo sempre se stesso.

Lui è sicuramente uno di questi, pochi per amor di verità.

Alma

Dopo gli ultimi due album solisti, “Pezzi di vita” e “Un viaggio incredibile”, belli e interessanti, quasi una rivisitazione della carriera, tra inediti e new version, e dopo la pausa defatigante con i Decibel; Enrico ritorna prepotentemente alla ribalta con “Alma”, nuovo disco che è energia pura, energia “elettrica”, energia “analogica” se mi passate il termine: suoni “datati” ma terribilmente affascinanti e coinvolgenti, che ci riportano ai tempi del Revox a 24 piste.

Un disco che è una sana iniezione di rock, rock elettrico (il migliore), che naturalmente non poteva, conoscendo bene l’artista milanese, rimanere solo impresso su un vinile o su un supporto digitale.

“Alma Tour” è la trasposizione live dell’ultimo disco, studiata per due spettacoli ben precisi: una dimensione “unplugged”, che ha caratterizzato l’inizio del tour primaverile, ed una naturalmente “electric”, che sarà il leitmotiv della tournee estiva.

Un concerto bellissimo, tiratissimo, dal vago sapore retrò: nessuna pre-produzione, nessuna scenografia troppo invasiva, nessun supporto tecnologico alla voce (tranquilli, sono in tanti a farlo), ed agli strumenti; solo tanti watt e tanta energia. Bello, per quelli della mia generazione, rivedere un muro di Marshall, come scenario. Merito anche del Direttore Artistico del progetto, ma ne parlerò più avanti.

Enrico Ruggeri

La scaletta

Electric Alma Tour” presenta una scaletta sapientemente studiata, che propone quasi per intero il nuovo album, inframezzato da una serie di pietre miliari, perfettamente inserite nel contesto, che rendono lo show imperdibile: “Il labirinto” apre il concerto, con Enrico che si presenta con un gothic look, seguita da “Il mare d’inverno”, ri-arrangiata in versione “drum&bass”, il primo di una serie di colpi al cuore, per proseguire con “Eroi solitari”, che chiude il triangolo iniziale. Si prosegue in un crescendo vorticoso, “Lettera dal fronte”, sempre bellissima, è un momento molto intimo e riflessivo, ma è praticamente l’unico dello show. “Il futuro è un’ipotesi”, la colonna sonora della mia vita, è un altro colpo al cuore: anche questa è stata rivestita con un suono sporco, trascinante, che rende il testo ancor più attuale, per non parlare di “Polvere”, ipnotica e martellante e “Lettera dal Duca”, perfettamente a proprio agio in tanta elettricità. Chiude la scaletta “Poco più di niente”, che non sentivo live da tempo immemore, eseguita in versione che oserei definire “Made in Japan”: ascoltate l’intro e la chiusura, e capirete il perché.

Naturalmente è tempo di “encores”, richiesti a gran voce: “Come lacrime nella pioggia”, hit-single dell’ultimo album, “Contessa” e “Mistero”, che lasciano il pubblico stremato e felice.

Enrico, tra un “cinque” ed una stretta di mano, guarda più volte la platea con sguardo soddisfatto: soddisfatto sicuramente del riscontro del pubblico, sempre numeroso e caloroso, ma anche, credo, della nuova band che lo accompagna, quella che mi permetto di definire super-band.

La band

La batteria, il contrabbasso, eccetera…” mi viene naturale pensare, a mente fredda, riguardo ai musicisti sul palco. Come a suo tempo Walter Calloni & Hugh Bullen, oppure Sly Dunbar & Robbie Shakespeare, la sezione ritmica è protagonista assoluta dello show: Fortu Sacka, Direttore Artistico del progetto, tatuaggi e fisico che sarebbero la gioia del perfetto harleysta, massacra il Rickenbaker con dolcezza e classe, ritmo e velocità come ai tempi dei Vanadium; Alex Polifrone, picchia come un fabbro su piatti e tamburi, martella la cassa incessantemente, con dei tempi e degli stacchi che gli fanno meritare l’appellativo di “polipo”.

Enrico e la sua band durante il live di Alma Tour

Ma la super-band non è tutta qui: Francesco Luppi, unico sopravvissuto della precedente formazione, si conferma prezioso e fondamentale, per il sound e per il pathos che riesce a trasmettere con le sue tastiere, virtuoso e preciso; Paolo Zanetti, che ha il difficile compito di non far rimpiangere un certo guitar-hero, e ci riesce benissimo, nella maniera più semplice, cioè rimanendo se stesso, da fuoriclasse qual è, personalizzando da par suo gli interventi solisti e la ritmica.

E naturalmente lui, Enrico Ruggeri, l’unico, vero, front-man italiano: Fender Telecaster a tracolla o microfono in pugno, catalizza l’attenzione del pubblico, merito anche della voce, tornata in perfetta forma dopo il recente intervento chirurgico (non sentivamo da tempo falsetti e acuti).

Il primo amore non si scorda mai”, è proprio così.

Stay Always Tuned !!!

Foto di Tina Rossi Ph

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.