Sulla vetta del mondo – Con l’aria di montagna il cinema guadagna

Forse per mancanza di tempo e soldi non tutti possiamo passare una bella vacanza in montagna, ma perchè non guardare un bel film a riguardo?

Questi graziosi sassolini sparsi sul nostro pianeta verde e blu ci ricordano sempre quanto siamo piccoli nel grande schema delle cose.

Pensateci, loro sono li immobili da migliaia e migliaia di anni, guardando generazioni di noi passare, vivere e morire.

Nel corso delle ere geologiche, hanno visto intere specie crescere, prosperare e conquistare il dominio della terra per poi estinguersi miseramente.

A loro non importa che noi siamo piccoli uomini, giganteschi dinosauri o anche solo dei microscopici insetti.

Ad esempio fuori dalla mia finestra posso vedere in lontananza le Alpi, nate oltre cento milioni di anni fa.

I miei quarant’anni di età cosa volete che siano per loro?

Più o meno quello che per noi sono l’equivalente di una manciata di secondi della nostra giornata.

Ecco cosa siamo noi nella lunga epopea della natura, nulla più che un misero battito di ciglia.

Ma in questi pochi attimi che passiamo sulla terra, qualche volta riusciamo anche a lasciare un segno.

E visto che magari non possiamo andarci di persona, almeno guardiamoci qualche bel film che ci racconti un avventura di montagna.

Oggi ho preparato per voi tre itinerari molto diversi, cercando come sempre di fare contenti un pò tutti.

Iniziamo con un bel film romantico, tanto per scaldarci contro i freddi venti ad alta quota.

Proseguiamo poi con un bel film di azione americano, girato però sulle magnifiche Dolomiti italiane.

Infine ci spostiamo in Siberia, dove ci aspetta un horror misterioso nella forma di un falso documentario.

Ora che sapete già tutto, allacciate gli scarponi da scalata e statemi dietro, c’è sempre il rischio di perdersi.

1- Il domani tra di noi (2017)

film montagna

Il primo film in montagna di oggi ci mette davanti, in modo avventuroso e romantico all’inevitabile casualità del destino.

Un uomo e una donna, pur non conoscendosi, finiscono per trovarsi sullo stesso aereo privato in viaggio verso Denver.

Poco dopo il decollo però, il loro pilota ha un grave malore e muore lasciando l’aereo senza guida.

Il velivolo precipita quindi ad alta quota, schiantandosi sulla cima di una montagna.

L’uomo se la cava con pochi graffi, mentre la donna resta gravemente ferita alla gamba.

I due decidono cosi di aspettare i soccorsi, visto che lei non è in grado di camminare.

Dopo diversi giorni senza vedere nessuno venire a cercarli, capiscono che nessuno sa realmente dove si trovano.

L’uomo costruisce una barella di fortuna e decide di trascinare la donna verso la salvezza, prima che entrambi diventino troppo deboli per muoversi.

Miracolosamente riescono a raggiungere un rifugio di fortuna, purtroppo completamente abbandonato da anni.

A quel punto però la donna capisce di essere arrivata al limite e non poter più essere in grado di proseguire.

L’uomo deve quindi decidere se restare con lei e cercare in qualche modo di resistere, o se abbandonarla e attraversare la montagna cercando aiuto.

La decisione è già difficile di per sè, ma si complica ulteriormente col fatto che nel lungo periodo assieme lui si è innamorato di lei.

Nel pericolo il cuore batte più forte

Diciamo subito che la regia e sceneggiatura di questo film in montagna non sono certo i suoi più grandi punti di forza.

Non voglio dire che Hany Abu-Assad non sappia fare il suo mestiere dietro la macchina da presa o che la storia e i personaggi siano scritti male.

Semplicemente questi non fanno la differenza in modo significativo, almeno per quello che concerne ciò che mi ha maggiormente colpito.

La regia è buona ma senza virtuosismi emozionanti o saper sfruttare al meglio le magnifiche location naturali.

I personaggi e la trama sono anch’essi scritti in modo dignitoso, ma nulla più, avendo un vero pulpito emozionante solo nel finale.

VI starete chiedendo, scommetto, ma allora perché ci consigli questo film anziché una bella passeggiata in montagna, a questo punto?

Beh quello che eleva davvero tutto è la grandiosa interpretazione dei suoi due protagonisti, praticamente soli sulla scena per il 99% della storia.

Tutti noi conosciamo bene Kate Winslet, ma l’attrice è andata ben oltre la semplice fama per essere stata la bella innamorata di Titanic.

Dopo Se mi lasci ti cancello, Carnage e Steve Jobs, ormai anche lei ha dimostrato di volere sempre mettersi in gioco, provando sempre ruoli diversi.

In questo caso sembra essere, all’inizio, semplicemente la solita damigella in difficoltà salvata dal cavaliere senza macchia di turno.

Ma con il passare dei minuti il suo personaggio si eleva e cresce, diventando il triste specchio per l’anima del suo co-protagonista maschile.

Idris Elba conferma ulteriormente la sua stella nascente, arrivando al massimo nel divertente The Suicide Squad, già consigliato su questo sito.

L’attore se la cava egregiamente come uomo d’azione di poche parole, dando al contempo spessore e carattere alle scelte del suo personaggio.

Innegabile la chimica che si crea tra le due star, con un amore che cresce in modo credibile e mai eccessivamente drammatico e strappalacrime.

Riassumendo, Il domani tra di noi sono quasi due ore di romanticismo e sopravvivenza in montagna, per un film che mi è piaciuto molto più di quanto mi sarei aspettato.

2- Cliffhanger – L’ultima sfida (1993)

Da una lontana montagna dello Utah ci spostiamo ora a un film girato sulle magnifiche Dolomiti italiane.

La storia comunque si svolge idealmente sulle Montagne Rocciose, ardue formazioni a cavallo tra gli USA e il Canada.

Il prologo è il classico concentrato di azione e senso di colpa all’americana, con un esperto scalatore che vede morire davanti ai suoi occhi una giovane recluta.

Anni dopo l’eroe sofferente ritorna dai suoi amici, finalmente pronto a ricominciare da capo.

Purtroppo, sfortuna vuole che proprio in quel momento sulle loro teste stia volando un aereo federale carico di denaro.

Alcuni criminali tentano di derubare il volo ma scatenano un incidente che fa precipitare l’aereo e sparpagliare per la montagna il bottino dentro alcune valigie.

A quel punto i criminali fingono una chiamata di soccorso, ma solo per poi sequestrare l’eroe e un suo amico.

Infatti la loro idea è quella di sfruttare la loro esperienza di scalatori per recuperare i soldi e poi sbarazzarsi di loro senza complimenti.

Ma non hanno fatto i conti con i muscoli d’acciaio di questi montanari e la loro capacità di combattere e sopravvivere.

L’eroe infatti si libera e riesce a fuggire, mentre purtroppo il suo amico rimane prigioniero di questi balordi senza scrupoli.

Inizia così una lotta nel clima impietoso di quelle montagne, mentre il film si avvia a un inevitabile quanto spettacolare duello finale ad alta quota.

Guarda mamma, c’è Stallone sul muro!

Tante volte noi sui 40 ci sentiamo dare dei boomer quando diciamo che gli action anni 80 o 90 erano i migliori.

Guardando film come questo capiamo il perche’, essendo spettacolare e divertente anche se tutti gli esperti di montagna grideranno alla improbabilita’ delle scene d’azione.

Sylvester Stallone come al solito recita più coi muscoli che con altro, non che questo ruolo richieda poi l’abilità di Marlon Brando.

Comunque sia l’attore come al solito sfoggia un fisico invidiabile e la consueta abilità nelle scene action di fuga, lotta e arrampicata.

Molto più bravo il suo amico Michael Rooker, collega che lo incolpa per la morte della ragazza all’inizio, con cui lui ovviamente era fidanzato.

Un viso noto a tutti gli amanti del cinema fin dai tempi di Henry: Portrait of a Serial Killer, incredibile cult thriller metropolitano.

Infine sopra a tutti regna incontrastato il divino John Lithgow, villain psicopatico di altissima caratura al comando dei feroci rapinatori.

Come al solito l’attore riesce a essere divertente e pauroso allo stesso tempo, trafiggendo con la sua lucida follia chiunque osi contrastarlo.

Fantastico il duello finale dove è alla guida di un elicottero, affrontando Stallone a mani nude, gustosamente ridicolo e spettacolare allo stesso tempo.

Alla regia abbiamo un veterano come Renny Harlin, già autore del secondo Die Hard, unico che io salvo assieme a quelli di John McTiernan.

Purtroppo, dopo aver dato il meglio in quei anni, entrambi si sono persi nei meandri di produzioni insulse e film di poco conto.

Comunque sia, Cliffhanger è un film che si erge ancora oggi con fierezza come le dure montagne dove si arrampicano i suoi protagonisti.

3- Il passo del diavolo (2013)

Per l’ultimo film ci spostiamo tra le montagne della lontana Siberia, ma restiamo sempre con Renny Harlin alla regia.

La storia parte da un triste avvenimento realmente accaduto, la morte di nove escursionisti nei lontani anni 50 al passo di Djatlov.

Ancora oggi inspiegato, le leggende a riguardo sono tra le più varie, dagli alieni a esperimenti segreti dell’esercito.

Comunque sia un gruppo di giovani studenti americani decide di andare sul posto e indagare personalmente.

Volendo presentare a scuola le sue ricerche, la ragazza a capo del progetto assume anche una piccola troupe per documentare il tutto.

L’inizio non è dei migliori, in quanto le autorità russe non permettono loro di realizzare un intervista coi protagonisti delle indagini sul fatto.

Tuttavia per un colpo di fortuna incontrano una anziana signora che all’epoca era parte della squadra di soccorso.

La donna spiega loro ciò che aveva visto, alimentando i sospetti che molto di ciò che accadde quella notte sia stato insabbiato.

Una volta raggiunto il passo, inoltre, il gruppo trova un bunker sigillato completamente nascosto dalla neve.

A quel punto un gruppo di soldati li raggiunge iniziando a sparare all’impazzata, costrigendoli a rifugiarsi all’interno.

Quello che troveranno in quel misterioso centro di ricerche andrà ben al di là di ciò che stavano cercando, stravolgendo la natura dello spazio e del tempo.

Oscuri segreti sepolti nella roccia e nella neve

Come detto Renny Harlin, , dopo un inizio di carriera convicente, è andato decisamente peggiorando nel corso del tempo.

Preferirei dimenticare di aver visto alcune sue boiate come Mindhunters o il suo terribile (non nel modo giusto) prequel de L’esorcista.

Ma quando qualcuno fa bene qualcosa bisogna anche riconoscerglielo e questo film horror di montagna fa il suo lavoro dignitosamente.

Anzi l’incipit della storia è costruito molto bene, alternando documentario e mistero in modo decisamente intrigante.

Ancora meglio funziona il finale, che non voglio spoilerarvi, ma che negli ultimi 40 minuti vira sulla fantascienza senza risultare affatto ridicolo.

Forse c’è una mezz’ora centrale più noiosa, con dei protagonisti non proprio accattivanti che recitano dei dialoghi un pò scialbi e banali.

Tuttavia anche in questa fase il regista riesce a tenere il timone dritto, mantenendo il giusto ritmo e il nostro interesse alto.

Gli attori e le attrici non lo aiutano granchè, anzi faccio fatica a trovarne uno del quale mi interessi parlare ulteriormente.

I loro personaggi poi non sono molto appassionanti, ma alla fine per essere carne da macello horror possono andare.

Insomma quello che funziona meglio in questo film è lo spazio immenso eppure claustrofobico della montagna.

Un nulla bianco fatto di neve e silenzio, dove sotto la superficie giace un segreto che le autorità militari proteggono senza neppure capirlo.

Promuoviamo quindi questo falso documentario nella speranza che Harlin torni, prima o poi, a intrattenere il suo pubblico come sapeva fare un tempo.

Auguro a ognuno di voi di passare il miglior Natale possibile assieme agli amici e la famiglia, invitandovi a visitare il mio sito per ulteriori articoli di interesse cinematografico:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!