I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 – 22 maggio 1873), il romanzo storico italiano più letto in assoluto, ha visto, tra i suoi illustratori, nomi eccellenti. Parliamo dei pittori Francesco Hayez e Giorgio De Chirico, oltre che degli storici illustratori Francesco Gonin e Gaetano Previati. Manzoni ha un grande desiderio con I promessi Sposi: vuole coinvolgere un pubblico ampio, il più ampio possibile. In quell’epoca non tutti sanno scrivere e ancor meno leggere. Quindi, per arrivare al grande pubblico, il libro non può che essere illustrato.


Lo scrittore, infatti, ha ben presente che, per immergere a 360 gradi le persone nella sua storia, deve accendere la fantasia. Come? Accompagnando i testi dei libri con illustrazioni vive e dinamiche. Non semplici disegni, ma storie senza voce. E, quindi, dopo vent’anni di lavoro, tre stesure (Fermo e Lucia, Ventana e Quarantana) e risciacqui di “panni in Arno”, si mette alla ricerca di qualcuno che possa illustrare il romanzo. La storia di questa ricerca, delle diatribe e di tutto ciò che sta dietro alle illustrazioni dei Promessi Sposi sembra essere degna della trama della storia di Renzo e Lucia.
Francesco Hayez la prima scelta per I promessi Sposi
La prima scelta per illustrare i Promessi Sposi, cade sul pittore Francesco Hayez che oggi è noto per il suo celebre dipinto: il Bacio (1859). Scelta che arriva non a caso perchè, subito dopo la fine dell’ ultima stesura dei Promessi Sposi Hayez dipinge il Manzoni in un ritratto commissionato dalla moglie, Teresa Manzoni Stampa e ora conservato alla Pinacoteca di Brera. Hayez vi dedica ben quindici sedute di posa. Il suo intento è di esprimere le qualità morali, religiose, professionali e personali di Manzoni. Meglio se con una posa naturale e vicina al suo pubblico. L’obiettivo pare raggiunto, almeno per la fama. Infatti, il dipinto di Hayez è, ancora oggi, il più celebre e conosciuto ritratto di Manzoni.


I disegni di Hayez
Hayez , chiamato dunque ad illustrare i Promessi Sposi, disegna sicuramente un Innominato. Qualche critico parla anche della produzione di un Don Abbondio e un Don Rodrigo. Al centro ,invece, di una disputa tra critici un quadro del 1879: Monaca. Dipinto da Hayez quando aveva ormai 80 anni, Manzoni era morto da sei, e I promessi Sposi dati alle stampe da circa trenta. Quindi ben oltre la richiesta di illustrazione del Manzoni. Il dipinto è lo studio dal vivo di una modella, ma da qualche curatore è invece attribuito come l’omaggio postumo a Manzoni e alla sua Monaca di Monza. Non entriamo nel merito della questione, ma ci limitiamo a dire che Hayez non diventerà mai l’illustratore dei Promessi Sposi.


Il motivo è presto detto. Manzoni vuole un disegno che corrisponda alla perfezione con il suo testo. Hayez chiede invece carta bianca totale nella creazione delle scene dei Promessi Sposi. L’accordo non arriva e Hayez e Manzoni vanno ognuno per la sua strada. Insomma, tutto si ferma. O per dirla in tema, tanto per tirare in causa anche i Bravi “questo matrimonio non s’ha da fare“.


Grazie a d’Azeglio arriva Francesco Gonin
Manzoni, andato a monte il piano Hayez, continua la ricerca dell’illustratore dei Promessi Sposi. Qui entra in scena suo genero, nientemeno che Massimo d’Azeglio, marito della figlia Giulia, che gli presenta un giovane artista piemontese: Francesco Gonin (Torino 1808- Giaveno 1889). Gonin ne coglie in pieno l’animo e entra nelle grazie di Manzoni. Rappresenta in modo perfetto sia la caratterizzazione dei personaggi, sia i particolari degli incredibili paesaggi corali e dei dettagli degli ambienti. Una raffigurazione perfettamente riuscita tanto da far dichiarare allo scrittore Ippolito Nievo che “La scena dei Promessi sposi è proprio stupenda, più a vederla che a leggerla“.


Il capolavoro di Gonin: 300 vignette 36 illustrazioni e 1 frontespizio
“ Dimmi quanti disegni hai fatti: quelli che m’hai spediti crescono di bellezza“. Così Manzoni scriveva a Gonin . Anche perché c’è da dire che non solo,.come abbiamo visto, Gonin caratterizza con tutti i particolari dei Promessi Sposi i personaggi, ma racconta senza voce, solo con la forza delle sue immagini, le avventure di Renzo e Lucia. Disegna la Milano dei monatti, la processione con le reliquie di San Carlo, le architetture classiche e i paesaggi romantici. Gonin firma, quindi, l’illustrazione dei Promessi Sposi nell’edizione definitiva del 1840 ( detta la Quarantana) con frontespizio, 36 illustrazioni di apertura del capitolo e più di 300 vignette.


Il volume illustrato, è pagato interamente dal Manzoni per una cifra decisamente importante. Ma le illustrazioni del pittore torinese sono in assoluto le più pittoresche e le più precise. Nessuna illustrazione di Promessi Sposi ( e ce ne sono state tante da allora) è complice dl Manzoni come quella di Gonin.
Le illustrazioni originali di Gonin si possono vedere presso il Civico Museo Manzoniano al Caleotto – Lecco nella sala IX della Quarantana. Visibile anche l’editio princeps de I Promessi Sposi pubblicata nel 1840.


Gaetano Previati
Dopo Gonin, che sarà per sempre l’illustratore dei Promessi Sposi voluto da Manzoni, si affaccia sulla scena Gaetano Previati. I suoi primi disegni sono del 1885, quando il papà di Renzo e Lucia è scomparso già da 12 anni. Previati, quindi, non ha nessun committente. Dipinge le illustrazioni di sua iniziativa, animato solo da una profonda passione per i Promessi Sposi. Poi , però, spedisce i disegni a un concorso bandito dalla casa editrice Hoepli per una nuova edizione illustrata del romanzo. Risultato: Previati vince e l’edizione Promessi Sposi Hoepli esce con 278 suoi disegni e 13 tavole in eliotipia.
L’ interpretazione di Previati del romanzo manzoniano risente però di un clima diciamo di surreale visione boschiana. Le illustrazioni contengono fantastiche visioni di “monti sorgenti dall’acque”. La peste è raffigurata come uno scheletro che galoppa nel cielo con la falce da fieno con don Rodrigo che giace in una stanza cupa e tenebrosa. La pioggia nel Lazzaretto fa pensare a un tremendo Diluvio Universale. Tutto è cupo, con ombre che disegnano mostri. Insomma, difficile davvero non pensare a Bosch o a certe “grottesche” dell’Ottocento.


Giorgio De Chirico
Chi si pronuncia a favore di Previati, molti anni dopo (agli inizi degli anni Sessanta), è Giorgio De Chirico. Le definisce “le più belle illustrazioni e le sole che esprimano veramente la grande nostalgia che alita nel romanzo manzoniano”. Eppure quando, nel 1964, per il settimanale Tempo, De Chirico illustra anche lui i Promessi Sposi, crea un ciclo di vignette completamente diverse.


Marco Valsecchi direttore del Tempo cosi commenterà. “Vedo sul tavolinetto una serie di tempere con le illustrazioni dei Promessi Sposi che va eseguendo pe il nostro settimanale. Gli chiedo se non trova difficoltà a esprimere diversamente, in pittura, le immagini cosi perfettamente espresse dalla prosa del Manzoni. Mi dice no, mi dice che è un lavoro che fa agevolmente man mano che legge i capitoli“. De Chirico, nell’illustrare Manzoni, segue infatti una dialettica tutta sua. Completamente estranea a tutto. Per certi versi si accosta a Gonin perchè si esprime in un disegno di grande realismo quotidiano. Abbandona Previati, ma abbandona ancora di più la corrente che sta seguendo nella sua pittura: le sue metafisiche. Esce dal suo tempo, per entrare in pieno in quello dei Promessi Sposi e ferma la scena in un attimo immobile.


Gli acquerelli di Sassu
C’è una rappresentazione gioiosa e giocosa dei Promessi sposi fatta da Aligi Sassu che tra il 1943 e il 1944 dipinge 58 acquarelli commissionati dall’Editorie Giani, preceduta da una produzione di circa 125 disegni e schizzi preparatori. Sono tavole di un incanto quasi fiabesco che nasce dalla vitalità del colore. I bravi hanno vesti quasi scintillanti, cosi come scintillanti sono i bargigli dei capponi di Renzo. Si muove tra realtà e fantasia e anche il Lazzaretto assume l’aspetto di un sogno , facendo dimenticare la peste avvolto in una nebbia azzurrina, così come l’illustrazione dell’Addio monti


Sui muri di Giaveno (TO) le tavole del Gonin
Una particolarità degna di nota. Francesco Gonin visse gli ultimi anni della sua vita in una piccola città della provincia di Torino: Giaveno. Alcuni dei muri degli edifici del Centro Storico di Giaveno, sono ornati di alcune di queste immagini tratte e riprodotte dalla “Quarantana” dei Promessi Sposi nell’ambito del progetto Omaggio a Gonin, portato avanti dall’ Associazione P.I.C.S.


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