L’Isola dei morti è il dipinto più conosciuto del pittore svizzero Arnold Böcklin. Un’opera che ha, da sempre, suscitato a la curiosità di studiosi e appassionati d’arte e mistero. Unica non solo per la sua straordinaria bellezza, ma perché trascina con sé suggestione e ambiguità e vicende storiche.
Un’opera, quella di Böcklin, influenzata da enigmi, storie esoteriche, astrologia e un impalpabile e accattivante mistero. Primo tra tutti il fatto che il pittore ne fece cinque diverse versioni. Tutte realizzate verso la fine dell’ Ottocento. E oggi tutte conservate nei più grandi e prestigiosi musei del mondo.Tranne una, la quarta, andata persa in un incendio.. Anche Adolf Hitler acquisterà una di queste versioni, precisamente la terza, per ammirarla costantemente come “soggetto” di culto.


L’isola dei morti, il dipinto che ipnotizza
Ma l’isola dei morti è famosa anche per i visitatori svenuti davanti a lei in preda alla Sindrome di Stendhal. Vittime di tale ipnosi: Lenin, Dalì, Strindberg, Druié e Gabriele D’Annunzio. Addirittura quest’ultimo dopo aver visto il quadro ne vuole una riproduzione in camera da letto. Non contento dispone nei giardini del Vittoriale molti cipressi, nel tentativo di ricreare l’atmosfera del quadro.
Sigmund Freud ne fornisce una lettura psicoanalitica. August Strindberg inserisce nella scena finale della sua celebre Sonata degli Spettri, una riproduzione del dipinto. Sergej Rachmaninov scrive il poema sinfonico L’isola dei morti ispirato proprio dal quadro di Böcklin che egli aveva visto in una riproduzione a Parigi.
Un’immagine onirica, un oscuro mondo di ombre
L’isola dei morti rapisce e affascina. Siamo all’imbrunire, un mare scuro, grigio e calmo che si infrange debolmente sugli scogli. Al centro un’esile imbarcazione in cui, sulla prua si scorge una bara, di traverso e coperta da un sudario. Spinta a remi da un misterioso nocchiero che richiama Caronte, il traghettatore delle anime. Ma in realtà potrebbe rappresentare la Morte stessa o l’Anima che accompagna il corpo all’ultima dimora.
“Mercoledì scorso ho terminato “L’isola dei morti”. Lei vi si immergerà sognando, in questo oscuro mondo di ombre, fino a credere di aver sentito il soffio lieve che increspa la superficie del mare, fino a voler distruggere il solenne silenzio con una parola detta ad alta voce“. Così scrive Arnold Böcklin in una lettera a Marie Berna, sua committente.
E ancora continua “Un’immagine onirica: essa deve produrre un tale silenzio che il bussare alla porta dovrebbe fare paura“.


Una tragica storia autobiografica.
L’isola dei morti ha una profonda e tragica valenza autobiografica. Böcklin perse otto dei suoi quattordici figli prematuramente e rischiò più volte di morire per malattia. Riproduce, quindi, il mistero del trapasso con un’atmosfera di doloroso enigma. Riassume anche in sé le atmosfere del Romanticismo tedesco di inizio secolo: sedotto da un aldilà potente e spaventoso. Ma, la miscela di antico e moderno, unita alla ricchezza di simboli, ne fanno un indiscusso capolavoro del Simbolismo europeo.
Hitler lo volle ad ogni costo
Nella Germania nazista, l’isola dei morti diventa oggetto di una forma di isterico fanatismo. Adolf Hitler, nel 1933, riesce ad acquistare la terza versione del dipinto presentandosi all’asta vestito da civile. È determinato ad impossessarsi dell’opera a qualsiasi costo. Cultore quasi perverso dell’occultismo, la simbologia del quadro era in perfetta linea con le materie soprannaturali da lui frequentate.


Resterà per sempre il suo quadro più amato. Lo colloca nel Berghof prima e nella Cancelleria del Reich poi. In una celebre foto scattata proprio nella Cancelleria, si vedono immortalati, Hitler in compagnia del Ministro degli Esteri sovietico Vjačeslav Michajlovič Molotov e del Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop. Sulla parete è visibile proprio l’Isola dei Morti.
Oggi il quadro si trova all’Alte Nationalgalerie di Berlino, a 200 metri dall’ultimo bunker di Hitler. Il dittatore si sparò nella stanza dove teneva appesa l’adorata tela di Böcklin. Probabilmente perchè, nel suo immaginario, l’isola rappresentava il pantheon ideale. Un luogo di eterno riposo come un antico dio nordico, venerato ma irraggiungibile.
L’isola dei vivi
Quasi per una legge di contrappasso Arnold Böcklin, nel 1888, dipinge un dipinto intitolato L’Isola dei vivi . Inteso come polo opposto all’Isola dei morti. Carico di messaggi positivi perneutralizzare la carica mortifera. L’isola dei vivi, infatti, è in piena luce, con colori gioiosi. Una piccola isola gremita di palme, cigni, creature marine. Traboccante di gioia e di vita.

