Esiste davvero, l’Isola Inaccessibile. E si chiama proprio così.
Si trova a circa 2800 km dal Sudafrica e fa parte dell’arcipelago di Tristan da Cunha, il gruppo insulare più remoto del mondo.
C’è un’isola inaccessibile anche all’interno della musica italiana: si chiama canzone d’autore.
Decine, centinaia di cantautrici e cantautori quasi impossibili da trovare per il grande pubblico, perché totalmente (o quasi) esiliati al confino del mainstream da un mercato discografico mai come oggi tristemente monotematico, oserei dire addirittura settario. E infatti non a caso l’Isola Inaccessibile, quella nell’Atlantico, è relativamente vicina a Sant’Elena.
Ma c’è una grossa differenza tra le due isole: quella vera è disabitata, quella da me figurata no, anzi. Al contrario, ha una densità di popolazione che farebbe invidia al Bangladesh.
Eppure, per la stragrande maggioranza del pubblico, la canzone d’autore è praticamente estinta.
Però… però, cari colleghi cantautori (“eletta schiera, che si venderebbe alla sera per un po’ di milioni”) c’è il rallo dell’Isola Inaccessibile. Trattasi di un uccellino di 17 cm che vive solo su quell’isola ed ha una particolarità: è il più piccolo uccello incapace di volare del mondo. E adesso ditemi che non trovate similitudini.
Un uccello che non vola.
Quante volte ci siamo sentiti così, noi cantautori?
Ma attenzione: non volare fa parte della natura del rallo. A lui non cambia molto, non ha mai volato. E se la cava benissimo, sapete? Vive lontano da tutto e tutti, senza uomini, senza macchine, senza cavi dell’alta tensione, senza inquinamento acustico, senza la trap (non è professionale mettere in un articolo l’emoticon con gli occhietti a forma di cuore, vero?).


Ha solo un piccolo problema: ogni tanto litiga con il Tordo Eremita, altro uccellino della zona, un po’ più coattello, forte dei suoi 23 cm di lunghezza. Ma il rallo resiste. Il rallo non lo sconfiggi facilmente. Sì, è piccolo e non vola, ma c’è e lotta insieme a noi. Come i cantautori.
Infatti, c’è un’altra analogia quasi impressionante: il rallo dell’Isola Inaccessibile, nonostante sia abbastanza numeroso con i suoi 8400 esemplari, è considerato specie vulnerabile dal 1994 a causa della distribuzione molto limitata. A causa della distribuzione molto limitata. Dal 1994. Non è incredibile? È così, siamo noi, il rallo siamo noi cantautori, e l’Isola Inaccessibile è la canzone d’autore.
Insomma, può provarci quanto vuole, ma il rallo non può volare. Non può abbandonare l’Isola Inaccessibile. Ma, quantomeno, deve fare il possibile per proteggerla. Altri predatori potrebbero arrivare sull’isola e farlo scomparire.


Lui si deve difendere.
E anche noi. Non so se ve ne siete accorti, ma la musica italiana ha qualche problemino. No, non parlo di numeri, di fatturato, di classifiche: anzi, da questo punto di vista credo che vada bene.
Parlo di arte, di qualità, di proposte musicali varie, di pluralità di generi, di cultura. E di accessibilità ad ogni forma espressiva da parte del grande pubblico.
Visto che chi comanda nel mercato discografico italiano non muoverà un dito, sta a noi fare la differenza. Come?
Continuando a proteggere con passione e amore la forma canzone, a prescindere dai risultati. A scrivere canzoni, non prodotti acchiappa like. A ragionare sui testi, viverli, rispettarli. A fare il massimo per continuare ad esistere, insieme, aiutandoci, collaborando. E parlandone.
Grazie a questa nuova collaborazione con ZetaTiElle Magazine, che ringrazio tantissimo per l’opportunità e la stima, cercherò di esprimere con regolarità la mia opinione su questo e altri argomenti. A volte in maniera divertente, altre triste, altre ancora arrabbiata. Insomma: vera, sincera, reale. Proprio quello che dovrebbe essere la musica.
Perché anche se a volte non sembra, anche se troppo spesso ci divora dentro, ne vale la pena. La musica vale sempre la pena. E chi se ne frega se non voleremo mai. Che poi, dai… tanto soffriamo pure di vertigini.
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