Durante la Seconda Guerra Mondiale i Nazisti cercano di cancellare non solo le persone, ma anche la cultura ebraica in Europa. A Vilna (o Vilnius), chiamata la “Gerusalemme della Lituania”, le forze di Hitler trovano però la resistenza di un gruppo di persone che, a rischio della vita, vuole salvare i pilastri della propria cultura. Queste persone sono passate alla storia come la “Brigata di Carta”. Herman Kruk, militante del partito operaio ebraico, Zelig Kalmanovich linguista, oltre ai poeti Shmerke Kaczerginski e Avrom Sutzkever, sono alcuni dei membri della brigata di carta ed è grazie a loro, e a tutti gli altri uomini e donne del gruppo, se questi tesori della cultura Yiddish sono ancora oggi conservati nel nuovo YIVO (Istituto Scientifico Ebraico) di New York e alla Biblioteca nazionale di Lituania. Questa è la loro incredibile avventura.


La storia della Brigata di Carta
Vilnius era, nel 1940, una delle capitali culturali del mondo ebraico nell’Europa dell’Est, molto famosa per le sue prestigiose biblioteche. La città conta, all’inizio della guerra più di cinquantamila volumi, tra questi settemila libri rari, donati alla sua morte (1885) da Matisyahu Strashunm, bibliofilo appassionato. Dopo la conquista da parte dei nazisti, il 24 giugno 1941, i 60mila ebrei residenti a Vilna, sono attaccati e minacciati di deportazione. I soldati dell’Einsanztguppen A, dividono Vilnius in due ghetti. Uno riservato ai condannati ad una morte immediata, l’altro a coloro che potevano lavorare per il Reich.


Lo studio degli ebrei senza gli ebrei
Alfred Rosenberg, ideologo del partito nazista, è incaricato da Hitler di recuperare dai Paesi occupati i beni culturali dei nemici del Reich: comunisti, massoni ed ebrei. Così i membri del suo gruppo, l’ Einsanzstab Reichsleiter Rosenberg ERR, razziano tutta l’Europa Orientale. Soldati e civili nazisti svuotano le biblioteche comunali, confiscano volumi alle collezioni governative e rubano a privati cittadini, scuole e sinagoghe. A Vilnius viene inviato da Rosenberg il dottor Pohl. Il suo compito è quello di trovare quanti più libri, opere e documenti possibili per lo “studio degli ebrei senza glli ebrei”, Juden Forschung ohne Juden. Ma c’è un grosso problema. Come smistare i libri rubati non parlando ebraico o yiddish? Utilizzando ovviamente i bibliotecari ebrei.


Herman Kruk a capo della Brigata di Carta
Herman Kruk, creatore e ideatore di un rete di circa quattrocento biblioteche yiddish famose in tutta la Polonia, in quel periodo vive a Vilnius ed è un fuggitivo di Varsavia. Il dottor Pohl gli concede quindi il permesso di riunire un gruppo di lavoro con lo scopo di riunire i libri ebraici. Herman Kruk riunisce studiosi, poeti, militanti del partito sionista, uomini e donne. Saranno circa 40 intellettuali ebrei ad essere costretti a spogliare le loro stesse biblioteche. Alla sua direzione Kruk chiama Zelig Kalmanovitch, eminente linguista e capo dell YIVO, Yidisher Visnshaftlekher Institut. La Brigata di Carta è formata. I suoi membri lasciano tutti i giorni il ghetto per andare all YIVO. Il loro lavoro è quello di selezionare le migliaia di opere delle collezioni e biblioteche ebraiche e non di Vilnius. Secondo le percentuali del ERR, il settanta per cento di questi libri deve essere eliminato, il resto inviato via treno in Germania. Da tutto questo nasce la Resistenza della Brigata di Carta.
“Sappiamo tutti cosa è possibile salvare e lo trasferiamo al ghetto. Se noi non avremo fortuna almeno loro sopravvivranno.” così afferma Zelig Kalmanovitch. I membri della Brigata di carta, quindi, portano ogni giorno, nei loro vestiti, documenti storici di grande valore per nasconderli in un posto sicuro del ghetto. Se per caso vengono perquisiti dai soldati del Reich rispondono che quei fogli servono per accendere il fuoco nel ghetto. E i tedeschi ci credono.


Rovisto nei cortili perchè la mente non venga assassinata
“Una volta c’erano delle lettere di Tolstoj, le ho trovate nella neve vicino alla Straszun Bibliotek. E poi ancora disegni di Marc Chagall. Decine e decine di documenti e tesori culturali. I nazisti possono distruggere la comunità e uccidere gli ebrei, ma se salviamo i libri avremo protetto l’essenza di Vilnius e d questa comunità. Scavo e pianto manoscritti. Rovisto nei cortili perchè la mente non venga assassinata”. La Brigata della Carta pare sospesa tra cielo e terra. Il suo fronte da difendere è il ghetto, al sua arma la creatività. Le guardie alle porte sono sbalordite. Porto con me armadietti, mobiletti, sedie, scrivanie -. descrive Herman Kruk nel suio diario -. Nessuno sa che sotto i vecchi mobili del ghetto si nascondono libri, quadri di valore, stampe antiche e antiche memorie.


La Brigata di Carta, un’ insolita forma di resistenza
L’ufficio dentro il ghetto di Herman Kruk diventa il centro nevralgico di un’ insolita forma di resistenza. L’obiettivo è quello di preservare più opere possibili. Tra questi anche la famosa collezione teatrale yiddish di Esther-Rokhl Kaminska, la più importante collezione di manufatti teatrali yiddish al mondo. Una parte dei libri è affidata ad amici non ebrei. Altre migliaia si trovano in nascondigli sparsi per la città e per il ghetto. Intanto il saccheggio nazista prosegue. Da Lituania, Russia e Bielorussia le opere d’arte e i libri continuano ad affluire a Vilnius. Per depositarli l’ERR requisisce il convento di Santa Caterina situato a 200 metri dal ghetto. La Brigata di Carta non esita a nascondere parte dei tesori in un’altra ala del convento.


Nel frattempo i nazisti distruggono il 70 per cento delle opere ebraiche radunate. Gli ebrei di Vilnius sono in lacrime. Nel settembre del 1943 il ghetto è smantellato. I leader della Brigata di Carta Herman Kruk e Zielig Kalmanovitch deportati in Estonia e assassinati un anno dopo. Avrom Sutzkever e sua moglie riescono a raggiungere dei loro amici a Mosca con una valigia piena di documenti e testimonianze e questi li spingono a raccontare la storia. Ed è così che la notizia del salvataggio dei tesori culturali di Vilnius giunge ai giornalisti occidentali. Poeta Partigiano dal Ghetto di Vilnius dichiara che i nazisti hanno ucciso 77mila persone su una popolazione di 88mila.


Il salvataggio
A luglio del 1944 arrivano i giorni più difficili. La città è in fiamme. Tutto cade a pezzi. I pochi che riescono a tornare della Brigata di Carta si danno da fare per ritrovare le opere nascoste. “Difficile stabilire con precisione ciò che rimane. Al 19 di via Niemiecka il nascondiglio è sigillato da un muro. Un nascondiglio è rimasto intatto, quello al numero 1 di via Straszun. Quello al numero 8, invece, è salvo per tre quarti. C’erano più di duemila opere religiose “, racconta un superstite: Avrom Sutzkever . Dei 60mila di Vilnius ne restano solo 2.500. Con quanto recuperato i superstiti aprono un Museo dell’arte e della cultura Ebraica negli edifici della ex biblioteca del ghetto. A 1500 chilometri da Vilnius, nella regione di Francoforte i soldati americani scoprono immense collezioni di libri e manoscritti ebraici e non.Oltre tre milioni di opere e oggetti d’arte rubati dai tedeschi.


La cultura ebraica di Vilna sopravvive a New York
Poiché nessuna organizzazione ebrea era sopravvissuta alla guerra e poiché Vilnius era occupata dai sovietici, si decide di restituire le collezioni ebraiche alla YIVO (Institute for Jewish Research) di New York. Nel 1947, quindi, 465 casse di tesori culturali ebraici arrivano a New York e, dopo una breve permanenza nel magazzino di Manischewitz Matzo, entrano a far parte delle collezioni di YIVO, dove rimangono fino ad oggi. La maggior parte delle opere rimane a Vilna e viene scoperto solo dopo la caduta dell’Unione Sovietica alla fine degli anni ’80. Questi materiali sono attualmente in fase di digitalizzazione da parte di YIVO e della Biblioteca nazionale lituana di Vilnius. La regista belga Diane Perelsztejn ha ritracciato tutta la storia della Brigata di Carta in un documentario.
Una domanda credo che ora sorga spontanea. E noi, rischieremmo la vita per un libro?


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