L’acetosa appartiene alla famiglia delle Poligonacee ed è stata catalogata come Rumex acetosa L. Già nel nome sono ricordate le sue caratteristiche peculiari: in rumex c’è l’azione di ruminare e in acetosa il gusto acidulo. Che cosa c’entra il ruminare? Pensiamo ai legionari romani, costretti a marciare per intere giornate per raggiungere le terre più lontane del loro vasto impero. Dove trovare una sorgente, un corso d’acqua presso cui dissetarsi? Spesso si attraversavano lande aride, che non offrivano ristoro.
Allora i soldati calmavano i morsi della sete masticando lentamente – come gli animali che ruminano – foglie di acetosa. In un certo senso, erano il chewing gum dell’epoca. L’aggettivo acetosa è riferito al gusto acido: esso è dovuto alla presenza di ossalato di calcio, che è un sale dell’acido ossalico, dal sapore acidulo. Per questo, nel linguaggio popolare è anche chiamata erba brusca.


Il più diffuso ortaggio medioevale
Dato che oggi non è comune sulle nostre tavole, desta stupore che nel Medioevo l’acetosa fosse rinomata come verdura. Apprezzata da sovrani, da nobili e dalla gente comune del popolo, mangiata cruda guariva lo scorbuto. Contiene, infatti, tra i principi attivi la vitamina C, la cui mancanza provoca questa malattia. Tritata sulle pietanze, sostituiva il nostro limone come insaporitore. Ed era l’ingrediente principale di una salsa verde che si abbinava ai piatti di pesce o di carni bianche. Nei borghi di montagna, invece, si cucinava facendola bollire e quest’uso si è mantenuto per secoli. Era considerata anche un’erba tinctoria: le radici tingevano i tessuti di rosso e le foglie di verde.
C’è anche una varietà coltivata
Nel tempo, è stata selezionata una varietà hortensis di acetosa, che viene coltivata e che contiene una quantità minima di acido ossalico. In passato, infatti, tale sostanza ha procurato intossicazioni a chi si cibava abitualmente di questa pianta. Il succo fresco dell’acetosa selvatica in grande quantità può provocare alterazione della funzione cardiaca, ipotensione sanguigna, lesioni renali, vomito, crampi e paralisi. La varietà hortensis è al contrario innocua ed è sconsigliata solo a chi è predisposto alla calcolosi renale, per il residuo di ossalato di calcio. In Lapponia, quest’erba è tuttora impiegata per far cagliare e rapprendere il latte.


Tradizioni medicamentose irlandesi
Anche in diverse contee d’Irlanda, l’acetosa continua a essere mangiata come verdura bollita. Dato che spesso l’acetosa condivide l’habitat con l’ortica (prati e radure), gli irlandesi sono convinti che ciò non avvenga a caso. Credono che il buon Dio abbia affiancato a un’erba che ferisce un’altra che cura. E quando ci si punge con l’ortica, sono proprio le foglie di acetosa, applicate sulla parte lesa, a lenire la pelle, donando sollievo.
Erba robusta, che in autunno si veste di rosso
Dal punto di vista botanico, l’acetosa è una pianta dioica. Significa quindi che ci sono esemplari a fiori solo maschili e altri, che recano fiori solo femminili. In entrambi i casi, essi sono minuti, riuniti in infiorescenza sciolta, e sbocciano tra maggio e agosto. I fiori maschili sono gialli, con sepali che variano dal verde al rosso. I fiori femminili, ancor più piccoli, hanno uno stilo piumoso biancastro e i sepali restano riflessi, dopo la fioritura. Si tratta di un’erba eretta e robusta, che può raggiungere il metro d’altezza, con le foglie peduncolate e sagittate alla base. Quelle poste lungo il fusto sono invece più corte e astate. Il frutto ha una curiosa sezione a tre bracci. Sul finire dell’estate, assume un colore rosso porpora, come tutto il resto della pianta: le foglie, i fusti e gli ultimi fiori di stagione.


Principi attivi e impiego fitoterapico
La droga medicinale è rappresentata dalla pianta intera d’acetosa, raccolta al momento della fioritura e poi essiccata. Come già anticipato, contiene ossalato di calcio e vitamina C. Ma ci sono anche l’ossalato di potassio, i tannini e i glicosidi flavononici. La tisana è consigliata solo per brevi periodi, preparandola come se fosse un tè (un cucchiaino di erba essiccata per ogni tazza d’acqua). Perché una cura protratta, anziché giovare, espone al rischio d’intossicazione. Assunta nel modo corretto, meglio sotto controllo medico, l’acetosa contrasta avitaminosi (scorbuto), clorosi, anemia, artrite e mal di gola. In uso esterno, offre sollievo per piaghe e stomatiti del cavo orale. Non solo: in caso di dermatosi e disturbi della pelle, impacchi di decotto o di foglie tritate hanno un notevole effetto rinfrescante. Come avevano già capito i saggi irlandesi, nell’applicare subito l’acetosa, dopo un imprevisto e doloroso contatto con l’ortica.