Miage, il “Ghiacciaio Nero”: il prezioso gioiello alpino è a rischio

Il Ghiacciaio del Miage: Un Tesoro Naturalistico nel Cuore della Valle d’Aosta. Il report del monitaroggio di CGI e Greenpeace

La Valle d’Aosta, incastonata tra le maestose Alpi italiane, è un paradiso per gli amanti della natura, con le sue valli profonde, le cime imponenti e i ghiacciai che si estendono tra le montagne. Uno dei gioielli naturali più iconici di questa regione è il Ghiacciaio del Miage, situato sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle D’Aosta. Questo ghiacciaio, con la sua bellezza mozzafiato e la sua importanza ecologica, merita una dettagliata esplorazione.

Si estende per circa 5 chilometri quadrati, rendendolo uno dei ghiacciai più estesi dell’intero arco alpino italiano. Questo ghiacciaio è parte integrante del sistema glaciale del Monte Bianco, il quale comprende anche il Ghiacciaio del Freney, il Ghiacciaio del Brouillard e il Ghiacciaio di Miage Superiore.

Dal punto di vista geologico, il Ghiacciaio del Miage è costituito da uno strato di ghiaccio di notevole spessore che si è formato a partire da nevi accumulatesi durante migliaia di anni. La pressione delle masse nevose sovrastanti ha compresso questa neve in un ghiaccio denso e compatto. Questo processo di compattazione, unito all’accumulo costante di neve fresca, ha creato uno dei ghiacciai più imponenti delle Alpi italiane.

Un Ecosistema Unico

Il Ghiacciaio del Miage non è solo uno spettacolo visivo stupefacente, ma anche un ecosistema unico e prezioso. Queste estese distese di ghiaccio sono la casa di una varietà di organismi adattati alla vita estrema nelle Alpi. Tra le creature più affascinanti che popolano il ghiacciaio troviamo gli insetti alpini, come le mosche delle nevi, capaci di sopravvivere in condizioni climatiche estreme grazie alle loro adattazioni fisiologiche.

Inoltre, il Ghiacciaio del Miage è un importante punto di riferimento per gli studiosi del cambiamento climatico. Le informazioni raccolte qui forniscono preziosi dati sullo stato di salute dei ghiacciai alpini, che a loro volta riflettono il cambiamento climatico globale. Il progressivo ritiro del ghiacciaio è un segnale evidente degli effetti dell’innalzamento delle temperature globali.

Il Ghiacciaio del Miage è un’attrazione turistica di primo piano nella Valle d’Aosta. Gli amanti della natura e gli escursionisti affollano la zona per godere delle viste spettacolari e delle opportunità di esplorazione. Ci sono diverse rotte escursionistiche che conducono al ghiacciaio, consentendo ai visitatori di avvicinarsi a questa meraviglia naturale. Tuttavia, è importante sottolineare che a causa del cambiamento climatico, il ghiacciaio sta gradualmente ritirandosi, il che rende necessario essere cauti e rispettare la sicurezza durante la visita.

Perchè si chiama “Ghiacciaio Nero”

Il Ghiacciaio del Miage è noto anche con il nome “Ghiacciaio Nero” (in francese “Glacier Noir”). Questo nome è dovuto alla presenza di detriti, rocce e sedimenti che si accumulano sulla superficie del ghiacciaio, conferendogli un aspetto scuro e sporco. Questi detriti provengono dalla roccia circostante e si depositano sul ghiaccio a causa del movimento lento del ghiacciaio e della sua azione erosiva.

La presenza di detriti sulla superficie del ghiacciaio ha un effetto importante sulla sua salute. I detriti assorbono il calore solare, accelerando la fusione del ghiaccio sottostante. Questo fenomeno, noto come “effetto albedo”, contribuisce al ritiro più rapido del ghiacciaio. Quindi, anche se il nome “Ghiacciaio Nero” può sembrare suggestivo, è anche un indicatore visivo del suo deterioramento a causa del cambiamento climatico.

Il Pericolo della Scomparsa del Ghiacciaio del Miage

Il Ghiacciaio del Miage, come molti altri ghiacciai in tutto il mondo, è minacciato dalla crescente crisi climatica. Questo significa che il ghiacciaio sta vivendo un progressivo ritiro e assottigliamento dovuto all’innalzamento delle temperature globali e ai cambiamenti nei regimi di precipitazioni. Purtroppo le cause, sono sempre le stesse:

  1. Ritiro glaciale: Il principale pericolo per il Ghiacciaio del Miage è il suo ritiro costante. Durante i periodi estivi, quando le temperature sono più elevate, il ghiacciaio si ritira poiché il tasso di fusione supera l’accumulo di neve invernale. Questo ha portato a una significativa riduzione delle dimensioni del ghiacciaio nel corso degli anni. Questo fenomeno è visibile anche a occhio nudo e ha reso necessario ridisegnare costantemente le mappe topografiche della zona.
  2. Cambiamenti climatici: I cambiamenti climatici globali sono responsabili del ritiro dei ghiacciai in tutto il mondo, compreso il Ghiacciaio del Miage. L’innalzamento delle temperature medie porta a un aumento delle temperature estive, aumentando il tasso di fusione del ghiacciaio. Inoltre, il cambiamento nei modelli di precipitazione può influenzare negativamente l’accumulo di neve invernale, mettendo ulteriormente a rischio la sopravvivenza del ghiacciaio.
  3. Effetti a valle: Il Ghiacciaio del Miage è una fonte importante di acqua dolce per il bacino idrografico circostante. Si può dire che “annaffia la Pianura Padana” e il suo progressivo scioglimento contribuisce all’aumento del flusso dei torrenti e dei fiumi nella stagione estiva. Questo può portare a problemi di erosione, alluvioni e siccità, influenzando negativamente le comunità e l’agricoltura a valle.

Il Ghiacciaio del Miage è un gioiello naturale in grave pericolo. La sua scomparsa avrebbe conseguenze significative non solo per l’ambiente montano, ma anche per le comunità e l’ecosistema circostante. La lotta contro il cambiamento climatico e la conservazione di questi habitat preziosi diventano quindi una priorità essenziale per le generazioni presenti e future.

Il monitoraggio del Comitato Glaciologico Italiano e Greenpeace

Si è appena conclusa la seconda parte della spedizione di Greenpeace Italia e del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) su due dei più estesi ghiacciai italiani, per monitorare lo stato di conservazione di questi giganti di ghiaccio, minacciati dall’aumento delle temperature globali.

La seconda tappa si è svolta dal 31 agosto al 2 settembre sul ghiacciaio del Miage, che si trova nel versante italiano del massiccio del Monte Bianco, in Valle d’Aosta, al termine di un’estate segnata da ondate di calore eccezionali e temperature record, al punto che luglio che è stato il mese più caldo mai registrato a livello globale. Il Miage è il più grande “ghiacciaio nero” (ovvero ricoperto da detriti) delle Alpi, e uno dei tre ghiacciai italiani con una superficie superiore a 10 km quadrati. La spedizione aveva l’obiettivo di misurare la fusione annuale del ghiacciaio.

«Le misure effettuate fino ad oggi ci dicono che negli ultimi 14 anni il ghiacciaio del Miage ha perso complessivamente oltre 23 metri di spessore a causa della crisi climatica. Purtroppo, temiamo che il monitoraggio di quest’ultima spedizione ci restituirà una fotografia ancora peggiore. Se la situazione non cambierà, qui come nel resto dei ghiacciai alpini, perderemo grandi masse di ghiaccio e preziose risorse idriche. Ciò significa che avremo a disposizione sempre meno acqua dolce durante le estati secche e calde dei prossimi anni», racconta Walter Alberto, operatore glaciologico per il ghiacciaio del Miage e membro del CGI.

Quanta acqua ha perso il Miage?

Dal 2008 al 2022 il ghiacciaio del Miage ha perso 100 miliardi di litri d’acqua. Per avere un’idea, si tratta di un quantitativo di poco inferiore all’acqua potabile erogata ogni anno all’intera città di Milano. Rispetto alla perdita di superficie, il ritiro dei ghiacciai sul massiccio del Monte Bianco è visibile a colpo d’occhio: basti pensare, ad esempio, che nei primi anni Duemila le fronti dei ghiacciai si trovavano circa 500 metri più a valle.

«I ghiacciai italiani che si fondono sempre più rapidamente sono l’ennesimo sintomo di un’emergenza climatica senza precedenti, accelerata dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Dobbiamo smettere al più presto di estrarre e bruciare petrolio, gas e carbone e promuovere le fonti rinnovabili, se non vogliamo assistere a stravolgimenti senza precedenti», dichiara Elisa Murgese, Investigations Officer di Greenpeace Italia, presente alla spedizione. «Per limitare inoltre la perdita delle nostre riserve d’acqua è urgente ridurre le emissioni di gas serra e proteggere gli ecosistemi chiave per il ciclo dell’acqua come i ghiacciai riducendo gli sprechi di risorse idriche, a partire dai settori a più alto consumo, come l’agricoltura intensiva praticata nel distretto del Po, legata in particolare alle coltivazioni mangimistiche».

Un pericolo che mette a rischio il settore agricolo

Luigi Perotti, segretario generale del CGI, aggiunge: «La riduzione della disponibilità idrica dei serbatoi glaciali obbligherà il sistema agricolo a cambiare le abitudini, i tempi e le quantità di acqua usata nell’irrigazione, in particolare per i sistemi agricoli della Pianura Padana, come le risaie e le coltivazioni di mais. Inoltre, una seconda conseguenza della fusione dei ghiacciai è legata alla sicurezza: infatti, l’acqua di fusione dei ghiacciai può raccogliersi in laghi, che a loro volta possono tracimare in maniera improvvisa e pericolosa nella zona sottostante. In generale, le aree lasciate libere dai ghiacci possono diventare a rischio e, come dimostrano anche alcuni tragici eventi di cronaca, rendere la montagna un territorio non più per tutti».

La prima tappa della spedizione di Greenpeace Italia e del CGI si è svolta dal 21 al 24 agosto al ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, durante l’eccezionale ondata di calore che in quegli stessi giorni aveva sconvolto le alte quote di tutta Italia.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”