Ghiacciaio dei Forni: un declino inarrestabile e seriamente pericoloso

Una perdita di spessore pari al 50% in più rispetto al 2022: il ghiacciaio dei Forni in Valtellina rischia di scomparire: i risultati del nuovo monitoraggio.

Nel pittoresco paesaggio alpino della Valtellina, un gioiello glaciale in via di estinzione attira l’attenzione degli amanti della natura e dei ricercatori ambientali: il Ghiacciaio dei Forni. Questa meraviglia naturale è diventata un simbolo tangibile dei cambiamenti climatici in corso, richiamando l’attenzione su una questione globale che richiede azioni immediate.

Il Ghiacciaio dei Forni è situato nella regione Lombardia delle Alpi italiane, nella splendida Valtellina. Si estende sul versante settentrionale della montagna Pizzo Tresero, a un’altitudine di circa 3.000 metri sopra il livello del mare. Questo ghiacciaio ha affascinato le persone per secoli con la sua bellezza e la sua importanza ecologica, poichè svolge un ruolo cruciale nell’ecosistema alpino e nell’approvvigionamento idrico della regione circostante.

Agendo come una riserva naturale d’acqua, fornisce un flusso costante di acqua dolce ai fiumi e ai corsi d’acqua che sono vitali per l’agricoltura, la fauna selvatica e le comunità locali. La sua presenza contribuisce a moderare il rilascio di acqua durante l’estate, quando le fonti di acqua potabile potrebbero altrimenti scarseggiare.

ghiacciaio dei Forni in Valtellina - pochissimo ghiaccio e le vette sono aride di terra, sulla sinistra, un gruppo di esperti che sta monitorando il terreno
Ghiacciaio dei Forni , Italia Agosto 2023.

La Sfida del Declino

Negli ultimi decenni, il Ghiacciaio dei Forni ha subito un drastico ritiro a causa dei cambiamenti climatici. Le temperature in aumento hanno accelerato lo scioglimento dei ghiacci, portando alla perdita di massa glaciale. Ha perso una quantità significativa della sua superficie e volume, un cambiamento che ha gravi implicazioni per l’ecosistema locale e per la disponibilità di acqua dolce.

La situazione critica del Ghiacciaio dei Forni è un monito che richiede azioni immediate e decisive.

Per mitigare il declino dei ghiacciai e rallentare l’impatto dei cambiamenti climatici, è essenziale adottare misure a livello globale, nazionale e locale. Ridurre le emissioni di gas serra, investire in energie rinnovabili, promuovere la sostenibilità e sensibilizzare il pubblico sono passi fondamentali per preservare non solo il Ghiacciaio dei Forni, ma l’intero ecosistema alpino.

Il Ghiacciaio dei Forni rappresenta un affascinante microcosmo di bellezza naturale e un monito tangibile dei cambiamenti climatici che minacciano i paesaggi montani del mondo. La sua storia di declino richiede un’azione globale coordinata per preservare il nostro pianeta per le future generazioni. La sfida è grande e, francamente, molto ardua, non solo per le criticità a cui è giunto il ghiacciaio, ma soprattutto per l’indifferenza con cui ancora oggi si sottovaluta l’argomento, malgrado l’evidente riflesso del cambiamento climatico.

Le spedizioni di monitoraggio

Nei giorni scorsi, si è conclusa la prima parte della spedizione congiunta di Greenpeace Italia e del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) su due dei maggiori ghiacciai italiani, per raccontare, dati alla mano, lo stato di salute di questi giganti di ghiaccio, sentinelle della crisi climatica che rischiano di scomparire a causa dell’aumento delle temperature. La prima tappa si è svolta dal 21 al 24 agosto al ghiacciaio dei Forni, in Alta Valtellina, nel Parco Nazionale dello Stelvio, durante l’eccezionale ondata di calore che ha sconvolto le alte quote di tutta Italia, mettendo a dura prova l’esistenza stessa dei nostri ghiacciai. 

«Il ghiacciaio dei Forni sta perdendo il 50% in più di spessore per fusione rispetto al 2022. Nella zona più bassa della lingua glaciale non coperta da detrito, le nostre misurazioni di questi giorni hanno segnalato la perdita di 37 centimetri di spessore di ghiaccio in appena quattro giorni, un dato decisamente superiore alla media, che di solito era di 6 centimetri al giorno», afferma Guglielmina Diolaiuti, glaciologa e professoressa di geografia all’Università degli Studi di Milano, componente del CGI. 

un uomo di schiena con un maglione verde con la scritta "Greenpeace" e berretto di lana, sta guardando un lago e una montagna
Ghiacciaio dei Forni , Italia Agosto 2023.

Le trasformazioni sono evidenti a occhio nudo

Da metà Ottocento il ghiacciaio dei Forni ha perso circa 10 chilometri quadrati, ovvero metà della sua superficie, mentre la fronte del ghiacciaio è arretrata di 400 metri in meno di dieci anni.

«Veniamo dall’estate terrificante del 2022 e speravamo che il 2023 avrebbe comportato una situazione diversa per i nostri ghiacciai, ma purtroppo sta peggiorando. In queste giornate lo zero termico è stato sempre oltre i 4.000 metri, a volte oltre i 5.000 metri, perciò tutto il ghiacciaio dei Forni è ai livelli di fusione. Questo libera una grande quantità di acqua che nei prossimi anni causerà una riduzione enorme dei volumi del ghiacciaio e quindi anche un minor rilascio idrico estivo con impatti non trascurabili anche in pianura. Se le temperature nei prossimi giorni continueranno a seguire questa tendenza al rialzo, il ghiacciaio subirà delle conseguenze gravissime», afferma il glaciologo Claudio Smiraglia, già presidente del CGI e membro del network di esperti ed esperte Voci per il clima promosso da Greenpeace Italia.

Un malato terminale che muore sotto i nostri occhi

Il ritiro dei ghiacciai, infatti, aggrava anche il rischio di siccità durante il periodo estivo, quando la fusione della neve e dei ghiacci accumulati durante l’inverno sopperisce alle minori piogge: senza i ghiacciai, verrebbe meno questa importante riserva d’acqua, essenziale sia per gli ecosistemi sia per le attività umane, a partire dall’agricoltura. 

«Le proiezioni basate sugli scenari climatici a nostra disposizione suggeriscono che entro il 2060 fino all’80% della superficie dei ghiacciai italiani alpini sarà scomparsa, con enormi impatti sui volumi di acqua di fusione rilasciata. Significa che senza questi ghiacciai tra 30-40 anni avremo delle siccità sempre più intense anche a valle», continua Diolaiuti. «Dobbiamo renderci conto che la responsabilità è in gran parte nostra: è indubbio che le attività antropiche, in primis le emissioni derivanti dalla combustione dei combustibili fossili, abbiano determinato un aumento di gas climalteranti che sono i principali responsabili del riscaldamento atmosferico attuale. La temperatura sta aumentando in maniera molto rapida, un aumento mai visto nel recente passato che va di pari passo proprio con il ritiro dei ghiacciai, migliori testimoni dei cambiamenti climatici».

«Siamo a 3.000 metri, il ghiacciaio fonde sotto i nostri occhi e fa caldo: giornate come queste non le ho mai vissute in alta quota. Il ghiacciaio dei Forni è un malato terminale che sta scomparendo sotto i nostri occhi. Nell’arco di pochi anni la lingua dei Forni sarà senza alimentazione e diventerà ghiaccio morto, simbolo della crisi climatica che stiamo vivendo», conclude Smiraglia.

La seconda tappa della spedizione di Greenpeace Italia e del CGI è prevista per fine agosto al ghiacciaio del Miage, in Valle d’Aosta, dove sarà misurata la fusione annuale di questo importante gigante di ghiaccio appartenente al gruppo del Monte Bianco.

quel che resta del ghiacciaio dei  forni: tra due montagne un avalle qausi snza neve con dell'acqual al centro
Greenpeace together the University of Milan in Italy to monitor the situation of the Forni glacier.

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”