Miami Vice: la serie cult dei mitici anni ’80

Gli anni ’80 non diventano realmente “Gli” anni ’80 finchè i due detective Ricardo “Rico” Tubbs e James “Sonny” Crockett, non cominciano a perlustrare la città di Miami, sia di giorno che, soprattutto di notte. Il 14 settembre 1984, un venerdì sera in prima serata, esordisce sugli schermi televisivi americani, sul network NBC “Miami Vice”, in concorrenza diretta con “Falcon Crest”: un successo trionfale.

Un anno dopo, e successivamente a quindici nomination per gli Ammy Award, il titolo della rivista Time è abbastanza sintomatico: “Cool Cops Hot Show”.

Miami Vice: 228 miglia da L’Avana

“…anche il vento è caldo oggi…”: fa caldo nella città della Florida, tutto l’anno, e non solo per il sole che picchia a martello.

Miami dista 228 miglia da L’Avana (368 km) e diventa un punto d’arrivo per le rotte nautiche che attraversano il Golfo del Messico, e soprattutto di quelle che transitano ad ovest di Puerto Rico, provenienti dal Venezuela e dalla Colombia.

Un crocevia della droga e della prostituzione, al servizio dei cartelli del Sud America.

All’inizio degli anni ’80, la cocaina diventa la sostanza stupefacente per eccellenza, e Miami il centro mondiale del commercio all’ingrosso. La polizia e l’FBI sono d’apprima impreparate a questi nuovi tipi di delinquenza organizzata, e solo dopo qualche anno cominciano a contenerne gli effetti.

Ma in pieno periodo di “Edonismo Reganiano”, serve un qualcosa che dimostri il pugno di ferro degli USA contro il narcotraffico: ecco servita la serie “Miami Vice”, dove poliziotti abili nell’infiltrarsi all’interno delle organizzazioni criminali, cercano, riuscendoci, di debellare il vizio, ma soprattutto il commercio della cocaina.

Uno spot per il turismo della città, particolarmente in crisi durante la prima metà del decennio.

un particolare della oceans drive

Cool Cops Hot Show

L’avvento di “Miami Vice” cambia per sempre il modo di fare televisione.

Nel 1981 era nata MTV, oggi cosa del tutto normale, ma all’epoca assolutamente rivoluzionaria e, paradossalmente, la critica che fu rivolta alla serie, era di essere da “pubblico di MTV”.

In realtà questo non fa che ribadirne la spaventosa modernità: perché è cosa comune anche oggi, che se emozione, azione e carisma dei protagonisti sono estremamente rilevanti, di conseguenza lo script e i dialoghi passano in secondo piano.

La serie è stata anche una fucina di nuovi talenti. In questo senso, la puntata “cool of cult” è la settima della prima stagione, diretta tra l’altro da David Soul (Hutch della serie “Starsky e Hutch”). La puntata è particolare già partendo dal titolo che, originariamente, doveva essere “The three eye turtle” (la tartaruga dai tre occhi), che però a Miami rappresenta una pratica sessuale anche parecchio spinta. Venutolo a sapere, il produttore Michael Mann, decise per un più tranquillo “No exit”.

La puntata è storica perché fa il suo esordio sullo schermo, un fotomodello noto soprattutto per i bicipiti, nel ruolo di Tony Amato, un violento guappo dal grilletto facile: il suo nome è Bruce Willis. Seguiranno, tra gli altri, Benicio Del Toro, Ben Stiller, e Julia Roberts.

‘80s glamour & music

La serie simbolo degli anni ’80, inizia e finisce negli anni ’80: 111 episodi fra il 1984 e il 1989.

Di rilevante importanza, anche e soprattutto, la colonna sonora: Dire Straits, Brian Ferry, soprattutto Phil Collins e tantissimo elettro funk, genere in gran voga in quel periodo.

Artisti che spesso reciteranno in piccole o grandi parti: Frank zappa, Don Henley, lo stesso Phil Collins, Ted Nugent. Un valore aggiunto, che solo “Miami Vice” ha saputo offrire al pubblico.

Ripenso a una delle scene più famose: una Ferrari Daytona che sfreccia nella notte sulle note di “In the air tonight” e mi vengono i brividi.

Senza dimenticare Sheena Easton che, nella quarta stagione, ha interpretato la parte della seconda moglie di Sonny.

Altre pietre miliari della serie, l’uso quasi esclusivo dei colori pastello (nessun colore di terra), e naturalmente un nuovo stile nel vestire (Macy’s ospita ancora nei propri negozi, corner di abbigliamento ispirati al telefilm).

Giacca, t-shirt, pantalone comodo e mocassini senza calze, per ogni occasione: un must, che per qualcuno, guarda caso chi scrive, è ancora tale trentacinque anni dopo. E naturalmente i Rayban “Wayfarer” sempre a portata di mano.

primo piano di don johnson sulla spiaggia, con addosso una giacca bianca e gli occhiali da sole

Sonny Crockett

Ma è inutile girarci attorno: il successo strepitoso della serie è strettamente legato alla figura di Don Johnson. Ragazzo del Missouri, carattere esuberante, dotatissimo, non solo a livello interpretativo, ma anche a livello di comunicazione e di leadership: guidava italiano (rigorosamente Ferrari), vestiva italiano (la famiglia Versace ringrazia ancora sentitamente), e come animale domestico, sulla barca dove aveva la residenza, custodiva un simpatico alligatore di nome “Elvis”.

Dotato di colpi notevoli anche fuori dal set: un classico, come dice la leggenda: “ragazzi…stasera ristorante messicano…non vi preoccupate, ho già prenotato io…c’è un aereo che ci aspetta. Andiamo a Città del Messico in un bel localino…e torniamo in nottata, così domani siamo pronti per le riprese”.

E tra una ripresa e l’altra, nel 1986, pubblica un album bellissimo, intitolato “Heartbeat”, un perfetto crossover tra pop, rock e soul, e dieci anni dopo, torna sul piccolo schermo con la serie “Nash Bridges”, ambientata a San Francisco. Ora il poliziotto è più maturo, più riflessivo, veste sobrio e meno glamour, con giacche di camoscio e gilet a quadri, guida una Chevrolet Camaro d’epoca, ma il fascino è sempre lo stesso.

Il Cast

Gli altri personaggi della serie, ruotano attorno al protagonista principale, ma grazie alla scelta di mantenere il cast presssoché intatto per tutte cinque le serie, riescono a ritagliarsi un proprio spazio nel cuore e nell’immaginario del pubblico.

Naturalmente Philiph Michael Thomas, nel ruolo di Ricardo “Rico” Tubbs, che come socio di Sonny Crockett, rappresenta la squadra più politically correct della storia della televisione.

Poi il capo, Edward James Olmos, il tenente Castillo, e il resto della squadra: Soundra Santiago, nella parte di Gina Calabrese, e Olivia Brown, ovvero Trudy Joplin. Senza dimenticare “Stan” e “Larry”, rispettivamente Michael Talbott e John Diehl.

miami vice - nella foto il cast della serie tv

Miami Vice & Heat

Il successo della serie fu tale, che il nome della serie stessa, fu in lizza fino all’ultimo, per denominare la neonata squadra di basket NBA della città: alla fine vinse la calura (heat), al posto del vizio (vice).

Come “Miami Vice” di serie televisive, non ne è stata mai più prodotta nessun’altra. Nessun’altra serie è riuscita a descrivere, connotare e recitare, per quasi dieci anni, la vita di una delle città più importanti del pianeta.

Il film

Come già avvenuto in altri casi, ad esempio la trasposizione cinematografica di “Starsky e Hutch”, il film derivato dalla serie, non ha riscosso un grosso successo di critica e di pubblico.

Nonostante un cast stellare, tra cui spiccano, Colin Farrell, nel ruolo di Sonny, e Jamie Foxx, chiamato ad interpretare Rico, il film non è piaciuto: vuoi per la trama non proprio accattivante, vuoi per la colonna sonora troppo improntata sul rap, vuoi per gli abiti per niente eleganti, il film non ha raggiunto le vette della serie originale.

Poi, diciamolo francamente, la cover di “In the air tonight” dei Nonpoint, non si può proprio ascoltare.

miami vice il film. nella foto i protagonisti, a sinistra colin farrell a destra jamie foxx
Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.