Michele Zarrillo – Vivere e Rinascere Tour – 2019

Michele Zarrillo riporta a Torino il “Vivere e Rinascere Tour”

Essere artisti comincia nel momento in cui ciò che hai dentro la tua mente prende forma e il tuo corpo è troppo piccolo per contenere quello che stai creando. Il passaggio successivo è esprimere questo sentimento, trasformarlo in qualcosa tangibile dai cinque sensi, anzi sei. Ora non me vogliano i pittori, ma dipingere ciò che si vede o si immagina è ancora fattibile, difficile, ma fattibile; i pensieri, come si fa a esprimere in parole una sensazione, una delusione o una gioia…solo i poeti.

Ma trasformare un sentimento in musica… come si fa… le note sono sette e bisogna farle girare in una sequenza diversa ogni volta, con infinite combinazioni, eppure le note sono sempre e solo sette… e poi unirla alle parole…e ancora non basta, perché dopo aver musicato e scritto ci vuole una cosa che se manca, rovina tutto il lavoro: l’interpretazione.

Cosi una melodia entra dagli orecchi, gli elementi che compongono i suoni sono particelle quantistiche che si fanno ancora più piccole e penetrano nei tessuti, raggiungono le vene e con le piastrine del sangue entrano in circolo e i neuroni percepiscono solo più un benessere infinito, capace di annullare dolori, preoccupazioni e…è l’infinito dell’estasi.

In questo attimo esatto percepisci i battiti del cuore e il corpo diventa una cassa di risonanza della batteria, del basso e le ossa vibrano al suono delle chitarre e la voce inebria lo spirito.

Tutto questo è Michele Zarrillo.

Michele Zarrillo

Un musicista, un poeta, un mago dell’oblio, a soprattutto un vero uomo e un uomo vero.

La sua voce unica ha qualcosa di angelico, qualcosa di divino che non percepisci solo con i sensi umani ma che risveglia qualcosa nel recondito del cuore e dell’anima. C’è una sorta di magìa in questa voce che, per il tempo di una canzone, fa sembrare il mondo intorno più…intimo, più umano. Un vibrato che nel tempo di un accordo diventa un acuto e poi un basso e poi, e poi, e poi…e poi è solo un’ora e mezza scarsa di musica e poesia, solo un’ora e mezza ma di qualità, di alta, altissima qualità.

Zarrillo vestito con jeans e giacca scura suona una chitarra gialla sorridendo

E’ qualcosa di celestiale, e quando qualcosa viene dal cielo non c’è vento, pioggia, tuoni o fulmini o grandine che possa fermarla. Anzi voglio pensare che tutto quello, fosse un casino fatto dagli angeli in festa, in attesa che partissero le prime note e la poca pioggia che è scesa fossero le lacrime di coloro che da lassù stavano ad ascoltare con noi poveri comuni mortali che quel potere di emozionarci lo ritroviamo sempre più difficilmente.

Guardo il pubblico e vedo solo occhi lucidi, occhi che hanno vent’anni o settanta…tutti lucidi, volti distesi e visi propensi verso un palco che tra poco vola e noi con lui.

Vivere e rinascere. E’ questo il senso.

Vivere e rinascere tour

Il Centro Commerciale Parco Dora è un’astronave di colori ed è difficile pensare da critico musicale, o forse è il momento in cui ricordo perché scrivo di musica e perché amo la musica. Perché la musica è ciò che mi fa sentire vivo, ancora oggi, dopo tutti questi anni.

E allora ci provo oggi a raccontarvi il concerto di ieri sera, ma ve lo racconto così, con il cuore che pulsa e trasuda ancora mille emozioni.

Un concerto greatest-hits, che parte proprio da “L’amore ancora esiste?”, seguito da “L’acrobata”, meravigliosa, e da “La notte dei pensieri”, indimenticabile, dove Michele, chitarra elettrica a tracolla, si lancia in un “solo” potente e tecnicamente perfetto (le origini “progr” sono dure a morire).

Poi un medley strepitoso, che comprende “Ragazza d’argento”, “Il canto del mare” (la mia canzone per sempre), “Strade di Roma”, “Non arriveranno i nostri” e “Il sopravvento”.

Ma non è finita, “Una rosa blu”, con un bellissimo finale in perfetto stile “master-blaster”, seguito da altri brani che sono ormai patrimonio di tutti, fino a “Cinque giorni”, impressionante il coro del pubblico, e “Vivere e rinascere”, che chiude lo show.

Sentirti qui con me vivere e rinascere, pioggia su di me, dentro gli occhi miei, come lacrime, ma non mi fermerò” quasi una profezia, un ricordo commosso a Giampiero Artegiani, recentemente scomparso, autore di un testo che è davvero poesia.

La Band

Un grande applauso anche alla band, no musicians no show, che pur tra mille difficoltà si è resa protagonista di una performance da paura: Danilo Fiorucci, basso, Roberto Guarino, chitarre e voce, Alessio Graziani, tastiere e voce, Ruggero Brunetti, chitarre e voce e Alessandro Canini, batteria, attuale arrangiatore e produttore di Michele, artefice di suoni e accordi, molto più rocchettari rispetto al passato, in certi momenti molto “vendittiani”.

Nuova linfa per un artista unico, straordinario, quale è Michele Zarrillo, che ci ha regalato un concerto bellissimo, trascinante, coinvolgente, al Parcodora di Torino.

Voglio condividere con voi, infine, anche un altro momento di ieri sera. Il mio incontro con Michele Zarrillo. Avevo il tempo di una domanda, e avevo tanto da chiedere sul “Vivere e Rinascere” Tour, ma quando sono stato in sua compagnia, l’unica cosa che sono riuscito a dire è: “…sei un fratello maggiore…”. La sua presenza è luce e quando ti congedi da lui, ti senti migliore.

Un ultimo inciso: con me ho portato una persona, un ragazzo che sogna da tempo di incontrarlo perché la sua storia è legata indissolubilmente alle sue canzoni e anche lui, di tante cose che voleva chiedere, gli ha solo detto semplicemente “grazie Maestro”.

Non chiamarmi Maestro, io per te sono solo Michele” e il loro abbraccio è la fine di questa indimenticabile serata.

#stayalwaystuned

Tutte le date del Tour sul sito ufficiale di Michele Zarrillo

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.