“Pelle d’oca e lividi”: l’album di Gatto Panceri. La recensione

“Pelle d’oca e lividi” (etichetta Hit Rainbow, distribuzione Artist First): quasi dieci anni di attesa dall’ultimo album (“S.O.S”), quattro anni di duro lavoro e il nuovo album di Gatto Panceri, è diventato realtà, una bella realtà.

Il making of

Gran bell’exploit per l’artista brianzolo, che ritorna alla grande, stavolta anche in veste di interprete, oltre che di autore. Ma non finisce qui: il lavoro artistico supera ogni immaginabile, in un progetto che lo vede impegnato anche nelle vesti di arrangiatore, produttore artistico ed esecutivo. A dimostrazione che Gatto è un artista completo, che merita il rispetto che si riserva a ben pochi personaggi della scena musicale italiana.

Diciannove tracce (coraggiosa ed ammirevole la scelta di condensare così tanta musica in un solo cd), pubblicate dall’etichetta di Roby Facchinetti, la cui sensibilità musicale si sente tra le varie canzoni, e che vedono la partecipazione di musicisti come Diego Corradin, Filadelfo Castro, Simone Aiello e Patrick Dijvas.

Voglio innanzitutto sottolineare un aspetto: nell’album non c’è la classica hit-single, quel “ritornello in testa a martello”, orecchiabile al massimo, che serve per i passaggi radiofonici (e che spesso risulta essere l’unico brano decente dell’intera raccolta, e in questo caso potrei citare esempi eclatanti, relativi a recenti vincitori del Festival di Sanremo), e di conseguenza a trainare le vendite dell’intero lavoro.

Ma forse, anzi, senza forse, è meglio così: “Pelle d’oca e lividi” è un gran disco, un ensamble di bellissime canzoni, molto raffinate, che meritano di essere ascoltate, o meglio, assaporate, una per una, una dopo l’altra, magari “on the road”, con lo stereo della macchina a palla, oppure più comodamente, con le cuffie in testa, seduti sul divano di casa.

Il singolo di successo, qui non è necessario: tutto il disco spacca.

La track list

Spacca la title-track, chissà perché scartata a Sanremo 2018, che parla con grande delicatezza della violenza sulle donne, molto bella  la roccheggiante “1 euro in un bicchiere”, divertente, anche per gli inserti in inglese e spagnolo, “Peter Pan ceri”, ancora più intrigante, rispetto all’originale del 1992, “Un qualunque posto fuori e dentro di te” (le canzoni quando sono belle davvero, non hanno età), dove Gatto suona tutti gli strumenti e canta tutte le parti vocali.

Commovente “Potesse parlare”, dedicata a Super, l’inseparabile Jack Russell di Gatto, e a tutti quelli che vivono in simbiosi con il proprio cane (me compreso).

Apro una parentesi: tu, stolto (a quanto pare anche addetto ai lavori), che hai scritto sui social che Super non esiste, che è un peluche e che è solo una trovata pubblicitaria per impietosire il pubblico e quindi vendere più dischi, per cortesia, comprati un cane, meglio ancora, adottane uno da un canile, così capirai, e magari eviterai di scrivere sciocchezze.

Guai a chi tocca il “mio” Super. Chiudo la parentesi.

Brano migliore dell’intero album, almeno a mio giudizio, “La sola al mondo”, che parla di quell’amore che si prova una volta sola nella vita e che ti rimane addosso per sempre, indipendentemente da come vada a finire. Una canzone che ho già fatto mia.

Visto che Gatto, oltre che interprete, è universalmente riconosciuto come uno tra i più grandi autori del nostro panorama musicale, mi sono divertito a cercare delle canzoni che potrebbero essere interpretate da altri artisti. Ne avrei individuate tre. Tre, numero perfetto, per altro eseguite con grande pathos, dall’autore stesso: “Ero polvere” che vedrei benissimo interpretata da Nek, “Tu mai”, perfetta per Biagio e “Sublime”, possibile classico da concerto per Renga.

Bonus track

Chiudo questa recensione proprio con il brano finale del cd, “Il giorno che la musica finì”, proposta come bonus-track. Un opera scritta a quattro mani ed interpretata a due voci insieme a Franco Fasano. Leggenda vuole che Gatto e Franco avessero intenzione di proporla a Renato Zero.

Ragazzi, fatelo, vi prego, mi raccomando: avrete l’eterna gratitudine di tutti i “sorcini”.

Primo piano di Gatto Panceri e Lele Boccardo, entrambi indossano una t-shirt rossa e Lele tiene in mano la copertina del dc Pelle d'oca e lividi
Gatto Panceri e Lele Boccardo con il cd “Pelle d’oca e lividi”

Pelle d’oca e lividi” lo trovate su iTunes, Music-First e Amazon, sia come download digitale che come supporto fisico.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.