Soffri anche tu di Phubbing? Scoprilo in pochi passaggi

Hai uno smartphone? Hai un profilo social Facebook, Instagram, Twitter o Tik Tok? Allora forse anche tu soffri di Phubbing!

Il cellulare ormai è diventato indispensabile. Impossibile vivere senza. Nell’ultimo periodo, con la pandemia, anche la vecchia guardia, cioè le persone più anziane, hanno imparato ad usare lo smartphone e hanno fatto entrare nelle loro vite il mondo di internet. Risorsa indispensabile per mantenere i contatti in tempo di lockdown, il telefonino è il nostro collegamento con tutto ciò che ci circonda e che riguarda la nostra vita, compresa la salute.

La tecnologia ha fatto un balzo in avanti pauroso, inserendosi nelle nostre azioni quotidiane più banali. Tutto viaggia su app, dal pagamento elettronico al nostro sistema previdenziale INPS, passando per l’app IMMUNI e il Green Pass. E’ l’era Covid e tutti hanno dovuto adattarsi a questo nuovo modo di interagire.

La DAD e lo smart working hanno poi suggellato il legame cibernetico anche con la scuola e il lavoro.

Ma il cellulare è anche un passaporto sociale con il quale teniamo d’occhio notizie e pettegolezzi, pubblichiamo le nostre vite attraverso immagini e video e spiamo la vita degli altri che a loro volta spiano la nostra.

Non solo. I social sono uno strumento per esternare i nostri pensieri, le nostre opinioni. Commentare a tutto spiano argomenti futili o delicati è diventato un must se si ha un profilo facebook, twitter, instagram o tik tok.

phubbing - nella foto si vede un tavolo dall'alto con tante cartelline marroni, tante mani che tengono un cellulare

Quanto sei “social”?

I social sono un vero e proprio balcone (e non più una “window”) sul mondo.

Ma quando si esce in compagnia, che problema hanno quelli che continuano a smanettare sul loro smartphone, al posto di godere di una sana chiacchierata “live”?

Da cosa dipende questa morbosa necessità di controllare continuamente il telefonino?

E’ un fenomeno molto diffuso vedere tavolate di amici o famiglie che, mentre aspettano una portata al ristorante, stanno con gli occhi fissi sullo schermo del loro cellulare scrollando la home di un social.

Se sentiamo una vibrazione o una suoneria è un riflesso immediato quello di prendere in mano subito il nostro smartphone. E se arriva una notifica è impossibile resistere alla tentazione di guardare immediatamente di cosa si tratta. Rispondere poi, è un dovere.

Se ti riconosci in questa tipologia di comportamento, allora sei affetto da Phubbing.

un tavolo con sopra una vboretta grande da donna, una tazza di caffè, un bicchiere d'acqua e due persone sedute. Non si vedono i volti ma solo le mani che scrollano il vetro del cellulare

Phubbing

Il termine Phubbing è stato coniato in America ed è un mix di due parole: telefonino (phone) e ignorare, snobbare (snubbing). In breve, significa ignorare la persona con cui si sta condividendo un momento di socializzazione, per consultare il proprio telefonino.

Uno studio di questo fenomeno ha portato non solo alla creazione del termine, ma anche a definire le cause di questi comportamenti.

Juhyung Sun, coordinatore di questo studio, ha messo in relazione il grado di stress e di ansia del soggetto con l’uso morboso del telefonino. Il risultato è che le persone particolarmente ansiose e/o stressate sviluppano un interesse smodato per le notifiche e per gli allert del loro dispositivo. Non possono fare a meno di utilizzare il loro smartphone anche quando sono in compagnia. Al contrario, le persone serene ed equilibrate riescono a godere di una buona cena o di una serata con amici senza sentire la necessià di controllare il loro telefono.

Il ricercatore aggiunge che le persone che godono di una serenità personale, sono anche tendenzialmente portate a considerare non solo maleducato ma anche spiacevole il phubbing e qundi a non gradire affatto la compagni adi coloro che invece non possono farne a meno.

Il Phubbing è una forma di esclusione sociale che mina tratti fondamentali della personalità, come l’autostima e l’apprtenenza. Affligge soprattutto le persone stressate e ansiose e non fa altro che aumentare queste patologie, conducendole sempre di più a una sorta di auto isolamento dal contesto sociale reale.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”