Polemiche a Sanremo 2025: sotto accusa il maxi finanziamento degli sponsor

Le polemiche a Sanremo 2025 non finiscono con l’esclusione di Giorgia e le beghe legali di alcuni artisti, ma arrivano nel sottostrato dei finanziamenti ricevuti dagli sponsor di questa edizione. E’ arrivata la richiesta della pubblicazione di documenti utili a svelare le cifre investite dalle aziende promotrici del Festival e contestualmente, definire la consapevolezza del Governo in merito alla loro trasparenza. Spieghiamoci meglio.

Il sipario sulla 75ª edizione del Festival di Sanremo è calato, ma non si spengono i riflettori, soprattutto su un tema cruciale: la presenza di sponsor e partner commerciali con un forte impatto ambientale. Mentre milioni di spettatori si sono lasciati incantare dalla musica e dallo spettacolo, dietro le quinte si giocava un’altra partita, quella della trasparenza sulle aziende che finanziano il più grande evento televisivo italiano.

La richiesta di trasparenza: Greenpeace incalza la Rai

La scorsa settimana, Greenpeace Italia ha presentato una richiesta di accesso civico generalizzato (FOIA) alla Rai e a Rai Pubblicità per ottenere informazioni sui finanziamenti delle aziende che sponsorizzano il Festival. L’obiettivo è fare luce sulle somme investite, in particolare da quelle società maggiormente responsabili della crisi climatica. Non solo: Greenpeace vuole anche capire meglio quali spazi televisivi e quali servizi siano stati garantiti a queste aziende.

Ma la battaglia per la trasparenza non si ferma qui. In attesa di una risposta dalla Rai, l’associazione ambientalista ha ampliato il raggio d’azione presentando un’ulteriore richiesta al Ministero dell’Economia e delle Finanze e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Il primo controlla direttamente la Rai, il secondo stabilisce le linee guida per gli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo. Secondo la normativa FOIA, sia la Rai che i Ministeri dovrebbero rispondere entro trenta giorni.

La questione arriva in Parlamento

L’iniziativa di Greenpeace ha trovato eco anche in Parlamento. La deputata Rachele Scarpa, del Partito Democratico, ha deciso di portare la questione all’attenzione del Governo attraverso un’interrogazione parlamentare. Il documento, presentato alla Camera, è rivolto ai Ministri dell’Economia, delle Imprese e dell’Ambiente. L’interrogazione solleva una questione chiave: i Ministri sono pienamente consapevoli delle implicazioni legate ai finanziamenti multimilionari di aziende inquinanti a favore del servizio pubblico?

Scarpa chiede, in particolare, «se i Ministri interrogati abbiano piena contezza delle problematiche e implicazioni sottese al finanziamento plurimilionario di aziende responsabili della crisi climatica in favore del servizio pubblico radiotelevisivo», e se non ritengano opportuno regolamentare i rapporti tra Rai e aziende inquinanti, gestendo «lo spazio pubblicitario della Rai in coerenza con l’accordo di Parigi e il Green Deal Europeo».

Il nodo della questione è chiaro: le aziende che sponsorizzano eventi come il Festival di Sanremo dovrebbero essere in linea con i principi di sostenibilità ambientale, e non limitarsi a operazioni di facciata.

Il problema del greenwashing: un inganno per i consumatori

«Nell’interrogazione parlamentare si fa riferimento ad aziende come Eni, Costa Crociere, Suzuki e Coca-Cola: società con gravi responsabilità nella crisi climatica e ambientale, nonostante i loro spot pubblicitari parlino spesso e volentieri di presunti impegni per la sostenibilità», dichiara Federico Spadini di Greenpeace Italia.

La denuncia di Greenpeace è chiara: troppe aziende investono milioni di euro in campagne pubblicitarie che dipingono un’immagine green, mentre le loro attività continuano a danneggiare l’ambiente. Questo fenomeno, noto come greenwashing, inganna i consumatori e devia l’attenzione dai veri problemi. Greenpeace vuole fermare questo meccanismo, e il primo passo è ottenere trasparenza sugli accordi tra queste aziende e grandi eventi mediatici come il Festival di Sanremo.

Ma la battaglia non si limita alla trasparenza. L’obiettivo finale è ancora più ambizioso: vietare per legge pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende responsabili della crisi climatica, proprio come avviene da tempo per quelle del tabacco. La pubblicità di prodotti nocivi per l’ambiente dovrebbe essere regolamentata con la stessa severità con cui viene trattata la promozione di prodotti dannosi per la salute pubblica.

«Queste operazioni di greenwashing vanno fermate, e se il primo passo per farlo è chiedere una maggiore trasparenza sugli accordi fra queste aziende ed eventi come il Festival di Sanremo, l’obiettivo resta quello di vietare per legge pubblicità e sponsorizzazioni delle aziende responsabili della crisi climatica, così come successo da tempo con quelle del tabacco», conclude Spadini.

Sanremo e il futuro della pubblicità sostenibile

Il Festival di Sanremo è un evento che catalizza l’attenzione di milioni di persone e muove enormi investimenti pubblicitari. Per questo Greenpeace ritiene fondamentale monitorare chi finanzia uno degli show più seguiti d’Italia. La presenza di aziende altamente inquinanti come sponsor non è un dettaglio trascurabile: è un problema che riguarda l’etica della comunicazione e il futuro della sostenibilità.

L’azione di Greenpeace e l’interrogazione parlamentare potrebbero rappresentare un punto di svolta. Il dibattito è aperto: può la Rai, in quanto servizio pubblico, continuare a ospitare pubblicità di aziende responsabili della crisi climatica? E, più in generale, è accettabile che il mondo della pubblicità dia spazio a realtà che fanno greenwashing, senza alcun controllo?

Greenpeace non abbasserà la guardia. Nei prossimi mesi, la battaglia per la trasparenza e la regolamentazione degli sponsor inquinanti continuerà. L’attenzione ora è sulle risposte della Rai e dei Ministeri, mentre cresce la pressione per una svolta nel modo in cui vengono gestite le sponsorizzazioni pubblicitarie in Italia. Il Festival è finito, ma il dibattito è appena iniziato.

Foto cocacola suzuki Costa provengono da Pixabay, mentre Eni è rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 3.0 Unported .

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”