Notizia Ansa: “Pregliasco:Al Galeazzi slittano interventi non urgenti senza Super Green pass“.
Purtroppo, non è un fraintendimento e questa nuova “usanza” si sta allargando.
All’ospedale di Catanzaro una donna si è vista rifiutare un’ecografia programmata da tempo e fondamentale per l’esecuzione di un intervento. Il motivo è che era sprovvista di Green Pass (fonte Codacons – Corriere della Calabria).
E la notizia del giorno è che al Galeazzi di Milano sarebbero rinviati tutti gli interventi “non urgenti” a chi non ha il Super Green Pass. Lo avrebbe deciso il direttore sanitario dell’ospedale Fabrizio Pregliasco.
La notizia viene riportata dalla trasmissione di Mario Giordano Fuori dal coro e scoppia la polemica.
Dal reportage di Giordano ne emerge che, in pratica, o hai tre dosi di vaccino o puoi tenerti “alluce valgo” e sopportare il mal di piedi.
E il tutto è comprovato da telefonate fatte direttamente all’ospedale dal collega che ha realizzato il servizio.
A quanto detto in trasmissione, non operare i non vaccinati è una disposizione di una circolare interna firmata dallo stesso Direttore sanitario Fabrizio Pregliasco. Una dichiarazione che ha suscitato parecchie polemiche, forse perchè riportata o rilasciata in modo poco chiaro.
Una dichiarazione che poi è stata aggiustata in corsa dallo stesso Pregliasco, che ha dichiarato che tale decisione è stata presa in tutela di coloro che possono correre un rischio infettivo alto.
Causa Covid
Decidere chi può accedere a cure mediche e chi no è una scelta difficile che implica comunque una disciriminazione. Una discriminazione che è sul filo dell’accettabilità.
Del resto, sta succedendo ormai da quasi due anni. Ambulatori che sospendono esami diagnostici causa covid e interventi rimandati causa covid.
“Causa covid” cioè troppe urgenze in ospedale, pochi posti letti e poche unità in organico, tra medici e personale sanitario in genere.
“Causa covid”, appunto. Non causa “Green Pass”. Anzi, Super Green Pass.
La linea di confine tra dignità/diritto all’assistenza, e la discriminazione dettata da convinzioni e pregiudizi è sempre più sottile.
Ci sarebbe molto da dire, effettivamente, ma ci limitiamo a riportare fatti e non commenti.
E i fatti sono che esiste un giuramento che ogni medico fa quando indossa il camice.
“Curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma discriminazione in campo sanitario“
Giuramento di Ippocrate
Giuramento di Ippocrate
Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro di:
Esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento.
Perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale.
Curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma discriminazione in campo sanitario.
Non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona.
Astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico.
Promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica.
Attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze.
E giuro di:
Mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina.
Affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza alle mie doti morali.
Evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione.
Rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni.
Rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico.
Prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente.
Osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato.
Prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.

