Per la rubrica “33 giri di ricordi” il disco considerato dalla critica come una delle pietre miliari della musica degli anni ‘80 e, in generale, della storia della musica: “Purple rain” di Prince del 1984.
1984
Mosca, 9 febbraio, muore il segretario del PCUS Jurij Andropov.
Roma: Bettino Craxi (Presidente del Consiglio) e il Cardinale Agostino Casaroli, siglano l’Accordo di Villa Madama, nuovo Concordato tra Italia e Santa Sede. La religione cattolica non è più considerata religione di Stato.
Umbria: un terremoto, con epicentro tra Gubbio e Valfabbica, colpisce la regione umbra e le confinanti Marche. L’entità del danno economico supera i 40 miliardi di lire.
Padova, 7 giugno: durante un comizio per le elezioni europee, il segretario del PCI, Enrico Berlinguer, viene colpito da emorragia cerebrale: morirà l’11 giugno. Ai suoi funerali, il 13 giugno, a Roma, partecipano due milioni di persone.
Vicchio (FI): Claudio Stefanacci e Pia Rontini, due fidanzati di 21 e 18 anni, vengono uccisi a colpi di pistola, dopo essersi appartati in auto, in cerca di intimità. È il settimo duplice omicidio del cosiddetto Mostro di Firenze.
La Juventus è Campione d’Italia per la ventunesima volta, capocannoniere del torneo Marco Pacione (Atalanta) con 21 reti.
Al Bano e Romina Power vincono la 34° edizione del Festival di Sanremo, con “Ci sarà”.
Prince Rogers Nelson
Uno degli artisti più originali ed eclettici della storia della musica contemporanea, un musicista che con la sua sensualità e la sua arte pura ha segnato un crossover fra i generi musicali, apprezzato sia dal pubblico che dalla critica.
La sua musica ha coinvolto diversi stili come funk, il rock classico e il pop, il tutto contaminato spesso da influenze rap e rock sinfonico. Tanto da meritarsi l’appellativo di “The Genius”. Un genio che è stato per innovazione ed originalità, insieme a Terence Trent D’Arby, la vera icona degli anni ’80: album come “1999” e “Sign ‘o the times” piuttosto che “LoveSexy” hanno rappresentato pietre miliari di un’epoca.
Alicia Keys, durante il discorso di introduzione alla Rock and Roll Hall of Fame, il 15 marzo 2004, lo presentò così: “Ci sono molti re. Re Enrico VIII, Re Salomone, Re Tut, Re James, King Kong e i Three Kings. Ma c’è solo un ‘Prince’”.
Purple rain
Capolavoro assoluto, compendio della grandezza di un artista completo, inimitabile: testi graffianti, a volte con pesanti allusioni sessuali, musiche mai sentite fino a quel momento, schitarrate lancinanti, l’album venne concepito come colonna sonora di un film omonimo, una pellicola unica nel suo genere, talmente particolare che venne proiettato in lingua originale con sottotitoli, proprio per non far perdere al pubblico il feeling originale.
Primo nella classifica dei singoli, primo nella classifica degli album, primo nella classifica dei film: questo è stato “Purple Rain”. Un risultato ottenuto solo dai Beatles con il film e l’album omonimo.
“Purple rain” dice tutto del suo essere figlio, amante, artista e uomo. Un piccolo uomo con una spiritualità così forte da disturbare chi l’anima l’ha venduta da tempo.
Ma qual è il significato dietro il titolo “Purple Rain“? Lo stesso Prince ha condiviso la sua interpretazione, spiegando che la pioggia viola simboleggia la fine del mondo, dove il sangue e il cielo si fondono, ma rappresenta anche l’importanza di essere vicini alle persone care.
Lisa Coleman, una stretta collaboratrice dell’artista, ha aggiunto che questa pioggia ha un significato di purificazione, mentre il colore viola rappresenta un nuovo inizio, simboleggiando l’alba.
Prima di eseguire il brano nel film, Prince ha dedicato un pensiero particolare: “Vorrei dedicare questa canzone a mio padre“. Questo gesto aggiunge un ulteriore strato di significato alla canzone, che parla anche del processo di crescita e maturazione.”
“Purple rain” rappresenta uno dei pilastri fondamentali degli anni ’80, diventando l’emblema del genio artistico di Prince. È stato il suo modo di rivendicare le radici del rock, restituendolo alle mani dei musicisti afroamericani.
Graffiti bridges
Poi dagli anni ’90 in avanti un’altalena di risultati, complice sia l’insuccesso di “Graffiti Bridge” ideale séguito di “Purple Rain”, un flop totale, sia l’incrinarsi definitivo dei rapporti, per altro mai idilliaci, del genio con le major discografiche: album incisi e mai stampati, album incisi e quasi rinnegati, tanto da rinunciare al proprio nome, nel 1992, con la pubblicazione proprio di “The love symbol album”.
Una personalità così determinata da mandare affanculo una carriera per fedeltà e coerenza ai propri ideali.
E un bel giorno d’Aprile un uomo così muore, solo.
“Ti ringrazio perché gli Artisti come Te non nascono più: non sappiamo più essere black&white, dolci e crudeli, seri e ridicoli: non sappiamo più essere Artisti Liberi e Veri“. (Le parole di Alberto Fortis, pubblicate su Facebook, il giorno della morte).
Ci ha lasciato, quel giorno maledetto, un artista che nel mio cuore ha tracciato un segno indelebile, un artista che mi ha fatto sognare di attraversare l’America a bordo di una “Little red Corvette”, che mi ha insegnato come la strada della vita sia difficile da percorrere e che la salvezza dell’anima si ottiene solo attraverso la scalata di una ripidissima “Ladder”, che per conquistare una ragazza bisogna diventare la sua fantasia, in modo da ottenere le sue attenzioni ed il fatidico “Kiss”.
R.I.P. piccolo grande uomo.
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