“Qui non si muore”, behind the scene

In questo borgo abitano solo trentanove persone, tutte ultrasettantenni; quattro di questi non ne vogliono sapere di morire, e una sera decidono di nominare sindaco, a sua insaputa, il figlio di uno di loro: un ingegnere informatico che parla tre lingue, e che porterà nel paese, con la complicità del parroco, nuova vita. Dopo trent’anni nascerà un bambino, e sarà una gioia immensa per tutta la popolazione. Quando tutto sembra andare per il meglio, ci sarà un colpo di scena, che logicamente non ti posso dire, ma ci sarà un lieto fine. E non potrebbe essere diversamente”.

A sentire il breve riassunto da parte del regista, viene voglia di vederlo, al più presto.

Sto parlando del film “Qui non si muore”, opera seconda di Roberto Gasparro, girato a Montiglio Monferrato (AT).

Alzi la mano chi non ha mai sentito, almeno una volta nella vita, le mitiche tre parole, meglio se urlate da un megafono: motore…ciak…azione…!!! Tre parole che sono entrate ormai nell’immaginario collettivo, non solo degli appassionati di cinema.

Poter assistere dal vivo, però, alle riprese sul set, è privilegio per pochi: grazie all’invito di Margherita Fumero, soprattutto alla disponibilità del regista, della sua assistente Gisella Manassero, e di tutto lo staff, ho avuto questa ghiotta opportunità, che non mi sono certo lasciato sfuggire.

Non starò a raccontarvi i segreti della regìa, né tantomeno eventuali trucchi cinematografici: non sono andato sul set per questi motivi. Mi interessava scoprire il lato umano, la gestione e la programmazione, quello che viene definito il “dietro le quinte” o se preferite il “behind the scene”: ho potuto così assistere, alla preparazione di una determinata scena, a partire dal trucco e parrucco, proseguendo con la scelta dei costumi, per finire al ripasso del copione da parte degli attori; poi adunata sul set per la messa in posa della scena stessa, gli ultimi ritocchi alle luci a alla scenografia, ed infine, le mitiche tre parole. Entusiasmante.

E “azione” è stata: un lavoro duro, a volte difficile, da ripetere magari più e più volte, perché Roberto non è il tipo da “buona la prima”, ma quanto mai gratificante; un lavoro che richiede pazienza da parte di tutti i presenti sul set, ma che dà soddisfazioni inimmaginabili. Prova ne sia l’applauso liberatorio, ma convinto e partecipe, di tutta la troupe, quando la lavorazione della scena è terminata.

Un clima amichevole e molto collaborativo, un gruppo di lavoro coeso ed entusiasta, un film che vede protagonisti, tra gli altri: Franco Barbero, Giorgio Serra, Lina Bernardi, Tony Sperandeo e Gianni Parisi.

Ora però lascio la parola ad alcuni protagonisti: al regista Roberto Gasparro, a Paolo Noise, mitico dee-jay di Radio 105, special guest di “Qui non si muore”, e a Margherita Fumero, protagonista della pellicola.

ROBERTO, parlami di questo posto dove non si muore.

“Qui non si muore” è il titolo del film che stiamo girando qui a Montiglio Monferrato, ci tengo a sottolinearlo, e colgo l’occasione per ringraziare il Sindaco, Dimitri Tasso, e tutti gli abitanti, perché dal 23 aprile, ci assistono ventiquattro ore su ventiquattro, nella nostra produzione. Siamo una piccola produzione, ma qui sul territorio lavorano comunque ventitré persone. stiamo facendo di tutto perché questo film, rappresenti per gli abitanti, un bel ricordo, sia cinematografico, sia per le persone che hanno partecipato al progetto. Stiamo facendo di tutto affinché questo meraviglioso borgo del Monferrato sia descritto nel miglior modo possibile.

Perché proprio Montiglio Monferrato?

Guarda, il set del film, originariamente doveva essere Colcavagno. Ma per problemi logistici non si è conclusa l’operazione. Il Sindaco Dimitri Tasso, in poche ore ha risolto tutti i problemi logistici, mi ha dato sicurezza, sapeva quello che dovevamo fare: mi sono messo nelle sue mani e ho fatto la scelta giusta. E’ una persona meravigliosa, collaborativa al massimo, e secondo me, a fare il sindaco è sprecato.

Il cast è di prim’ordine, ma abbastanza variegato: un “David di Donatello”, Tony Sperandeo, poi Gianni Parisi, visto recentemente in “Gomorra 4” e il must del teatro piemontese, cioè Margherita Fumero, Franco Barbero e Giorgio Serra. come hai fatto a mettere insieme cotanti attori?

Oltre al “David di Donatello”, abbiamo Margherita Fumero, che si è meritata ben quattro premi della TV; lei è una persona meravigliosa. Le ho mandato la sceneggiatura e poi sono andato a vederla al Teatro Alfieri di Torino,  impegnata nella commedia “Leonardo e la magia del tempo”: a fine spettacolo mi sono avvicinato al palco, lei mi ha visto e mi ha gridato…voglio fare il tuo film, sono io la Mariella…davanti a tutti. E così è nata questa collaborazione. E’ andata così anche con Tony: lui in origine doveva fare una piccola parte, il ministro mafioso, personaggio a lui molto congeniale; poi leggendo la sceneggiatura, ha voluto fare il parroco. Praticamente sono stati loro a scegliersi la parte. Guarda, ho la fortuna di lavorare con grandissimi attori, che mi stanno insegnando anche parecchio.

Questo ti fa onore. noi ci conosciamo da parecchio tempo, da un periodo della nostra vita dove ci occupavamo di altro e di diverso: quali differenze, se posso chiederti, trovi tra la vita “vecchia” e quella “nuova”?

Guarda, come ben sai, ognuno di noi ha dei sogni e dei desideri. Qualsiasi cosa si faccia, in modo onesto, per vivere è una buona cosa. Li chiamerei ”mestieri”. Poi ci sono i sogni, magari irraggiungibili. io sono riuscito a raggiungerlo, in questo periodo della mia vita, e sono riuscito a realizzarmi come persona. Ho sempre scritto tantissimo: sono partito scrivendo canzoni, poi web sit-com, poi web series per tanti artisti e comici italiani, tra cui Franco Neri. Però ho sentito, negli ultimi due anni, l’esigenza di scrivere qualcosa di più lungo: con il mio primo film, “Il cielo guarda sotto”, ho capito che quella era la mia strada.

Quando potremo vedere al cinema questa tua opera?

Stiamo lavorando per chiudere la post-produzione per presentare il nostro film al Festival Magna Grecia, importante rassegna del sud Italia. Poi ci sarà la Torino Film Festival, al quale vorremmo partecipare, e poi altre manifestazioni a cui parteciperemo, a partire da Settembre. poi ci sarà la distribuzione nelle sale cinematografiche; però prima faremo questo percorso fatto di concorsi, anche per capire come siamo andati.

Le tue sensazioni?

Non lo so (sorride, ndr). Sai, ho perso un po’ di vista la realtà. girando le singole scene, mi sembrano buone, poi vedremo in fase di montaggio. al momento sono contento, perché i miei ragazzi, tutto lo staff, non ha indietro neanche una scena. il piano di lavorazione è stato rispettato. Vedo che c’è passione, c’è impegno: sono soddisfatto.

Sarà un piacere venire ad assistere alla “prima”…

…sarai invitato sicuramente, al Film commission…verrai a vedere il film insieme a noi…

…e lo commenteremo insieme…

…naturalmente…tra qualche mese…!!!

PAOLO, dalla radio al web, passando per…

Io ho una sfiga e una peculiarità: sono troppo eclettico, nel senso che spazio in svariati campi, ma non perché ho delle velleità particolari, o voglio farlo per dimostrare chissà che cosa. Io ho l’insana esigenza di espressione. Quindi trovo nelle varie forme di espressione una sorta di soddisfazione personale. Poi…se riescono bene o meno bene…meglio…peggio…non me ne curo neanche. L’importante è fare: allora mi capita di mettermi in gioco sul web, al cinema, in televisione, in radio naturalmente. Mi piace fare. Chiamami l’uomo del fare (ride, ndr).

Senti, ma in questa “ridente” cittadina del Monferrato, come si suol dire, tu…

…ridente no…cittadina neanche…direi…in questo “luogo”…luogo magico e silente…molto bello e affascinante devo dirti…

…bene, mi piace…ma volevo chiederti, cosa fai in questo film…

Mi hanno chiesto, molto gentilmente, di fare me stesso…perché devo insegnare a questo gruppo di arzilli anziani, come si fa il web. Praticamente sono sul set del film, per interpretare il personaggio che faccio sul web: con i miei tormentoni e le mie gags. Insegno ai protagonisti come approcciarsi al web.

Come ti sei trovato? o per meglio dire: la differenza tra il parlare dietro ad un microfono e recitare davanti ad una telecamera.

Guarda, sono più di vent’anni che lavoro davanti alle telecamere, quindi mi viene abbastanza naturale. ti dirò che ci provo quasi una soddisfazione fisica. Mi piace molto. anche se c’è sempre da imparare. Questa è stata un’esperienza molto interessante.

Hai imparato qualche parola di piemontese?

No, perché ho recitato con Tony Sperandeo, quindi ho imparato a dire bene “minchia”…(ride, ndr).

Perfetto direi! Ci si vede in giro: web, radio, tv…

Naturalmente! O mi vedi, o mi senti…io ci sono!

MARGHERITA, ti lascio governante di Leonardo da vinci, e ti ritrovo qui, a Montiglio Monferrato…cos’è successo…??? La macchina del tempo è impazzita…???

Mah guarda…mentre c’eravamo poteva riportarmi si avanti nel tempo, ma nel periodo dei miei vent’anni (sorride, ndr). Comunque sono contenta di essere qui in quest’epoca: stiamo girando questo film molto bello, un progetto in cui credo molto, fin da quando ho letto la prima sceneggiatura. Sto vivendo un’esperienza molto bella, con una troupe giovane, un regista giovane, Roberto Gasparro, che è al secondo film, e come sai, il suo primo lavoro è andato molto bene, per come può andare un film che non ha grande distribuzione. Un indipendente, ma io trovo che sia giusto dare una mano a chi se lo merita: anch’io in gioventù sono stata aiutata per la mia carriera e trovo giusto dare ad altri quello che hai ricevuto. E’ la mia filosofia di vita.

Molto bello quello che dici. Ti fa onore. Raccontami che personaggio interpreti in “Qui non si muore”.

Allora…siamo quattro vecchietti, tra cui ci sono anch’io (ride, ndr), ma quattro vecchietti pieni di vita in un paese che sta morendo, popolato solo da trentanove persone. Noi quattro invece siamo pieni di vita, e decidiamo di ripopolare questo borgo. Ne parleranno i giornali, arriveranno dei giovani, arriverà una coppia con lei incinta, quindi dopo tanti anni rinascerà un bebè e pian piano il paese si ripopola. Noi diamo praticamente la voglia di vivere: credo che questo sia un bel messaggio. Cioè tutti hanno diritto di vivere fino in fondo questo meraviglioso viaggio che si chiama vita.

Bellissimo! Ma a questo punto, devo proprio chiederti questo: come fai a preparare un tuo personaggio, sia teatrale che cinematografico? Come fai ad immedesimarti così bene in ciò che reciti?

Non parto mai dalle battute, anche se mi servono per capire il personaggio. Poi studio la “persona”: chi è, cosa ha fatto, insomma il suo percorso. Così il personaggio diventa “vero”, filtrato, se mi passi il termine, dalla mia personalità, ma diventa un personaggio che vive. Nella mia carriera ho interpretato tanti personaggi, a cui voglio bene, quasi fossero dei miei figli.

Visto che mi dai sempre degli…scoop…mi dici cosa fai dopo la lavorazione di “Qui non si muore”?

Ci sarà la ripresa di “Leonardo e la magia del tempo”, in Toscana ad Ottobre e poi torneremo a Torino, farò parte di una compagnia napoletana, “Compagnia Masaniello”, dove interpreterò un personaggio in “Miseria e Nobiltà”, un personaggio molto comico, la vedova piemontese di un napoletano, e saremo al Teatro Gioiello di Torino dal 18 al 20 Ottobre prossimi. Poi farò una crociera, a Settembre, con la compagnia MSC, dove parteciperò a “Comedy Ring” a bordo. Come vedi faccio un sacco di cose, come se dovessi vivere altri cinquant’anni: questo per me non è un mestiere, ma la mia ragione di vita. L’ho detto anche alla trasmissione di Barbara D’urso: se volete far vivere la Fumero…fatela lavorare…!!!

#stayalwaystuned

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.