Gli anni ’80, l’era perfetta…ma è davvero così?

Gli anni ’80

Gli anni ’80…che bei ricordi… Sono gli anni del glamour, dell’edonismo reaganiano, figli della plastic generation del decennio precedente, si assiste un’esplosione di colori allegri che accompagna l’adolescenza dei giovani che adottano i look più originali: dalle zazzere sugli occhi ai  capelli cotonati, passando per le tinte più svariate. Giubbotti e camicie con spalline che sembrano aprirsi per spiccare il volo da un momento all’altro, jeans attillatissimi e pantacollant di pelle lucida, minigonne vertiginose. Ma ci sono anche i “cremini”, con un look vagamente retrò anni ’60 o le gonne di jeans ampie sotto il ginocchio.

I ragazzi del Muretto

I ragazzi si radunano in mega compagnie da “panchina” in piazzetta, Si gioca a Pac Man con 50 lire, rigorosamente nelle sale giochi, si va a vedere E.T. , rigorosamente al cinema, le telefonate si fanno a gettoni, rigorosamente dalle cabine telefoniche e se ti piace un ragazzo o una ragazza, devi sperare di rivedersi  la domenica pomeriggio dopo in discoteca o fare una vera attività di investigatore per sapere chi è, da quale quartiere viene e quale scuola frequenta.

Sono anche gli anni dei colletti bianchi, dell’alta finanza e degli yuppies con l’orologio sopra il polsino, il gioco in borsa arriva alla portata di molti e il sogno carrierististico massimo è quello di lavorare in banca. Ma tutti lavorano, sulla scia del boom economico, le famiglie hanno, in generale, un equilibrio economico sano e il tasso di disoccupazione è sotto controllo. “Era una decade in cui non esisteva lo stress”, Steven Spilberg docet.

Anni di piombo

Sono gli anni del picco massimo della guerra fredda, ma anche il culmine degli anni di piombo,  le contestazioni studentesche animate dalle convinzioni politiche rosse e nere, lasciano il posto a quelle riguardante le tematiche sociali, il nucleare, l’ambiente, la fame nel mondo. Memorabile il “feed the world” lanciato da Bob Geldof con il Live Aid, il mega concerto di raccolta fondi per la fame nel mondo, sulla scia dell’esempio Woodstock ,anche se quest’ultimo aveva tutt’altre radici ideologiche. Al posto di contestare con l’anarchia, si cerca una comunicazione con il mondo della politica con, alla fine, lo stesso scopo: cambiare il mondo. Ma di fondo il tramite è lo stesso: la musica.

Gli anni ’80 : ehi DJ!!!

Sono gli anni delle radio libere, più o meno tutti abbiamo fatto il dj, fosse anche solo nella radio locale che trasmetteva dalla cantina dell’oratorio, ma anche della nascita delle prime TV private, embrioni di quello che sarebbe diventato il Grande Fratello orwelliano di oggi (ma di questo ne parleremo prossimamente).

Gli anni '80
gli anni ’80

Per chi come me ci è cresciuta dentro, i decenni a venire sono stati un declino in tutti i sensi.

Gli anni ’80…che nostalgia…

Quando si parla di quel decennio, è sintomatico parlarne con malinconia, perchè davvero sembrava tutto perfetto. Sembrava…

The dark side of the moon

Il “dark side of the moon” di quegli anni è terribile ed è all’ origine di un cancro sociale che ha dato inizio ad un processo irreversibile di autodistruzione della felicità giovanile. Non si dice mai che gli anni ‘80 sono anche stati gli anni dell’eroina, della cocaina e l’inizio della diffusione delle droghe di sintesi, fenomeno esploso poi  negli anni 90. L’ignoranza di quel tempo non ha tenuto conto dei danni gravi e perenni  che sono derivati dall’uso di stupefacenti.

La droga costa e per procurarsela, un tossicodipendente,i fa di tutto:  si prostituisce, ruba nella zuccheriera della nonna, spaccia, scende a compromessi con la propria dignità e senza pudore strofinandosi il naso con sguardo assente chiede alla gente “c’hai cento lire?”

Un giro d’affari incredibile, quello della droga, che consolida la criminalità organizzata e la lega sempre di più alla politica e alla finanza. Il riciclaggio dei soldi provenienti dal traffico di droga, associati agli investimenti  politici porterà a scandali finanziari di storica memoria, ma questa è un’altra storia e, magari ve la racconterò un’altra volta.

Ritornando sul pezzo, la droga invade le strade delle città italiane, senza risparmiarne nessuna e non sarà un fenomeno circoscritto alle banlieu, ma si installerà con forza nei quartieri bene delle città più insospettabili, come Modena o Bologna.

The walking dead

I parchi che di giorno ospitano coppiette che si baciano, bambini che giocano e famiglie che picnikkano ( si faceva anche questo negli anni 80…) di notte si trasformano in un recinto di figure dondolanti, in stile “the walking dead” e al mattino gli spazzini ramazzano un cimitero di siringhe e limoni da ripulire.

Non si ha coscienza delle conseguenze e solo dopo il 1985 con il coming out di Rock Hudson si scopre una nuova malattia, l’ A-I-Di-Esse. Lo scrivo per esteso,  perchè l’acronimo resta una parola, ma se la scandiamo bene, se facciamo lo spelling, ci rendiamo conto di quanto questa malattia fosse silenziosa, sibillina, strisciante, pericolosa e letale, come il sibilo di un serpente. E così oggi, ogni volta che si va al cimitero, è una via crucis infinita di amici che non ci sono più.

Se la conosci, la eviti

La campagna di informazione arriverà solo negli anni ‘90 ma è blanda, un’altalena tra il tentativo di sensibilizzare la gente e un’imbarazzante  “se la conosci la eviti”. I giornali scrivono qualsiasi cosa: “non preoccupatevi, l’ A I Di Esse non vi toccherà, perchè è ristretta a tre categorie specifiche: Prostitute, omosessuali e drogati”. I quotidiani escono con titoli a caratteri cubitali del tipo “L’aids non si prende con un bacio”, ma non dicono delle sacche di sangue destinate alle trasfusioni, non parlano delle contaminazioni derivanti dallo scambio di liquidi organici e soprattutto non dicono che  i drogati hanno una famiglia e che gli omosessuali e le prostitute sono frequentati anche dai mariti più  insospettabili, e sarà proprio l’ignoranza a fare più vittime della droga e delle puttane.  

Un male bastardo che si è diffuso in modo oscuro, perchè non da segnali quando arriva ma esplode un bel mattino dal naso e ti ritrovi nel mondo dei condannati.

Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, ad oggi, in tutto il mondo si contano oltre 35 milioni di persone;  in Italia, sono stati segnalati quasi 65 mila casi di A I Di Esse, di cui circa 42 mila deceduti.

Eh si…quanti ricordi questi anni ’80…

#buonavita

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”