Fino al 29 gennaio 2023, Palazzo Reale di Milano celebra Richard Avedon (1923-2004), uno dei maestri della fotografia del Novecento, con la mostra dal titolo “Richard Avedon: Relationships” che ne ripercorre gli oltre sessant’anni di carriera attraverso 106 immagini provenienti dalla collezione del Center for Creative Photography (CCP) di Tucson (USA) e dalla Richard Avedon Foundation (USA).
La rassegna consente di approfondire le caratteristiche innovative dell’arte di Avedon che ne hanno fatto uno degli autori più influenti del XX secolo. Una rivoluzione nel modo di fotografare le modelle. Da soggetti statici ad attrici protagoniste del set. Inoltre, i suoi sorprendenti ritratti di celebrità, in bianco e nero e spesso di grande formato, sono capaci di rivelare il lato psicologico più profondo della persona ritratta.
Richard Avedon e Versace
Una sezione è dedicata alla collaborazione tra Richard Avedon e Gianni Versace, iniziata con la campagna per la collezione primavera/estate 1980, che decretava l’esordio dello stilista, fino a quella della collezione primavera/estate 1998, la prima firmata da Donatella Versace.
Il lavoro di Avedon per Versace è la dimostrazione di come il rapporto che a volte si crea tra designer e fotografo possa produrre immagini destinate a una zona fuori dal tempo. Un racconto che esce dalla stagionalità della moda per diventare una narrazione globale.
Fiducia nella sua luce e nella sua narrazione le parole di Donatella Versace
“Fiducia. Per me è la base delle relazioni migliori – dichiara Donatella Versace -. Con Avedon c’era una fiducia assoluta. Fiducia nella sua luce. Fiducia nella sua narrazione. Fiducia nella nostra visione comune. Fiducia nel nostro rapporto. Avedon e Versace sono inseparabili. A me e a Gianni piaceva immensamente lavorare con Avedon. Ci piaceva inventare la storia della campagna insieme e osservarlo mentre lui e le sue incredibili modelle davano vita a quella storia. Con o senza gli abiti.
“Iconico” è un termine abusato ma queste immagini sono davvero iconiche. Nel corso degli anni Avedon mi ha fotografato molte volte, ma il mio ritratto preferito è quello che scattò per la campagna del profumo Blonde. Ricordo le sue indicazioni: “Sii Blonde. Energia Blonde, passione Blonde, forza Blonde”. Quell’immagine mostra l’immensità della mia forza.
Racconta una storia senza bisogno di parole
Per Avedon le relazioni erano tutto. La relazione con noi colleghi e amici. La relazione con il soggetto della foto e la storia che raccontavamo. La relazione con lo spazio mentre costruiva forme incredibili usando abiti e corpi. Ma soprattutto la relazione con l’osservatore. Guardate negli occhi i protagonisti dei suoi ritratti e perdetevi in una relazione immaginata.
Le immagini di Avedon ci raccontano una storia senza bisogno di parole. Colgono un momento nel tempo eppure rimangono eterne. Continuano a essere fonte di ispirazione per tutti noi. Parlano di forza, di bellezza, di seduzione e umanità. Avedon mi manca molto ma è sempre con me, in queste immagini straordinarie e nel mio cuore“.
Le dieci sezioni della mostra
Il percorso espositivo è suddiviso in dieci sezioni e si costruisce attorno alle le fotografie di moda e i ritratti. The Artist, The Premise of the show, Early Fashion, Actors and Directors. Per continuare con VisualArtists, Performing Artists / Musicians and writers / Poets, Avedon’s People, Politics, Late Fashion e, per concludere, Versace.
Tutto ruota attorno alle le fotografie di moda e i ritratti. Le immagini giovanili immortalano modelle che impersonano un ruolo per evocare una narrazione. Le opere successive, invece, si concentrano esclusivamente sulla modella e sui capi che indossa. Avedon le ritrae il più in pose dinamiche, utilizzando le forme fluide del corpo per rivelare la costruzione, il tessuto e il movimento dell’abito.
I ritratti di Avedon.
Per quanto riguarda i ritratti, Avedon è noto per il suo particolare stile, sviluppato a partire dal 1969. Fra i tratti salienti del suo approccio è da includere l’uso dello sfondo bianco, che gli consentiva di eliminare i potenziali elementi di distrazione di un dato set fotografico per enfatizzare le qualità della posa, dei gesti e dell’espressione. Ne è un esempio la fotografia del 1981, scelta come immagine guida della mostra, che ritrae Nastassja Kinski, morbidamente distesa sul pavimento e abbracciata da un serpente.
I ritratti celebri
Il percorso espositivo propone inoltre una ricca selezione di ritratti di celebrità del mondo dello spettacolo, attori, ballerini, musicisti ma anche di attivisti per i diritti civili, politici e scrittori, tra cui quelli dei Beatles. In mostra anche i ritratti di Bob Dylan, Michelangelo Antonioni, Allen Ginsberg, Sofia Loren, Marylin Monroe e del Dalai Lama.
In Relationship anche due ritratti di Andy Wahrol. Il padre della Pop art americana decide di mostrare la sua intimità a Richard Avedon esibendo le sue cicatrici da arma da fuoco, dopo essere sopravvissuto a un tentativo di omicidio. Una sezione è dedicata ai ritratti degli esponenti dei movimenti americani per i diritti civili e ai membri del Congresso americano. Questi ultimi sono poi confluiti nel portfolio The Family, realizzato nel 1976 per la rivista Rolling Stone, che documentava l’élite del potere politico statunitense.
Accompagna la rassegna un catalogo Skira, con testi di James Martin, Donatella Versace, Rebecca Senf, Maria Luisa Frisa.