L’incredibile storia della vita dello scienziato Gianfranco Pancino tra gli anni di piombo, le arringhe agli operai e studenti di Porto Marghera, la ricerca sull’HIV e sul cancro. Questo è Ricordi a piede libero (Mimesis edizioni). Un’ avvincente autobiografia tra passione rivoluzionaria e impegno scientifico.
Un racconto che si muove tra storia personale, politica e sociale. Tre piani che si mantengono, pur intersecandosi inevitabilmente tra loro, molto ben delineati e distinti l’ uno dall’altro. Così come ben distinte sono le tre storie o le tre vite che appartengono però allo stesso uomo. Quella del movimento rivoluzionario dell’Autonomia operaia degli anni ’70, quella degli anni dell’esilio e l’ultima, forse la più collettiva ed emozionante, quella dell’ attività di ricerca scientifica. “Voglio restare sempre me stesso, con le incongruenze, le sfasature, le contingenze che incrinano questa continuità fittizia: come autonomo, come esule come scienziato”.


Ricordi a Piede libero, Pancio “è” la metà del Novecento Italiano
Gianfranco Pancino, “Pancio” per amici e compagni, classe 1948, ripercorre gli anni più intensi della meta del Novecento italiano con la sua vita. Occasioni, sbagli, scelte e incontri che lo portano prima nel Veneto, tra i fondatori di Potere Operaio e poi a Bologna in Autonomia operaia, nel marzo 1973. Nello stesso tempo si laurea a pieni voti in Medicina.
Considerato a ragione tra i leader nazionali di Autonomia, su di lui viene spiccato, nel 1977, il primo mandato di cattura. Nel corso della sua vita ne accumulerà più di quaranta. Questi i capi di imputazione: terrorismo, banda armata, detenzione di armi, insurrezione. Le condanne definitive contano circa 11 anni di reclusione. Gianfranco Pancino sfugge all’arresto dandosi alla latitanza. Prima in Italia, poi in Messico poi in Francia. Riuscirà poi a rientrare in Italia grazie a un cavillo legale sulla prescrizione dei termini.
Il dubbio può fertilizzare il pensiero. Non quello che rafforza l’inerzia, il dubbio esistenziale che diventa ostacolo alla scelta, che sprofonda l’animo nell’angoscia, ma il dubbio come forza creatrice, come spinta continua a nuova conoscenza. La domanda che dovrebbe guidare il nostro agire è: “Se non fosse così, come potrebbe essere?” La ricerca del “come potrebbe essere” è una molla potente per il progresso del sapere. - Gianfranco Pancini da Ricordi a piede libero
Tra i ricercatori dell’Istituto Pasteur fino alla cerimonia del Nobel
Durante la latitanza a Parigi, protetto dalla politica di Mitterand, la sua vita gravita nel campo della ricerca scientifica all’Istituto Pasteur. In breve tempo, per i meriti dei suoi studi sul cancro e sull’HIV, ricopre la carica di direttore di ricerca all’INSERM. Collabora con l’équipe Francoise Barré Sinoussi che per prima ha isola il virus Hiv. Nel 2008, Francoise Barré Sinoussi vince con Luc Montagnier il Premio Nobel per le ricerche sull’Aids. Pancio è in frac nella Concert House di Stoccolma accanto ai vincitori.
Giovani che mi passate accanto , vi auguro di conoscere e provare le intense emozioni che abbiamo vissuto in quegli anni. Amore, entusiasmo, noncuranza del pericolo, speranza e volontà di cambiare. - Gianfranco Pancino da Ricordi a piede libero
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