Runner morto: l’aggressore è un’orsa. Era con i cuccioli?

L’orso coinvolto nell’incidente di Andrea Papi, il runner morto in Trentino, non è MJ5, come aveva ipotizzato la Provincia autonoma di Trento, ma JJ4: una femmina di 17 anni. Poichè i cuccioli d’orso rimangono accanto alla mamma da uno a due anni, è lecito pensare che l’orsa abbia aggredito sulla base del suo istinto materno, in protezione della prole.

Alla luce di questa più che probabile ipotesi, è fondamentale rivalutare la scelta di abbattere l’animale che era già di per sè una soluzione comunque eccessiva. Poichè, come emerso dal test del DNA, l’aggressore è una femmina, va da sè che ha agito solo per difendere i suoi cuccioli. L’abbattimento resta una soluzione che non restituirà la vita al runner.

Più importante, invece, sarebbe comprendere se ci sono state delle inadempienze nella regolamentazione dell’accesso alle aree a rischio, se sono stati attivati adeguati protocolli, e se è stata applicata un’azione di comunicazione e prevenzione a turisti e residenti, adeguata per le zone, i percorsi e i sentieri.

OIPA: trovate una soluzione alternativa

Alla luce dell’identificazione basata sull’analisi del Dna, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) chiede che, invece di ricorrere alla cattura e all’abbattimento, si trovi una soluzione alternativa per un esemplare che forse voleva solo difendere i suoi cuccioli. I piccoli di orso rimangono accanto alla mamma da uno a due anni, quindi non si può escludere che JJ4 sia andata all’attacco sulla base del suo istinto di madre.

Se il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ogni volta che si è verificato un incidente a carico di escursionisti non fosse ricorso a ordinanze ispirate all’”occhio per occhio, dente per dente”, ma avesse regolamentato l’accesso nelle aree a rischio e attuato idonei protocolli, probabilmente quel che è accaduto al runner non si sarebbe verificato.

Molti esperti in questi giorni hanno auspicato l’attuazione di regole basilari da comunicare efficacemente a residenti e turisti in escursione.

Gli orsi non hanno fatto del Trentino una Disneyland, come forse pensavano alcune categorie produttive al momento dell’avvio del progetto Life Ursus, che ha voluto riportare a forza i plantigradi nelle Alpi.

Con un’adeguata regolamentazione degli accessi in zone e sentieri, come fa il Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise, e con un’opportuna azione di comunicazione e prevenzione, oggi non piangeremmo la prima vittima in Italia uccisa da un’orsa che ha semplicemente fatto l’orsa.

Previsto un piano di trasferimento di massa

Qualche giorno fa, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha incontrato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.

All’incontro, che si è svolto nella sede del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, erano anche presenti il presidente di ISPRA, Stefano Laporta; il capo dipartimento della Protezione Civile della Provincia Autonoma di Trento, Raffaele De Col e, in collegamento, l’assessore provinciale all’Agricoltura Giulia Zanotelli.

Il presidente Fugatti ha evidenziato al Ministro la necessità di portare il progetto di reintroduzione dell’orso in Trentino, risalente al 1999, al suo obiettivo originario.

Bisogna fare in modo che il progetto torni alle sue origini. Le sue origini sono quelle di una cinquantina di esemplari. All’interno di questi ci sono degli esemplari problematici i quali vanno, così come abbiamo deciso ieri con il Comitato per l’Ordine pubblico e la Sicurezza, vanno abbattutti velocemente”. Ha dichiarato Maurizio Fugatti.

Il ministro ha confermato la piena collaborazione del Ministero dell’Ambiente e ha raccomandato al presidente Fugatti la massima condivisione con ISPRA delle procedure che porteranno all’individuazione dei soggetti ritenuti potenzialmente pericolosi per l’uomo, già responsabili di atteggiamenti aggressivi, nei confronti dei quali il presidente della Provincia Autonoma di Trento ha la facoltà di adottare misure di abbattimento.

Tra le possibili soluzioni prese in considerazione vi è inoltre quella di mettere a punto un piano di trasferimento di massa col mantenimento nella Provincia di Trento di un numero di soggetti sostenibili dal territorio.

Una tavola rotonda si, ma oltre alle istituzioni, anche le associazioni animaliste

A conclusione dell’incontro si è dunque stabilito di istituire un tavolo di confronto tecnico tra il Ministero dell’Ambiente – che su delega del ministro Pichetto sarà rappresentato dal sottosegretario Barbaro – ISPRA, Regione e Provincia Autonoma di Trento, al fine di valutare in tempi celeri ogni azione utile a proseguire l’originario progetto di reintroduzione dell’orso nell’arco Alpino, intervenendo sulle criticità che nel tempo si sono verificate.

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) interviene su quanto emerso da questo incontro, chiedendo anzitutto che l’annunciato tavolo tecnico tra Ministero, Ispra, Regione e Provincia autonoma sia allargato a esperti rappresentanti le associazioni per la protezione degli animali.

«Non è concepibile che una parte di chi rappresenta portatori d’interessi diffusi, come le associazioni che lavorano per la protezione della fauna, bene demaniale quindi di tutti, sia escluso da decisioni così gravi», dichiara il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto. «Stiamo ricevendo molti messaggi di cittadini, di trentini e non, che ci chiedono di difendere gli orsi nel mirino di chi vorrebbe farli fuori dopo averli reintrodotti a forza nel territorio. Chiediamo ai decisori di ascoltare anche noi, insieme alle altre associazioni».

Quanto al parere positivo dell’Ispra, che nell’incontro di oggi avrebbe dato il placet all’uccisione di tre orsi e di cui aspettiamo di leggere il testo ufficiale, l’Oipa chiede un immediato ripensamento in nome dell’opinione pubblica nazionale che non vuole abbattimenti né di orsi né di altri animali colpevoli solo di seguire la propria natura nel proprio habitat.

Sull’ipotizzato “piano di trasferimento di massa col mantenimento in Trentino di un numero di soggetti sostenibili dal territorio”, l’Oipa si riserva di conoscere nei dettagli un tale progetto, posto che si opporrà con tutte le sue forze a spostamenti in luoghi dove sia consentita la caccia all’orso.

Gli orsi che fanno gli orsi

Life Ursus avrebbe dovuto proteggere gli orsi bruni reintrodotti attraverso una serie di attività mirate alla conservazione, alla sorveglianza, alla sensibilizzazione anche attraverso l’attivazione di relazioni positive tra l’uomo e il plantigrado, fa notare l’Oipa, ma la prevenzione dei conflitti tra l’orso e le comunità locali non sono state né idonee né sufficienti.

Questo il campionario di frasi usate dal presidente Fugatti: “Non mi preoccupo delle modalità di cattura”. “Per troppo tempo, qui, ci si è occupati delle problematiche degli orsi. Per troppo tempo ci si è occupati del benessere degli orsi”. “Ora il percorso viene invertito. Ma non da noi che per noi è sempre quello, ma chiediamo che sia invertito dalle comunità competenti”. E, soprattutto: “Non mi preoccupa il benessere degli animali e come verranno catturati. E non mi preoccupa neanche se i nostri organi dovessero sbagliare animale nelle azioni che fanno per identificare il soggetto“.

Un amministratore e un’amministrazione coscienziosi dovrebbero rappresentare tutti i portatori d’interesse, dovrebbero agire nel rispetto delle norme di salvaguardia della biodiversità e non dovrebbero essere mossi da spirito di rappresaglia, da spirito di vendetta. Chi vuole un Trentino macchiato di sangue di orsi che fanno gli orsi non può rappresentare tutta la comunità.

Fugatti contro tutti.

Fugatti afferma di  volere la morte anche dell’orso M62 che non ha neppure mai attaccato l’uomo. Auspicabile una gestione più oculata del Progetto Life Ursus, che ormai appare come fallimentare.

Questo è quel che è emerso dalla conferenza stampa di ieri mattina convocata dal presidente della Provincia autonoma di Trento che ha condannato a morte tre orsi, MJ5, JJ4 ed M62, colpevoli di fare gli orsi. Così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che oggi ha inviato istanza di accesso agli atti riguardanti la vicenda.

Fugatti e l’assessore Zanotelli hanno puntato il dito su Ispra e sull’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa entrambi, a loro dire, responsabili l’uno del mancato abbattimento di JJ4 non avendo mai dato parere favorevole negli scorsi anni, l’altro della presentazione di un ricorso pro-orso contro la sua ordinanza di uccisione. «Se ne avessimo avuto la possibilità l’avremmo già rimossa», ha detto l’assessore.

Gravissima poi l’affermazione di volere uccidere una madre con cuccioli al seguito, come anche attestato dallo zoologo Filippo Zibordi, che si occupa da oltre 20 anni degli orsi trentini. Un’uccisione che andrebbe contro i dettami del Pacobace che non consente l’abbattimento di orse con cuccioli. Giovanni Giovannini, dirigente del Servizio Foreste della Provincia, è arrivato a dire che stanno monitorando con le fototrappole per capire se «l’animale è ancora accompagnato da cuccioli», ma che «comunque questo è indifferente rispetto a quella che sarà l’attività in corso, ovvero la necessità di abbattimento». (v. dal min. 42.30).

Di più: Fugatti afferma di  volere la morte anche dell’orso M62 che non ha neppure mai attaccato l’uomo: «Non ha avuto atti aggressivi ma confidenti con i centri abitati, quindi mi aspetto un parere favorevole dell’Ispra anche su M62», ha detto (v. dal min 54,20).

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”