Runner morto: a che serve ora uccidere l’orso?

E’ arrivata la notizia: l’autopsia conferma che il runner è morto a causa di un orso.

Immediata la replica della famiglia che annuncia di voler denunciare la Provincia autonoma di Trento e lo Stato per aver reintrodotto gli orsi in Trentino. (fonte TG5)

Al TG5 delle 13 di oggi, il reportage evidenzia non solo le volontà della famiglia di procedere legalmente contro la Provincia di Trento, ma che sono in corso gli esami del DNA per stabilire quale orso ha attaccato il runner morto per l’aggressione.

Infine, la dichiarazione del Governatore Fugatti che ha prontamente ordinato di abbattere l’animale.

Bisogna fare in modo che il progetto torni alle sue origini. Le sue origini sono quelle di una cinquantina di esemplari. All’interno di questi ci sono degli esemplari problematici i quali vanno, così come abbiamo deciso ieri con il Comitato per l’Ordine pubblico e la Sicurezza, vanno abbattutti velocemente”. Ha dichiarato alle telecamere Maurizio Fugatti.

Ora tocca a Ispra e al Ministero dell’Ambiente confermare l’ordinanza del Presidente della Regione Autonoma del Trentino.

Ma alla luce dei fatti, pur individuando l’esemplare colpevole della morte del runner, a che serve abbattere l’orso?

Occhio per occhio, dente per dente

E’ strano come funzioni l’idea di giustizia in questo caso. Se un orso uccide un uomo, bisogna abbattere l’animale. Ma quando è un uomo ad uccidere un altro uomo, o donna, è già un miracolo se viene condannato a 30 anni, e con tutte le attenuanti del caso.

La decisione di abbattere l’orso non porterà in vita il runner morto. Nè darà giustizia alla famiglia, ci auguriamo, a cui ci stringiamo nel cordoglio.

L’abbattimento dell’orso è una decisione che non ha fondamenta e appare come una mera e meschina vendetta. La giustificazione poi che la popolazione di orsi in Trentino è superiore a quanto previsto, ha un nome: ripopolazione della specie.

Perchè non concentrarsi sulle misure di sicurezza dei boschi, del monitoraggio degli spostamenti degli animali e della loro convivenza con gli uomini?

L’orso non ha aggredito in città, ma nel suo habitat naturale.

Tutta colpa degli animalisti

Apprendiamo, inoltre, che «Tra le tante dichiarazioni lette tra ieri e oggi, vi sono anche state anche quelle che imputano la morte del povero runner a un “estremismo ambientalista” che avrebbe causato l’incidente con l’orso», ha dichiarato Alessandro Piacenza dell’Oipa. «Addirittura vi è chi afferma che “questo estremismo insensibile alle ragioni ed alla sicurezza dell’uomo va emarginato e fermato”. Di fronte ad affermazioni di tal fatta invitiamo tutti a una maggiore calma e cautela».

L’Oipa ricorda che esiste sempre un modo per convivere serenamente con gli animali che vivono nel loro habitat. Altre Regioni lo dimostrano. Le istituzioni mettano un maggiore impegno nella diffusione d’informazioni utili a tal fine e attivino, con le categorie produttive, misure di salvaguardia nel rispetto della vita animale, tutelata dall’articolo 9 della Costituzione.

La risposta degli animalisti

Oipa:”Un amministratore mosso da spirito di vendetta e che va alla rappresaglia: questo appare oggi più che mai il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, che ha dichiarato guerra agli orsi che fanno gli orsi. Un amministratore in campagna elettorale –  le elezioni provinciali si terranno il prossimo ottobre – che in nome della “sicurezza” delle proprie comunità non si cura né di coloro che non vogliono il sangue di animali colpevoli di seguire il loro istinto naturale né di rispettare l’articolo 9 della Costituzione, arrivando a chiedere lo stravolgimento della normativa, europea e nazionale, a tutela di specie protette. Così, l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), all’indomani della conferenza stampa del presidente Fugatti in cui ha di fatto annunciato di volere il dimezzamento della popolazione degli orsi e per di più con metodi sommari“.

Importare per poi imprigionare e uccidere. È quel accade nella gestione della Provincia autonoma di Trento che, insieme all’Istituto nazionale della fauna selvatica (oggi Ispra) e al Parco Adamello Brenta, per salvaguardare un piccolo nucleo di orsi sopravvissuto nel territorio volle avviare il progetto Life Ursus, finanziato dall’Unione Europea, al fine d’incrementare la specie nelle Alpi tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia.

«Se il risultato di tanto sforzo è questo, tanto valeva che quello stanziamento di denaro pubblico fosse investito altrove», commenta il responsabile per la Fauna selvatica dell’Oipa, Alessandro PIacenza. «Dieci furono gli orsi rilasciati tra il 1999 e il 2002, e oggi se ne contano circa 100. Ma l’intento iniziale si è ribaltato e dalla protezione si sta passando all’uccisione».

Gli orsi che fanno gli orsi

Life Ursus avrebbe dovuto proteggere gli orsi bruni reintrodotti attraverso una serie di attività mirate alla conservazione, alla sorveglianza, alla sensibilizzazione anche attraverso l’attivazione di relazioni positive tra l’uomo e il plantigrado, fa notare l’Oipa, ma la prevenzione dei conflitti tra l’orso e le comunità locali non sono state né idonee né sufficienti.

Questo il campionario di frasi usate ieri sera dal presidente Fugatti: “Non mi preoccupo delle modalità di cattura”. “Per troppo tempo, qui, ci si è occupati delle problematiche degli orsi. Per troppo tempo ci si è occupati del benessere degli orsi”. “Ora il percorso viene invertito. Ma non da noi che per noi è sempre quello, ma chiediamo che sia invertito dalle comunità competenti”. E, soprattutto: “Non mi preoccupa il benessere degli animali e come verranno catturati. E non mi preoccupa neanche se i nostri organi dovessero sbagliare animale nelle azioni che fanno per identificare il soggetto“.

Un amministratore e un’amministrazione coscienziosi dovrebbero rappresentare tutti i portatori d’interesse, dovrebbero agire nel rispetto delle norme di salvaguardia della biodiversità e non dovrebbero essere mossi da spirito di rappresaglia, da spirito di vendetta. Chi vuole un Trentino macchiato di sangue di orsi che fanno gli orsi non può rappresentare tutta la comunità.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”