Sanremo 2020 Big: questi giovani non sono i soliti ignoti

La categoria “Sanremo 2020 Big” vanta un numero di presenze che per molti sono solo i soliti ignoti, ma è davvero così o è la musica che sta cambiando? Sono emeriti sconosciuti, i big scelti da Amadeus o siamo noi a non essere al passo con i tempi? Insomma, questi Big, sono davvero Big?

Sanremo 2020 Big: non sono i soliti ignoti

Prima erano i ragazzi usciti dai talent, ora sono quelli sconosciuti meglio identificabili come “indie” (etichetta che non può, però, raggrupparli tutti, se ci basiamo sul vero significato di “indipendenti da una casa discografica” o su quello alterato di “stile malinconico e triste tipico dei millenials”).

La verità è che nell’ultimo decennio il Festival di Sanremo si è aperto a intrusi che poco avevano a che fare (o almeno così sembrava) con i veterani della musica, ma che dimostravano comunque di piacere al pubblico, tanto da vincere e avviare importanti carriere musicali.

Andiamo con ordine.

2009: Carta Canta

Nel 2009 non erano state poche le polemiche contro “La forza mia” di Marco Carta, canzone vincitrice del cinquantanovesimo Sanremo. E ok, su di lui si potrebbe dire che dieci anni dopo sia diventato più famoso per il coming out e il furto di magliette, ma all’epoca la sua strada l’ha fatta.

Marco Carta alza il trofeo del vincitore di Sanremo

2010: Talent Time

Nel 2010 arriva Marco Mengoni, appena uscito da X Factor (la terza edizione del talent, ancora in onda su rai 2 permetteva, infatti, al vincitore di andare dritto sul palco dell’Ariston, addirittura tra i Big). Arriva terzo con “Credimi ancora”, canzone che pochi ricorderanno, probabilmente solo il suo fanclub, ma che nell’ultimo tour “Atlantico” (più di 50 date sold out) ha brillantemente rivisitato dimostrando di essere qualcosa di più di un semplice cantante da talent. Quello stesso anno la rassegna della sessantesima edizione del Festival era stata vinta da Valerio Scanu con “Per tutte le volte che…”, brano scritto da Pierdavide Carone, altro figlio di “Amici” che tornerà poi al Festival nel 2012, in duetto con Lucio Dalla e che l’anno scorso era stato collocato tra i grandi esclusi da Baglioni con “Caramelle” in duetto con i Dear Jack.

Nel 2011 arriva tra gli esordienti Giusy Ferreri, una semplice vincitrice di X Factor che pochi anni dopo sarebbe diventata regina delle classifiche estive: da “Roma Bangkok” a “Amore Capoeira”, non sono pochi i suoi tormentoni. Nel 2012 vince Emma con “Non è l’inferno”. Oggi non è più una ragazza da talent, ma la voce dei testi di Vasco come il brano “Io sono bella” pubblicato a fine 2019.

2013: Social Time

Nella sezione “Sanremo social” troviamo invece Giordana Angi, un’esordiente che in futuro avrebbe avuto il suo ben da dire.

Nel 2013 torna Mengoni, stavolta vincitore con “L’essenziale”, tra le canzoni elette come migliori del decennio appena passato. E c’è anche Annalisa, che calcherà più volte a Sanremo e inizierà ben presto a scalare le classifiche.

Nel 2014 tra le Nuove Proposte arriva Diodato e come esordiente troviamo Rocco Hunt. Nel 2016 c’è Mahmood, una Nuova Proposta ancora inconsapevole del futuro promettente che avrebbe avuto. Quello è anche l’anno di Irama, che tornerà nella stessa edizione di Alessandro.

E tra i tanti che hanno lasciato il segno ci sono anche  Karima (voce doppiatrice de “La principessa e il ranocchio”), Noemi, Chiara, Lorenzo Fragola, Il Volo, Enrico Nigiotti (concorrente prima di “Amici” e poi di X Factor), Francesca Michielin, Elodie, Michele Bravi, The Kolors,  Federica Carta, Briga (in duetto l’anno scorso con Patty Pravo, mica una da ridere).

2018: Indie Time

A partire dal 2018 si può parlare di “indie” a Sanremo. Arriva “Lo Stato Sociale” con la sua “Una vita in vacanza”, critica sociale verso il complesso mondo lavorativo italiano erroneamente sminuita per “la vecchietta che balla”, com’era appena successo l’anno prima per “la scimmia” di Gabbani. Forse questi cantautori hanno qualcosa di più da dire dietro l’ironia?

Nel 2019 si continua con Ex Otago, Zen Circus, Motta e Achille Lauro (meno indie per stile ma ugualmente indie per fama, forse). Nel 2020 si prosegue con i Pinguini Tattici Nucleari, Levante e gli Eugenio in Via di Gioia.

Streaming Time

Riandiamo con ordine. I Pinguini vantano 463.914 ascoltatori mensili su Spotify. Il loro terzo album, “Gioventà Brucata” (c’è una certa analogia con il “Gioventù Bruciata” di Mahmood secondo voi?) esce nel 2017, anno in cui partecipano ad agosto alla venticinquesima edizione del Sziget Festival a Budapest (niente male). Conquistano il disco d’oro per il singolo “Irene” e nel 2019 pubblicano il nuovo album “Fuori dall’hype”. L’omonimo tour è il primo dei palazzetti. Fa seguito il tour già annunciato del 2020. Indovinate un po’? Prima ancora di andare a Sanremo fanno sold out al Forum di Assago. I fan li hanno, eccome.

Levante ha 436.546 ascoltatori mensili sulla piattaforma streaming, un disco d’oro per “Alfonso” del 2013 e uno di platino per “Pezzo di me” del 2017. Intanto nel 2015 aveva già fatto sold out all’Alcatraz di Milano e nel 2019 suona per la prima volta al Mediolanum Forum di Assago. Sempre l’anno scorso duetta con Carmen Consoli in “Lo stretto necessario”, non solo una cantautrice siciliana come lei, ma indie come lei: lo era, infatti, quando ancora di indie in Italia non si parlava.

Gli Eugenio in Via di Gioia nel 2017 pubblicano “Giovani illuminati”, il primo singolo estratto dal loro secondo album. Il brano entra nella classifica “Viral Top 50 Italia” di Spotify, mentre il video in poche settimane supera le 120 mila visualizzazioni e viene ripreso da La Stampa e Comingsoon.it. Nella seconda settimana di uscita del secondo album “Tutti su per terra”, raggiungono la posizione numero 86 delle classifiche ufficiali italiane di vendita. Tra fine 2018 e inizio 2019, il brano “Altrove” (contenuto in qualsiasi playlist indie che si rispetti) supera il milione di ascolti su Spotify.

I soliti ignoti?

E cosa si può dire degli altri “giovincelli” di “Sanremo 2020 Big”?

Elodie vanta 1.243.597 ascoltato imensili su Spotify, disco d’oro per “Un’altra vita” (brano scritto da Fabrizio Moro), platino per “Tutta colpa mia”, platino per “Nero Bali” (feat. Michele Bravi e Gué Pequeno), “Pensare male” (feat. The Kolors) e “Margarita” (feat. Marracash). Non pochi tormentoni e non pochi featuring.

Elettra Lamborghini ha 1.120.125 ascoltatori mensili, due dischi di platino per il primo singolo, “Pem pem”  pubblicato due anni fa. Non solo “Ex on the Beach Italia” e “Riccanza”, quindi.

Riki, 449.771 ascoltatori mensili, disco di platino per “Perdo le parole”, EP d’esordio pubblicato da Sony dopo la partecipazione ad “Amici”. Composto da sette brani, è arrivato in cima alla classifica degli album più venduti in Italia. L’album è rimasto al primo posto per cinque settimane consecutive, ottenendo a un mese e mezzo dalla sua pubblicazione la certificazione di doppio platino e risultando inoltre al primo posto tra gli album più venduti in Italia nei primi sei mesi del 2017.

Il suo album d’esordio, “Mania”, è stato certificato doppio disco di platino dalla FIMI.

Infine, il singolo “Dolor de cabeza” in duetto con i CNCO (famosi nella scena reggaeton internazionale) ha vinto il premio Radio 105 assegnato dagli ascoltatori e dagli utenti del web.

Per Achille Lauro sono 1.756.845 gli ascoltatori mensili, “Rolls Royce” è diventato ormai un tormentone e, prima ancora di Sanremo 2019, in discoteca la sua fama si deve a “Thoiry remix”.

Alberto Urso appena uscito dall’ultimo “Amici” nel 2019 pubblica il primo album in studio, “Solo” certificato poi disco d’oro e rimasto in prima posizione nella classifica FIMI italiana per due settimane consecutive.

Giordana Angi ha co-firmato “Accetto miracoli”, brano estratto dall’omonimo album di Tiziano Ferro che tanto stima l’autrice appena uscita da “Amici”.

Rap Time

Junior Cally vanta 556.685 ascoltatori mensili su Spotify e, prima del brano “Ricercato” pubblicato nel 2019, si nascondeva dietro una maschera. Una moda non poco comune nel panorama musicale internazionale e italiano degli ultimi 20-30 anni, che si sta, però, sempre più intensificando proprio nell’ultimo periodo: si pensi a Myss Keta e tha Supreme, per niente estranei al successo.

Rancore ha collaborato con artisti come Fedez, nel 2011 ha partecipato all’MTV Spit Gala vincendo a pari merito con Clementino. Oggi è un nome importante della scena rap romana.

Anastasio ha vinto la dodicesima edizione di X Factor nel 2018 con “La fine del mondo”, brano che ha raggiunto la vetta della classifica dei singoli italiani ed è stato certificato disco di platino dalla FIMI. L’anno scorso era tra i cantanti del Concerto del Primo Maggio. In una chiacchierata che ho avuto il piacere di fare con Stefano Senardi, il produttore discografico mia ha detto: «È il segno che la musica è di nuovo rivoluzione».

Perché al Concerto 2019 sono saliti sul palco Rancore, Anastasio, Achille Lauro, Ex-Otago, Motta, The Zen Circus, Pinguini Tattici Nucleari, Canova, Gazzelle, La Rappresentante di lista, La Municipàl, Ghali, Coma Cose, Eugenio in Via di Gioia, Fast Animals and Slow Kids, Fulminacci.

Nel 2018 Galeffi, Mirkoeilcane, Carmen Consoli, Frah Quintale, Willie Peyote, Lo Stato Sociale. Nel 2017 Le Luci della Centrale Elettrica, Levante e Brunori Sas. E tra le passate edizioni Bugo, Thegiornalisti, Coez.

Sanremo IN Time

Tutti artisti “indie” prima, pop ora. Ma cosa cambia? Piacciono ai giovani, perché cantano il mondo dei giovani: la malinconia amorosa che non è più quella di “Amore bello” di Baglioni, la crisi economica che negli anni ’80 era inesistente, l’incertezza sul futuro che la generazione precedente non conosceva. Quindi ben vengano Amadeus e i suoi giovani e che la rassegna musicale di Sanremo si apra a tutti questi artisti già noti nelle rassegne e nei Festival italiani più famosi, come il Mi Ami (che l’anno scorso accoglieva Fadi, ora tra le Nuove Proposte di Sanremo 2020), da qualche anno evento mainstream per eccellenza che come tutti i suoi simili ricalca il modello Woodstock. Dopo cinquant’anni tutto questo sta tornando e, se anche il Festival popolare per eccellenza vuole comunicarlo, dobbiamo solo esserne felici.

Fonte foto copertina da supereva.it

Giulia Di Leo
Giulia Di Leo
Laureata in Lettere moderne, ha frequentato la scuola di giornalismo all’Università Cattolica di Milano e oggi scrive per La Stampa e Zetatielle. Dice di sé: “ Sono una ragazza di provincia nata col sogno di scrivere, amo la mia città, Casale Monferrato, che mi ha insegnato a vivere di semplicità e bellezza, portandomi, poi, ad apprezzare la metropoli milanese che nella maturità mi ha conquistata. Non riesco a vivere senza musica: nata nel ’95, ho vissuto di riflesso gli anni delle musicassette degli 883. Mi nutro di cantautorato, pop, indie e trap per aprirmi al vecchio e al nuovo. Senza mai averne capito il perché, il giornalismo è sempre stato il sogno della vita, amo scrivere e la mia attitudine è raccontare e raccontarmi, con stile razionale e schietto. Il mio più grande desiderio è fare della mia passione un lavoro, avvicinandomi a tutti i mondi che fanno parte di me”.