Shalpy ritorna con “Let it Snow” ma le radio non lo “sanno”…

“Let it snow” il nuovo singolo di Shalpy

Ho conosciuto Shalpy, ho avuto l’onore di passare una serata con lui dopo un concerto. Un momento breve ma che è una tessera fondamentale della mia vita personale.

“Pregherei”, il brano cantato in coppia con Scarlett, provoca ancora oggi brividi lungo la schiena e per me rimane la preghiera più intensa da rivolgere al cielo. Un successo che va oltre le generazioni, oltre le epoche e davanti al quale tutti tirano giu il cappello.

Shalpy: l’io e l’es

Un uomo, al di là dell’artista, o forse proprio perchè artista è un uomo vero. Un concentrato di passione e sentimenti che pochi hanno compreso. Un “gettone” musicale degli anni ’80 spremuto finche dava il succo e poi lasciato indietro quando il vento è girato verso la la dab e l’elettronica commerciale.

Shalpy fa parte di quella rock generation che ha scritto le pagine della storia della musica italiana. Ci ha regalato frammenti d’anima che si sono conficcati come briciole di vetro nei nostri cuori, tant’ è che se provi a rimuoverli fanno ancora sanguinare il cuore, perchè sono ricordi di un tempo che era perfetto, dove una canzone era ancora colonna sonora di un sentimento e non una suoneria da cellulare.

Brani immortali che vanno al di là del tormentone estivo, perchè erano pilastri delle notti d’estate ed eravamo in migliaia in un’arena per celebrare la canzone più bella della stagione. Ma che ne sanno i millenials.

Quando le radio erano libere

Non c’era Youtube, non c’era Spotify. C’erano le radio libere, ma libere per davvero. Un tempo che è cambiato anche per loro. Oggi sono monopolizzate dalle major e vanno a cachet. Servi di un sistema discografico che ne detiene il palinsesto e poco importa se la musica vera sta qualche frequenza più in là.

Un’amarezza che esprime anche Shalpy stesso, proprio perchè il suo nuovo brano non è stato inserito nelle varie programmazioni radiofoniche e televisive nazionali. Un autogol per le emittenti, mi permetto di dire, perchè all’estero, invece, il progetto sta già prendendo forma con contorni che condurranno a una vera e propria operazione internazionale.

E’ una lacrima che cade

Shalpy non è solo “quello di Rock and Rolling” e di “Pregherei”. Shalpy ha scritto brani incredibili. Forse non tutti sanno che nel 2003 uscì con un album fantastico, “Spingi, Invoca, Ali” che contiene pagine di pura poesia.

Il decennio che si sta concludendo è stellato di album e pubblicazioni che sono perle di una carriera intensa e ricca di successi.

E, se mi permettete la licenza poetica, ogni volta che un artista così non viene sostenuto, è una lacrima che cade.

Shalpy è uno di quei tanti artisti che ormai vivono tra gli Stati Uniti e l’Italia. Un patrimonio culturale che stiamo perdendo non valorizzandone l’artisticità, non promuovendola, ingurgitando come oche vocoder e stronzate varie da reggaeton da quattro soldi.

Artisti come Shalpy meritano un rispetto diverso, un posto d’onore, perchè non solo hanno segnato un’epoca, ma perchè la loro musica e le loro capacità artistiche sono i “segni particolari” sulla nostra carta d’identità nazionale nel mondo.

Shalpy let it snow - la copertina del singolo con il primo piano di Shalpy con capelli neri lunghi e un enorme fiocco di neve sulla destra

Let it snow

Se qualcuno pensava che si sarebbe ritirato può stare tranquillo. Shalpy era e resta un guerriero della vita con la penna in mano. “Let it Snow” è un brano dolcissimo, dove si ritrovano tutte le sfumature della poesia di “Un morso e via“. Una storia che racconta di un ritorno nella notte di Natale.

La fotografia di uno spaccato di vita più che mai attuale, vista la solitudine che ha caratterizzato il Natale 2020. Una pandemia che ha separato famiglie per mesi e che pochi hanno avuto la fortuna di raggiungere per le feste natalizie. Non solo in Italia ma ovunque nel mondo.

Un brano che è perfetta colonna sonora di questo periodo, ma che purtroppo non ha colto il favore del business.

Ma noi non siamo “gli altri”. Noi siamo ancora quelli che scelgono di essere liberi, no east no west.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”