Stefano Bruno, fuori il secondo singolo, intitolato “Carlotta”

Stefano Bruno, cantautore milanese di origini siciliana, pubblica il secondo brano della sua carriera, intitolato “Carlotta”, cover di “Où est passée ton ame?” della band francese La Fèline.

Cover, cover, cover, fortissimamente cover: un’estate questa del 2020, post Covid-19, e forse ante un nuovo lockdown, caratterizzata al 50% dai “rifacimenti”: di tutti i generi, e per tutti i gusti, con esiti altalenanti, spesso imbarazzanti. Il restante 50% è equamente suddiviso fra inediti e reggaeton, anche qui con risultati contrastanti.

C’era una volta la cover

C’è stato un periodo, a cavallo fra gli anni ’60 e ’70, dove i discografici italiani andavano a Londra in cerca di nuove idee e nove sonorità, e tornavano con le valigie piene di 45 giri. Mantenendo intatta la musica, davano a parolieri più o meno affermati l’incarico di riscrivere il testo, sfornando così successi intramontabili, evergreen, come si usa dire,che ascoltiamo ancora oggi.

Chiaro, all’epoca non c’era internet, le riviste musicali in inglese erano riservate a pochi fortunati, e quindi non tutti erano in grado di capire se una tale canzone fosse originale al 100%, ma tant’è.

Senza luce”, dei Dik Dik, cover di “”A whiter shade of pale” dei Procol Harum, “Pensiero d’amore” di Mal dei Primitives, versione italiana di “I’ve Gotta Get A Message To You” dei Bee Gees, oppure “Tutta mia la città” della Equipe 84, originariamente “Blackberry Way” della band britannica The Move, sono esempi eclatanti.

Carlotta

Anche questo “nuovo” singolo non si discosta poi più di tanto dal discorso fatto nel precedente paragrafo.

Le due versioni, musicalmente parlando, sono decisamente simili: elettro pop di discreta fattura, con parecchi rimandi alla new wave anni ’80.

Chiaramente differiscono per il testo, non solo per la lingua, e naturalmente per la voce, dove nella versione originale è Agnès Gayraud che canta.

A proposito della voce, non male, quella di Stefano Bruno, decisamente personale.

Il testo, beh, forse si poteva fare di meglio: “Wow che bella pelle dorata, due ore in spiaggia e sei già abbronzata”, non è proprio il massimo. Farà la felicità di chi, sempre nello stesso periodo delle cover, ascoltava, e si emozionava, al Festival di Sanremo, con le canzoni scritte dai mitici “Pace-Panzeri-Pilat” piuttosto che da “Pallavicini-Conte”.

Attendiamo il nuovo album per un giudizio più completo.

stefano bruno carlotta sfondo notturno e cittadino, in primo piano il cantante milanese, capelli corti, barba cortissima e felpa blu con cappuccio. di profilo

Stefano Bruno

Si avvicina alla musica nel 2010, dopo il diploma in ragioneria, con le prime esperienze musicali da cantante solista dapprima in duo acustico, poi in una band.

Dopo un approccio da autodidatta approfondisce gli studi e la tecnica vocale sia con lezioni private che iscrivendosi a corsi di musica e di canto moderno.
Nel 2017 ha fatto parte del coro soul gospel Soul voices di Milano diretto da Wendell Simpkins.
Nel novembre 2019 esce sulle piattaforme digitali il suo primo singolo “Ho cercato il tuo nome”.
Il suo primo album di inediti è previsto per il prossimo mese di settembre.

Video & Credits

Per il momento il video di “Carlotta” non è disponibile: su YouTube trovate soltanto la versione teaser. Al momento non ci sono notizie riguardo ad un eventuale videoclip.

Carlotta” è disponibile in streaming e su tutte le piattaforme digitali dal 31 luglio.

Testo, voce e armonie vocali di Stefano Bruno
Musica di Agnès Gayraud, Michel ThiryProgramming, Basso, Percussioni, Tastiere, Chitarre: Francesco Campanozzi Mix e mastering: Max Lotti

Potete seguire Stefano Bruno su Facebook, Instagram, Spotify e sul canale YouTube.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.