25 aprile 1945 – 2020: la Resistenza muore da sola, senza neanche un ultimo saluto

Il 25 Aprile del ’45, in Italia finiva l’incubo della Seconda Guerra Mondiale. Cosa resta di quella generazione che ha fatto la Resistenza?

Le dieci del mattino e mi scoppia la testa, come se avessi bevuto una botte di vino o fossi stato alla mia festa. Apro la finestra è ancora buio, butto un urlo per strada ma non risponde nessuno.

Sembra un post su facebook scritto da uno di noi, un qualsiasi “io” in quarantena. E invece no, sono versi di una canzone di ventisette anni fa.

Correva l’anno 1983 quando Lucio Dalla pubblicava uno degli album più belli della sua discografia e della storia della musica italiana e questi versi sono proprio di “1983“, la canzone dedicata all’arrivo degli Americani in Italia, nella seconda guerra mondiale.

Chissà cosa direbbe Lucio se fosse ancora qui oggi.

Ricordare la giornata della Liberazione è importante e doveroso, ma quest’anno è particolare, quest’anno più che mai vanno ricordati coloro che hanno fatto la Resistenza, perchè quest’anno più che mai, è come se fossero di nuovo in guerra.

25 Aprile 2020

Già… Questo isolamento ha chiuso la gente dietro le imposte delle proprie finestre, ha svuotato le strade trasformando il mondo in scenari surreali. Un silenzio assordante, come dice Papa Francesco, un silenzio irreale, soprattutto al crepuscolo e la notte è accesa solo da occhi gialli che ci guardano dai palazzi. Il mio vicino, che oramai sfiora i novanta dice:”entriamo dentro Rosetta, che c’è il coprifuoco”…E così che esplode un mondo di immagini, riflessioni e pensieri. E questa canzone che non va via dalla testa.

Quel vecchietto ha usato la parola “coprifuoco”, una parola da libro di storia. Ed ha ragione. Sembra di stare in guerra. Strade deserte, nessuno in giro dopo una certa ora. Uno scenario da guerra, con la differenza che noi abbiamo un comodo divano e una TV in 4k e combattiamo un nemico invisibile.

Affiorano i ricordi di mia nonna, quando mi raccontava della guerra, la seconda soprattutto, perchè lei le aveva vissute tutte e due. Mia nonna aveva i lobi degli orecchi tagliati e non sapevo perchè. Poi una sera, una di quelle tante bellissime sere della mia infanzia, dove lei mi raccontava le storie per addormentarmi, me lo raccontò.

25 Aprile ’45

I tedeschi erano arrivati in paese e lei si era rifugiata in soffitta con i suoi bambini, ma uno di loro era entrato dal lucernaio. La paura che provò, lo sguardo di quegli occhi stranieri piantati nei suoi occhi, e lei, seduta sulla coperta che nascondeva i suoi fagottini di cinque e sette anni. Il soldato la guardò intensamente e non so se fu qualcosa che vide nel suo sguardo, o se fu la sua bellezza a colpirlo, ma si mise il dito sulle labbra, per zittirla e urlò ai compagni che erano di sotto:”Hier Niemand!“, qui non c’è nessuno. Lei non capiva il tedesco e aveva paura, ma aveva compreso che la stava coprendo dagli altri soldati. In cambio della sua vita, il soldato gli strappò gli orecchini dai lobi e uscì da dove era entrato.

E’ un aneddoto, come ne potete sentire tanti, se vi fermate ad ascoltare qualcuno che è sopravvissuto fino ad oggi per raccontarvelo.

Purtroppo la memoria storica vivente sta morendo, per ovvie ragioni anagrafiche, ma quest’anno, proprio quest’anno, sembra che un nemico invisibile sia tornato per portarsi via i pochi rimasti. E non basta il cappello d’alpino per scacciarlo, non basta il progresso, non serve il fucile e neanche la bomba atomica. Il nemico di oggi è bastardo e non ha pietà. Soli in un letto di ospedale, combattono la loro ultima battaglia, da soli. Chissà cosa pensano, chissà dove arriva la loro memoria. Chissà quali ricordi ritornano, in quelle lunghe interminabili ore. Senza una carezza, neanche un famigliare vicino. La Resistenza muore da sola, senza neanche un ultimo saluto.

Erano tristi solo i morti e si mangiavano le mani, non perché erano morti ma perché non si svegliavano domani

“1983” era una fotografia musicale, schietta, cruda, poetica di un monento storico di cinquant’anni prima. Certo, ci sono voluti ancora due lunghi anni, prima di arrivare alla liberazione vera e propria. Due anni, altrettanto crudi e violenti, fatti di resistenza, fatti di morti e di fame. Ma c’era la guerra e la gente , anche se ormai aveva imparato a conviverci, non si è mai arresa e laddove il tricolore monarchico aveva tradito, il popolo italiano ha fatto da sè e ha resistito. In quel 25 Aprile del ’45, avevano vent’anni quei ragazzi, erano bambini, erano donne, erano solo persone.

Sono gli anziani di oggi, anziani che da bambini hanno vissuto la paura dei bombardamenti, e che oggi muoiono da soli spazzati via da un nemico che neanche vedono. Sono la Resistenza, sono coloro che hanno rifatto il Paese che abbiamo ereditato. E ancora: sono coloro che ci hanno consegnato con le mani sporche di terra, la libertà di cui godiamo. Sono sempre loro che hanno lavorato duro per darci il benessere che non hanno avuto. Quelli che hanno visto nascere il Regime e lo hanno fatto morire. Sono quelli che ci hanno consegnato la Democrazia, dandole il più alto significato.

Erano gli anni della guerra tutti col culo per terra. Si mangiava coi cani ti ricordi a Bologna che festa quando arrivarono gli americani

Ed oggi, proprio in questo giorno della Liberazione, quegli stessi che hanno lottato contro i fascisti e i nazisti, stanno combattendo ancora una volta per la vita. E quanti sono dimenticati, quanti sono quelli che stanno morendo per l’inadempienza dell’uomo, uno scandalo, quello delle case di riposo che non avrà colpevoli sulla carta, ma che molti si porteranno sulla coscienza. Padri, madri, nonni che sono sopravvissuti alle bombe ma non all’abbandono e all’indifferenza.

Ma tutti quanti, perfino i più tristi, aspettiamo di svegliarci insieme, e di guardarci di toccarci e di guardarci come non ci fossimo mai visti

Verrà il giorno che anche tutto questo sarà un ricordo lontano. Verrà il giorno in cui i libri di storia parleranno del coronavirus, dell’isolamento forzato, dei decessi. Per ora sarebbe bello se domani potessimo tutti andare a dire grazie a coloro che hanno resistito per noi.

25 Aprile ’45 – 2020 La Resistenza muore da sola, senza neeanche un ultimo saluto – O bella ciao suonata da Artisti Anonimi
Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”