Gli incerti equilibri dei luoghi abbandonati di Botto & Bruno.

Sono luoghi abbandonati, sono incerti equilibri, sono edifici dimenticati e siti in degrado, sono più di quasiasi altra cosa, installazioni di un’attualità stupefacente quelle del duo artistico torinese Botto & Bruno. Opere dai titoli come Waiting for the last bus, Aspettando l’ultimo autobus e Ballad of forgotten places, Ballata dei luoghi dimenticati, che ci inchiodano al nostro quotidiano di oggi.

Condizioni esistenziali in equilibrio precario. Solitudini, incomunicabilità, squallore del degrado e dell’abbandono, ma nello stesso tempo poesia. La poesia di luoghi che sono testimoni silenziosi del progresso della civiltà umana. La poesia che esplode tra gli squarci dei muri pieni di inquietudine e gli incerti equilibri della speranza.

Gli incerti equilibri degli spazi

Un po’ come fossero eredi del senso di vuoto di Edward Hopper, anche Gianfranco Botto e Roberta Bruno sono interpreti della solitudine. Della tristezza e dell’isolamento che caratterizzano questo periodo di emergenza. Solo che Botto & Bruno ritraggono e raccontano l’abbandono e il degrado dei luoghi. Dei luoghi quasi sempre senza le persone. O con persone dai tratti celati da mani, da braccia, da grandi cappucci di felpe. Con periferie dai cieli grigi, spazi conquistati, modificati e poi distrutti e abbandonati.

Gli incerti equilibri dei luoghi abbandonati di Botto & Bruno edifici su wallpaper
Soft City photo GAM Torino

Fin dalle loro prime opere, agli inizi degli anni ’90, esprimono le loro installazioni attraverso fotografia, video e wallpapers. Sfondi di carta, che rivestono per intero pareti e pavimenti degli spazi espositivi. Lo spettatore si immerge nei luoghi desolati, entra nella periferia urbana. Ci cammina dentro in un bagno di colori lividi, vinili dimenticati, pupazzi veri gettati su strade in laserprint. Come in Soft City, opera per la quale nel 1998 è stato loro assegnato il primo premio Torino incontra l’arte.

Sono tante le installazioni che si susseguono, da quell’anno in poi, in tutto il mondo. Vent’anni di luoghi nascosti raccontati attraverso pozzanghere, muri, fabbriche e materiali abbandonati. Si può ripercorrere tutto il loro storico artistico attraverso il sito della Galleria Alberto Peola.

WAITING FOR THE LAST BUS

Siamo nel 2016, siamo con Waiting for the last bus e troviamo la contemporaneità e rappresentazione del nostro tempo, sconvolto e precario. In bilico su incerti equilibri di tempo sospeso. Un progetto installativo in struttura di ferro e legno, con immagini fotografiche su PVC e pavimentazione in plastica. Presentato quell’estate in occasione della seconda edizione di Arte alle Corti organizzata a Torino

Gli incerti equilibri dei luoghi abbandonati di Botto & Bruno edifici su wallpaper
Waiting for the last bus

È un luogo abbandonato quello creato da Botto & Bruno dentro il cortile di Palazzo Carignano. È l’antitesi tra il normale, l’ordine, l’equilibrio, la vita quotidiana del centro di Palazzo Carignano a Torino e il vuoto, il nulla, la solitudine della palina del bus in una periferia dimenticata. A leggerlo, nella situazione di oggi è la natura, incolta e disordinata che si riprende i territori, mentre gli uomini stanno rinchiusi. Fissando attoniti i loro oggetti, gettati e dimenticati, dietro le finestre del Palazzo. La natura che con il suo crescere in disordine fa da sfondo armonico al disodine di oggetti lasciati dall’uomo.

Ballad of forgotten places

Gianfranco Botto e Roberta Bruno in piedi davanti una loro. Opera
Ginfranco Botto e Roberta Bruno

Pensare che Ballad of forgotten places sia stata installata a Torino il 20 febbraio scorso, dopo anni di studio e di esposizioni all’estero , richiama Botto & Bruno al ruolo di premonitori del tempo che verrà. Nata ispirandosi alle parole di Marc Augé per il quale «il nostro tempo non produce più rovine perché non ne ha il tempo» a leggerla ora, l’opera acquista un significato completamente attuale e diverso.

Vincitori della terza edizione del concorso Italian Council

Allestito al primo piano della Galleria Sabauda, nella neobarocca Sala degli Stucchi, il progetto realizzato dagli artisti Botto & Bruno e promosso dalla Fondazione Merz, è vincitore della terza edizione del concorso Italian Council (2018). Ideato dalla Direzione Generale Creatività contemporanea e Rigenerazione urbana del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, per promuovere l’arte contemporanea italiana nel mondo.

Installazione e Ballad of forgotten places
Ballad of forgotten places

Un racconto che si ossida

Ispirata, dicevamo, alle parole di Marc Augé «il nostro tempo non produce più rovine perché non ne ha il tempo» ne diventa in tempi di Coronavirus l’antitesi. Il nostro tempo attuale diventa l’artefice di nuovi luoghi abbandonati proprio perché assume l’attuale dimensione di tempo sospeso. È qui che il paesaggio di periferia urbana diventa il paesaggio del nostro tempo. Un paesaggio, quello di Ballad of forgotten places cristallizato anche nei colori. Fissato come una vecchia fotografia ormai sbiadita. Rovine e macerie urbane come simbolo di un tempo che necessariamente dovrà far posto a un altro tempo.

Al centro, sopra una colonna , un libro raccoglie una serie di fotografie scattate dagli artisti in venti anni di lavoro. Modificate pittoricamente con la stessa tecnica delle immagini a parete. Una tradizione, un quotidiano, un racconto che si ossida. Un dialogo tra due opposti: quello tra la Sala degli Stucchi e la Ballad of forgotten places. Un dialogo che riporta al tempo che viviamo oggi. Un dibattere tra quello che c’era, che ci era conosciuto da decenni e che ora invece è diventato come una Ballata di luoghi dimenticati. Le rovine su cui ricostruire il futuro. Botto & Bruno come nuovi alchimisti di presagi su incerti equilibri di speranza.

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".