Bianco e nero, ma a colori: è tornato Techetechete’

È tornato TecheTecheTe’, e con lui torna quella dolce consuetudine estiva fatta di memoria, volti familiari e piccole epifanie televisive. L’appuntamento di Rai1, giunto ormai al suo quattordicesimo anno di programmazione, non è più solo una raccolta di spezzoni d’epoca: è una forma narrativa a sé stante, un laboratorio di montaggio emotivo che lavora sulla nostra memoria collettiva con una precisione quasi chirurgica.

Da spettatore classe 1961, che ha visto accendersi le prime trasmissioni in bianco e nero sul vetro bombato del televisore con due manopole e nessun telecomando, non posso che provare una certa vertigine nel rivedere certe immagini. È come ritrovare le stanze della propria infanzia: cambiate, certo, ma intatte nel cuore.

Thechetechete’: la nuova stagione

La nuova edizione di TecheTecheTe’ si annuncia particolarmente ambiziosa, con puntate tematiche dedicate ai grandi momenti della televisione italiana: musica, varietà, costume, Festival e memorabili sfide tra programmi saranno al centro di ogni serata. A sorprendere, fin dalla prima puntata, è la presenza di un conduttore d’eccezione: Topo Gigio, il pupazzo simbolo della nostra TV, ideato nel 1959 da Maria Perego e Federico Caldura.

Diventato nuovamente protagonista dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo 2025 nella serata dei duetti con Lucio Corsi, e poi come portavoce italiano all’Eurovision Song Contest, Topo Gigio è il mattatore assoluto dell’esordio, che celebra le canzoni cult dagli anni Sessanta ai Novanta. Un debutto all’insegna della leggerezza, della tenerezza e di quella continuità affettiva che solo la televisione riesce ancora a offrire.

Una TV che non si dimentica

Guardare TecheTecheTe’ oggi è anche un esercizio di gratitudine. Verso una televisione che sapeva insegnare senza prediche, emozionare con semplicità, sorprendere con talento. Una televisione che abbiamo amato quando ancora si chiamava “la TV”, quella con la maiuscola, e che non aveva bisogno di urla né di format importati.

Chi, come me, ha vissuto le domeniche pomeriggio con L’Altra Domenica, il varietà di Studio Uno, i sabati sera invernali con Canzonissima, si ritrova in queste immagini come in una vecchia foto di famiglia. Eppure, anche chi ha vent’anni oggi può intuire, attraverso questo racconto per frammenti, che la nostra televisione è stata, a suo modo, arte popolare.

Top Ten e stelle senza tempo

Accanto al programma principale, l’estate 2025 vedrà anche l’arrivo di uno spin-off: TecheTecheTe’ Top Ten, in onda la domenica e affidato alla conduzione di Bianca Guaccero. Le puntate proporranno una classifica tematica di momenti iconici, tra cui monografie su stelle indimenticabili come Ornella Vanoni, Mina, Rita Pavone. Un ulteriore tassello in questo grande mosaico affettivo che la Rai continua a comporre con cura e rispetto.

Un rito che resiste al tempo

Il segreto di TecheTecheTe’ è, forse, proprio questo: riuscire a essere attuale con il solo ausilio del passato. Non c’è bisogno di effetti speciali o di grandi innovazioni. Basta scegliere bene, montare con cuore, e rispettare il tempo e la storia. In un’epoca in cui tutto corre, questo programma si prende il lusso di rallentare, di contemplare, di farci sedere, per una cinquantina di minuti, davanti a quel vecchio schermo che ci ha cresciuti.

E così, ancora una volta, TecheTecheTe’ si conferma appuntamento imprescindibile dell’estate italiana. Un rito laico, affettuoso, collettivo. Perché sì, i ricordi ci appartengono, ma è solo quando li condividiamo che diventano davvero vivi.

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.
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