Puntata speciale della rubrica “33 giri di ricordi”: recensione e retrospettiva degli album “I miei americani (tre puntini)“, vol 1 e 2, di Adriano Celentano, pubblicati nel 1984 e nel 1986.
Adriano Celentano, nato a Milano nel 1938, è una delle figure più emblematiche della musica e dello spettacolo italiano. Conosciuto affettuosamente come “Il Molleggiato” per il suo particolare modo di muoversi sul palco, ispirato chiaramente a Elis “The Pelvis” Presley, ha spaziato tra generi musicali diversi, dalla rock ‘n’ roll alla musica leggera italiana, conquistando un pubblico vasto e diversificato con la sua voce unica e il suo carisma magnetico.
Musica, cinema, impegno sociale e televisione
La carriera musicale di Celentano inizia negli anni ’50, un periodo in cui il rock and roll stava iniziando a influenzare la scena musicale italiana. Il suo primo successo, “Il tuo bacio è come un rock“, del 1959, ha segnato l’inizio di una serie di hit che hanno definito la sua carriera. Con brani come “24.000 baci“, “Azzurro” e “Prisencolinensinainciusol“, “Soli” e tnti altri, Adriano Celentano ha dimostrato una straordinaria capacità di innovare e reinventarsi, combinando vari generi musicali e anticipando tendenze future.
Oltre alla musica, Celentano ha avuto una prolifica carriera cinematografica. Ha recitato in oltre 40 film, spesso dirigendoli lui stesso. Film come “Il bisbetico domato” e “Innamorato pazzo“, giusto per citarne un paio, sono diventati dei classici della commedia italiana. La sua presenza scenica e il suo carisma naturale hanno fatto di lui un amatissimo showman, capace di intrattenere il pubblico con uno stile unico e inconfondibile.
Celentano non è solo un artista, ma anche un personaggio pubblico noto per il suo impegno sociale e le sue posizioni su temi ambientali e politici. Le sue apparizioni televisive, come lo storico programma “Rockpolitik”, hanno spesso suscitato dibattiti e riflessioni, dimostrando la sua volontà di utilizzare la propria piattaforma per affrontare questioni rilevanti e spesso controverse.
Adriano Celentano è molto più di un semplice cantante o attore; è un vero e proprio pilastro della cultura italiana. La sua musica, i suoi film e la sua personalità hanno contribuito a definire un’epoca e continuano a ispirare nuove generazioni. La sua versatilità artistica e il suo impegno sociale fanno di lui una figura unica e indimenticabile nel panorama dello spettacolo.
Il Molleggiato
La discografia di Adriano Celentano comprende 39 album, tra inediti, cover e colonne sonore originali, 5 album dal vivo, 50 tra raccolte e cofanetti, e qualcosa come 103 singoli, dal 1958 al 2024.
Numeri da paura, che si commentano da soli, e che sommati ai sessantasei anni di carriera fanno del Molleggiato uno degli artisti solisti più longevi e più importanti in assoluto del panorama musicale italiano.
Capirete quindi, quanto sia stato difficile scegliere fra questa vera e propria marea di musica, un album da proporvi. Come già successo per Mina, del resto, in una puntata precedente di questa rubrica.
Ne ho scelti due: “I miei americani” vol 1 e 2. Due dischi di cover, perché, almeno a mio giudizio, rappresentano al meglio l’anima dell’artista nato in via Gluck, a Milano, e soprattutto la sua fonte di ispirazione.
Il titolo esatto degli album, “I Miei Americani…” prevede anche tre puntini di sospensione, talmente importanti che sulla copertina del disco è anche scritto testualmente “tre puntini”. Dopo una serie di lavori pubblicati per il mercato estivo, Celentano torna due dischi pensati per il periodo natalizio, intervallati dal film, e relativa colonna sonora “Joan Lui”.
Il titolo dei due album ne riassume fedelmente i contenuti, e rappresenta una continuità con il precedente “Deus” (1981), anch’esso composto interamente da cover di classici internazionali del rock’n’roll e in generale degli anni ’50 e ’60.




I miei americani (tre puntini) 1
Nonostante il titolo suggerisca una selezione di successi made in USA, l’album include due canzoni che di americano hanno ben poco. Due tra tutte: “Michelle” dei Beatles e “Susanna“, il brano di punta scelto come singolo. Si tratta di una reinterpretazione di una canzone contemporanea del gruppo olandese VOF de Kunst (The Art Company), il cui testo è stato riscritto dall’allora trentenne Sergio Caputo.
Lo stesso Adriano Celentano ha giustificato la presenza di “Michelle” teorizzando sull’uso del termine “americano” come appartenente a un certo mito o tradizione musicale, al di là della provenienza geografica.
Le altre canzoni dell’album rappresentano una selezione di classici del rock, soul e rhythm’n’blues. Queste tracce sono quasi tutte tradotte con fedeltà rispetto agli originali, con alcune eccezioni significative. Ad esempio, “Bisogna far qualcosa” (These Boots Are Made for Walkin’) introduce una denuncia sociale. Mentre “Maledetta televisione” (That’s All Right, Mama) critica la televisione spazzatura, mantenendo comunque l’appellativo “mama” dell’originale di Elvis Presley.
Altre canzoni dell’album degne di nota: “Sono un fallito” (Busted) e “Questo vecchio pazzo mondo” (Eve of Destruction), già incise da suo nipote Gino Santercole. Un frammento di “Sono un fallito” viene riportato in finale di canzone.
La canzone “Susanna” (Suzanne) è stata riproposta dal cantautore italiano Francesco Gabbani nell’album “Magellano” con il titolo “Susanna, Susanna“.
I miei americani (tre puntini) 2
Il secondo capitolo del disco include reinterpretazioni di brani italiani e internazionali, non limitandosi al repertorio statunitense come suggerisce il titolo. Fondamentale il lavoro dietro le quinte del M° Pinuccio Pirazzoli, sia come musicista che come arrangiatore. Tra le canzoni troviamo due pezzi dei Beatles, “Eleanor Rigby” e “Love Me Do”.
“Gelosia”, celebre in Italia, fu composta negli anni ’20 dal danese Jacob Gade. “Cry”, già presente nell’album “Nostalrock” del 1973, ha un nuovo testo nella cover “È finita” di Miki Del Prete. Esiste anche “Tu che piangi”, un’altra versione italiana di “Cry”.
“Vivrò per lei”, versione italiana di “My Prayer” dei Platters, è stata incisa da Carmelo Pagano nel 1967. “Mi scade”, cover strumentale di “She’s Got It” di Little Richard, inizialmente doveva includere il testo cantato ma poi rimase solo la base strumentale.
“Ma come fa la gente sola“, cover di Eleanor Rigby, è reinterpretata in stile Ray Charles. “Un’altra ragazza“, cover di “Love Me Do” dei Beatles, ha un arrangiamento che richiama il super singolo “Kiss” di Prince.
“Seguirò chi mi ama” è un duetto di Adriano Celentano con la moglie Claudia Mori.
Il singolo di lancio dell’album, “Veronica verrai“, è completamente in italiano ed è stato scritto da Giancarlo Bigazzi sotto lo pseudonimo di Katamar, in collaborazione con sua moglie Gianna Albini, quindi il titolo inglese tra parentesi è solo un’aggiunta artificiale.
Due album dove adriano Celentano dimostra ancora una volta la sua versatilità e la sua capacità di rimanere rilevante nel panorama musicale, confermando il suo status di icona della musica italiana.