“Brother to Brother”: la sinfonia anni ’70 di Gino Vannelli

Proseguono gli appuntamenti con i 33 giri di ricordi (meglio se in vinile), quelli che hanno segnato un’epoca: oggi parliamo di “Brother to Brother” di Gino Vannelli, del 1978.

1978

Roma, 9 maggio: il corpo senza vita di Aldo Moro viene ritrovato nel baule di una Renault 4 rossa in via Caetani, una laterale di Via delle Botteghe Oscure.    

Cinisi (PA), 9 maggio: Peppino Impastato viene assassinato dalla mafia. Secondo la prima versione ufficiale sarebbe morto mentre posizionava una bomba. In seguito, verrà riconosciuto che la morte dell’uomo è stato un omicidio della mafia voluto da Gaetano Badalamenti.

15 giugno: A seguito delle numerose accuse, rivelatesi in seguito infondate, che lo vedevano implicato nello scandalo Lockheed, Giovanni Leone rassegna le dimissioni dalla carica di Presidente della Repubblica Italiana, sei mesi prima della scadenza naturale del mandato.   

8 luglio: Il socialista Sandro Pertini, partigiano durante le Resistenza, viene eletto Presidente della Repubblica Italiana al 16° scrutinio.

Città del Vaticano, 6 agosto: dopo quindici anni di pontificato, muore papa Paolo VI nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. Venti giorni dopo, il Patriarca di Venezia Albino Luciani, viene eletto papa. Sceglierà di chiamarsi Giovanni Paolo I diventando il primo papa della storia ad avere un doppio nome. Il suo pontificato durerà appena 33 giorni.

Città del Vaticano, 16 ottobre: il cardinale polacco Karol Wojtyła, viene eletto papa con il nome di Giovanni Paolo II.

La Juventus vince il diciottesimo scudetto. Capocannoniere del torneo Paolo Rossi con 24 reti.

I Matia Bazar vincono il ventottesimo Festival di Sanremo con “…e dirsi ciao”.

Le feste in casa

Nella seconda metà degli anni ’70 le feste di compleanno, i “party” (come si definiranno in seguito) si facevano a casa del festeggiato/a, nel salotto buono, con l’ordine tassativo per fratelli e sorelle minori, e soprattutto per i genitori, di “non aprire quella porta”. C’era anche chi poteva permettersi di affittare la sala parrocchiale, ma erano casi sporadici, anche perché avere il “Don” di turno in mezzo alle balle, non era proprio il massimo.

La sale parrocchiali però avevano un vantaggio: permettevano a giovani band (“gruppi” si diceva allora) di esibirsi davanti al pubblico, e di uscire dalla cantina, adibita a sala prove. Mi vengono in mente le parole al riguardo di Stefano D’Orazio, sul perché si suonava, e soprattutto (anche nel mio caso) sul perché della scelta di un particolare strumento (la batteria, naturalmente).

Tornando a bomba, richiestissima, parlo anche in questo caso per comprovata esperienza personale, era la figura del disk-jockey, quello che “metteva i dischi”. Meglio se faceva anche parte di una radio libera (ma libera veramente), il che dava un tocco di ulteriore classe e prestigio alla figura.

Molto spesso il suddetto dj portava lo stereo da casa, cambiando i dischi a velocità supersonica, e se c’era, per gentile concessione di qualche anima buona o del padrone di casa stesso, un secondo impianto, i “missaggi” si facevano utilizzando i pomelloni degli amplificatori.

Raccontato adesso, soprattutto ai millenials e alla generazione Z, può far ridere. E’ vero, ci si accontentava (forse) di poco, ma ci si divertiva un sacco.

I just wanna stop

Altri tempi, altri giovani, altra educazione, altra musica.

Si ballava, ci si scatenava, certo, al ritmo di “Saturday night fever” (prima facciata dell’lp messa per intero) dei Bee Ges, “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti. “1, 2, 3, 4, gimme some more” dei D.D. Sound, “Rivers of Babylon” dei Boney M. Immancabile anche il funky “bianco” di “I’m Your Boogie Man” di KC & the Sunshine Band. “Love is in the air” di John Paul Young, con il ritmo più rallentato di solito chiudeva la sezione “movimentata” per aprire la strada al momento clou della festa: i “lenti”.

Si abbassavano le luci di casa, magari si abbassavano pure le tapparelle ed era tempo di “Liù” degli Alunni de Sole, “Dammi solo un minuto” dei Pooh, “A mano a mano” di Riccardo Cocciante, “Respiro” di Franco Simone. “Concerto in la minore” de Il Giardino dei Semplici.

Ma non poteva mancare, “Il” lento per eccellenza, un vero must, con pomiciatura automatica: “I just wanna stop” di Gino Vannelli.

Brother to Brother

Siamo quindi nel 1978 e Gino Vannelli ha già inciso cinque album, tutti più o meno riusciti. Manca all’appello il capolavoro, il disco in grado di sintetizzare al meglio tutte le sue innate doti di musicista e cantante.

Ecco quindi arrivare “Brother to Brother” che, assieme al successivo “Nightwalker”, rappresenta probabilmente il punto più alto della carriera musicale del cantautore italo-canadese.

L’album è stato pubblicato in un periodo musicale caratterizzato da una ricca varietà di stili, dalle radici rock progressivo alla disco music, passando per il soul e il jazz. In questo panorama, “Brother to Brother” ha fatto emergere la capacità di Gino Vannelli di spaziare tra questi generi, creando un lavoro che sfida le etichette convenzionali.

L’album si apre sotto il segno del rock, con un pezzo tanto impetuoso quanto raffinato come “Appaloosa”. Caratterizzato dai fluidissimi solo di Carlos Rios alla chitarra e la batteria in bella evidenza a scandire l’andamento del brano.

Per proseguire con “The River Must Flow”, altra canzone decisamente ben riuscita, col falsetto che ben si contrappone al coro femminile che scandisce, con ritmo e cadenza, le parole del titolo.

La title track poi, è il punto culminante dell’album. Eevidenzia la versatilità di Gino Vannelli nel combinare elementi jazz, rock e pop in un’unica traccia dal marcato eclettismo. L’uso creativo di strumenti come il sassofono e la chitarra elettrica aggiunge profondità alla composizione.

E naturalmente “I Just Wanna Stop”. Diventato un classico (scritto da Ross, il fratello di Gino), è una raffinatissima pop ballad, dal feeling davvero unico, dove Ernie Watts ci regala un assolo di sassofono verso il finale da far venire i brividi.

Nightwalker

Brother to Brother” è stato un grande successo commerciale e ha ricevuto elogi da critici musicali per la sua originalità e innovazione. L’album ha guadagnato diverse nomination ai Grammy Awards, attestando il riconoscimento dell’industria musicale per il talento di Gino Vannelli.

Il masterpiece di Gino Vannelli si è rivelato un’opera senza tempo, che continua a catturare l’immaginazione degli ascoltatori anche dopo decenni dalla sua pubblicazione.

L’abilità dell’artista italo-canadese nel mescolare generi, la sua voce potente e i testi profondi si fondono in un album che rimane un classico nella storia della musica.

Se non avete ancora avuto l’opportunità di esplorare questo capolavoro, è certamente un viaggio che merita di essere intrapreso.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.