Rai e Amadeus divorziano: le Nove ragioni per essere felici

È con rammarico che la RAI prende atto della decisione di Amadeus di interrompere il rapporto di collaborazione con il Servizio Pubblico. Ma resta, forte, il senso di riconoscenza e di gratitudine per il percorso comune, costellato di grandi successi e di momenti che, come il Festival di Sanremo, sono entrati nella storia della Rai e del Paese”.

“Nell’augurare ad Amadeus buon lavoro, all’Azienda resta la certezza di aver fatto ad Amadeus – proprio per la stima e la considerazione dovute alla sua professionalità – tutte le proposte possibili in termini economici e editoriali, nella piena garanzia della massima libertà artistica”.

Questo lo scarno comunicato che sancisce una notizia che era nell’aria già da tempo, alimentata sapientemente negli ultimi giorni da una serie di pettegolezzi, quasi confermata da Fiorello dai microfoni di Viva RAI2, e confermata giusto ieri nel pomeriggio.

“Ho dato tutto me stesso. Ora è tempo di nuove sfide professionali e personali. È tempo di nuovi sogni. Grazie a tutti. Ci vediamo in TV”.

Queste le parole finali del presentatore, elargite al pubblico tramite l’ormai solito video messaggio urbi et orbi.

Personalmente, nei giorni e nelle settimane scorse, non ho affrontato l’argomento, lo ritengo giusto del gossip, e io di gossip non mi occupo. Ma ora, a bocce ferme, a notizia ufficializzata, posso dire la mia (a modo mio).

Pecunia non olet

La notizia era nell’aria, appunto, alimentata negli ultimi giorni da qualche spiffero, anzi da un vento di Maestrale, che riassumeva in alcuni punti i motivi di attrito tra Ama e i vertici di Viale Mazzini.

La Rai avrebbe fatto pressioni sul buon Ama per inserire Povia in gara a Sanremo, e per portare Hoara Borselli come ospite (personaggi graditi, a quanto pare dal nuovo Governo). Ma non finisce qui: è uscito pure il nome di Mogol, come Direttore Artistico (Amadeus quindi spodestato dal ruolo a cui tiene tantissimo), e infine, ma qui siamo alla follia totale, l’imposizione di un “pranzo di cortesia” con Pino Insegno. Spero che quest’ultimo non sia il motivo della frattura: sarebbe bastato mettere il conto del ristorante a piè di lista, o a rimborso spese.

Quindi: la politica come causa scatenante e, del resto, la notizia esce sui tabloid come se stessero annunciando la caduta del governo.

Personalmente non credo alle presunte imposizioni trapelate nei giorni scorsi: credo più semplicemente che tutto dipenda dal contratto offerto ad Amadeus, che, a quanto pare, è molto remunerativo. Molto più remunerativo di quanto la RAI, ricordiamolo, con soldi pubblici, avrebbe potuto offrire.

Perciò, chi dice che si tratti di una questione politica mente sapendo di mentire.

Amadeus è un grande professionista, e la RAI la più grande industria radiotelevisiva del Paese. Ma, come già sottolineato, è un’azienda pubblica e quindi con delle “regole” che mal si conciliano con le (legittime) aspirazioni di crescita economica ed artistica dei suoi volti più popolari.

Mike Bongiorno, Corrado, ecc…

Già in un passato più o meno recente, si sono registrati esodi biblici dall’azienda pubblica alla TV commerciale. Eclatanti i casi di Pippo Baudo e Raffaella Carrà (si, proprio lei), usciti da viale Mazzini a testa alta e petto in fuori, direzione Cologno Monzese. Salvo farci ritorno poco tempo dopo, con le orecchie basse e la coda tra le gambe.

Gianfranco Funari, esploso in RAI dopo il “riscaldamento” di “A bocca aperta”, nella allora quasi sperimentale Tele Montecarlo, approdò alla corte di Silvio Berlusconi poco prima di “Mani Pulite”: da uomo tutto d’un pezzo quale era, non si piegò ai diktat, si schierò apertamente con Antonio Di Pietro, col risultato di bruciarsi la carriera.

Meglio fecero Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, molto meglio fece Corrado, super meglio fece Mike Bongiorno, diventati pian piano i volti di riferimento di Fininvest/Mediaset.

Paolo Bonolis poi, un caso a parte: un po’ di qua, un po’ di là, un po’ su, un po’ giù.

Anche Amedeo Umberto Rita Sebastiani ha già saltato il fosso, lo ricordate? Nel 2006, con scarsissimi risultati, che misero la sua carriera in un angolo buio e tetro, tanto da farlo partecipare, nel 2013, a “Tale a Quale”, programma dell’amico/nemico/collega Carlo Conti, dedicato soprattutto a personaggi ormai bolliti e in cerca di una nuova chance.

In tutto questo bailamme, la RAI è sempre sopravvissuta. Per dire.

Rock me Amadeus

Forse ci sarà finalmente un ricambio, visto che ormai la TV sembra prerogativa sempre degli stessi conduttori, come se non ce ne fossero altri bravi e capaci.

Tra i tanti, mi permetto di citare Alessandro Greco, sempre troppo sottovalutato, mai abbastanza valorizzato: persona semplice ed umile che, guarda caso, di musica ne capisce eccome.

Come già sottolineato negli articoli su Sanremo, Amadeus ha pian piano monopolizzato la TV pubblica: programmi su programmi, all’interno del programma uno spot, protagonisti lui e la moglie. Tra pochi anni avremmo visto pure il figlio. Senza dimenticare i comunicati ai vari TG1, dove ormai era un ospite fisso, quasi un anchorman. Veramente troppo.

Bravo eh, per carità, ma il troppo stroppia.

E diciamo che i “pacchi” li potrà aprire chiunque.

La Nove

Secondo rumors sempre più insistenti, Amadeus approderà sul canale Nove del gruppo Warner Bros Discovery. Il colosso americano, gli offrirà un contratto pluriennale, a diversi zeri, con totale libertà di movimento.

Amadeus segue quindi Fabio Fazio, già approdato lo scorso autunno allo stesso nuovo lido, e segue le orme di Bianca Berlinguer, ora a Rete 4 (il padre probabilmente si rivolta nella tomba), di Massimi Gramellini e Corrado Augias ora in carico a LA7 (rete di proprietà di Urbano Cairo, il che è tutto dire).

Tutti siamo utili, ma nessuno è indispensabile, a quanto pare, visto che, lo ripeto, la RAI continua a sopravvivere.

Voci di corridoio dicono che il primo programma di Amadeus sulla nuova emittente, potrebbe essere “I soliti ignoti” (format in scadenza con la Rai che probabilmente non rinnoverà). Permettetemi: non mi sembra un inizio così scoppiettante.

Se il buongiorno si vede dal mattino, non so se sarà una splendida giornata.

Però, adesso, il buon Ama è pronto per condurre il “contro festival”, manifestazione auspicata da più parti, in una location nuova di zecca, dove far vedere cosa è davvero in grado di fare, senza lo scudo di mamma RAI. Ci faccia solo sapere dove, come e quando, richiedere gli accrediti stampa. Ci terremmo (plurale maiestatis) ad esserci, nell’eventualità.

Sanremo 2025

Gira che ti rigira, si arriva sempre e comunque al Festival, programma di punta della TV pubblica, portato ad ascolti inimmaginabili, proprio da Amadeus. Questo va detto.

Ma vi posso garantire che nella città dei fiori, soprattutto in una certa “Area” di Sanremo, c’è qualcuno che da ieri festeggia con fiumi di champagne (ho anch’io le mie fonti di informazione).

Il problema non sarà tanto chi condurrà il Festival dal palco del Teatro Ariston, ma chi tirerà le fila da dietro le quinte: il Direttore Artistico. Per meglio dire: il portafoglio clienti del Direttore Artistico. E qui casca l’asino.

Amadeus aveva Lucio Presta alle spalle, con il suo seguito, e, che piaccia o meno, si è piegato ai “consigli” delle majors, soprattutto per quanto riguarda i giovani. Risultato: per cinque anni si sono visti i soliti noti, un manipolo di ragazzini sperduti ed impreparati buttati allo sbaraglio, e puntate dalla lunghezza biblica.

Ecco, partiamo da qui: chiunque sia a condurre il prossimo festival, riduca le puntate ad una dimensione più umana, magari ripristini le eliminazioni e imponga solo ospiti stranieri (come si faceva una volta). Sarebbe già tanta roba.

Sul conduttore non mi pronuncio, ma una ideuzza l’avrei anch’io: Milly Carlucci e Gerry Scotti. Par condicio televisiva assicurata, due grandi professionisti, nazionalpopolari al punto giusto, seppur per motivi diversi, che si completerebbero a vicenda.

Direttore Artistico, giusto per rimanere in argomento, Mogol (che comunque qualcosa di musica ne capisce).

Solo un’idea, eh, per carità.

Tanto arriverà per tutti #laresadeiconti.

Potrebbero interessarti:

Angelina Mango vince il Festival di Sanremo 2024

Cosa resterà di questo Festival di Sanremo 2023?

Sanremo 2022 serata finale: vincono Mahmood e Blanco

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.