Auto elettrica? Flop di vendite e dannosa per l’ambiente

L’auto elettrica non sembra avere un grande successo con gli automobilisti italiani. Rispetto al resto dell’Europa, l’Italia registra una bassa percentuale di auto elettriche immatricolate. Per fare un esempio, ad agosto, nel nostro Paese, sono state immatricolate 4961unità, a fronte delle 28868 della Germania. L’anno scorso, nello stesso mese in Italia, sono state vendute quasi 6500 automobile elettriche. Un calo quindi del 23,39% (Fonte Ansa).

Vero è che in Italia gli incentivi sono partiti tardi. Lo spiega bene Motus E, la prima associazione in Italia costituita per fare sistema e accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica. Ma è altrettanto vero che molti italiani sono molto scettici a riguardo e restii a guardare all’auto elettrica come all’auto ideale del futuro.

Perchè gli italiani non comprano l’auto elettrica?

Secondo il report di Motus-E, il principale motivo resta il costo. Il sondaggio effettuato su italiani che hanno acquistato un’auto negli ultimi cinque anni, evidenzia che solo il 3% possiede un auto elettrica.

Considerando che attualmente il costo delle auto elettriche è mediamente il 30% più alto rispetto a quello delle auto tradizionali, se ne deduce che ad oggi la principale barriera o freno all’acquisto di un’auto elettrica è il suo costo iniziale

Estratto dal Report di Motus-E

Un altro fattore è il chilometraggio.

“Rispetto agli altri Paesi presi in considerazione nell’indagine, la domanda di auto elettriche per l’Italia nei primi anni aumenta in modo più moderato. Questo è principalmente dovuto al fatto che l’Italia ha il più basso chilometraggio annuale e, di conseguenza, inferiori costi di esercizio che rendono, almeno inizialmente, meno conveniente passare da una vettura ad alimentazione tradizionale a una elettrica”.

Perchè le auto elettriche costano care?

Le batterie delle auto elettriche sono composte da minerali. E qui si apre un mondo di interessi che riguardano non solo il mercato in generale, ma che portano i costruttori ad ingaggiare una vera e propria corsa all’oro.

Come sempre, dobbiamo fare i conti con la Cina che, con la Russia e il Brasile, detiene la più alta percentuale di giacimenti di terre rare. Per bypassare il monopolio cinese, l’industria estrattattiva di questi minerali indispensabili per la costruzione di batterie, si sta sviluppando ovunque nel mondo, poichè le terre rare sono presenti su tutto il pianeta.

Il principale obiettivo delle case costruttrici è quello di possedere e mantenere il controllo dei minerali, rendendosi progressivamente indipendenti dai fornitori. Per questo si sono attivate già da tempo in investimenti che comprendono l’attività di estrazione e costruzione di impianti per celle proprio vicino agli stabilimenti di assemblaggio dei veicoli. Ne è un esempio la General Motors che ha investito in Hell’s Kitchen Lithium Power, un progetto di estrazione del litio nell’Imperial Valley, California. Sarebbe la prima casa automobilistica ad avere un approvvigionamento proprio del litio, a differenza di altre Case che hanno invece puntato su investimenti in società minerarie. Il caso GM dimostra quanto sia importante ridurre i costi di produzione attraverso il controllo diretto delle attività estrattive.

Ma cosa sono le terre rare e quali conseguenze comporta la loro estrazione?

Cosa c’è dietro a una batteria?

Il cuore delle electric cars è la batteria. Come per ogni dispositivo tecnologico è costituita da componenti che a loro volta necessitano di particolari minerali detti terre rare.

Le terre rare sono 17 minerali fondamentali per realizzare la tecnologia attuale, dai cellulari ai computer, passando per i televisori di ultima generazione. Non solo: le terre rare sono fondamentali anche per la realizzazione di turbine eoliche, pannelli fotovoltaici e, naturalmente, auto elettriche.

Hanno grandi proprietà magnetiche e conduttive e per questa ragione permettono di realizzare dispositivi sempre più piccoli e maneggevoli.

Nello specifico sono: cerio (Ce), disprosio (Dy), erbio (Er), europio (Eu), gadolinio (Gd), olmio (Ho), lantanio (La), lutezio (Lu), neodimio ( Nd), praseodimio (Pr), promezio (Pm), samario (Sm), scandio (Sc), terbio (Tb), tulio (Tm), itterbio (Yb) e ittrio (Y).

Se il loro più grande pregio è quello di permettere la realizzazione di tecnologia sempre più smart, la loro estrazione diventa il loro più grande difetto. Le conseguenze dell’attività estrattiva di questi minerali, infatti genera un impatto ambientale devastante.

I danni all’ambiente

Se le auto elettriche, che diventeranno obbligatorie entro il 2030, sono tanto decantate per il loro basso impatto ambientale in fatto di emissioni di gas dannosi, non si può dire altrimenti per la realizzazione delle batterie di cui sono composte.

La loro estrazione e il conseguente raffinamento per trasformarle in materiale di consumo per la costruzione dei componenti tecnologici, prevede una serie di passaggi di lavorazione con acidi e filtri che generano scarti industriali tossici e nocivi. Una tonnellata di metalli di terre rare produce 2000 tonnellate di rifiuti tossici (fonte IREN). Di vitale importanza sarà quindi la ricerca e l’educazione al riciclaggio delle apparecchiature elettroniche.

Inoltre, l’attività estrattiva produce di fatto il degrado dell’ambiente, l’inquinamento delle acque e del suolo. Senza contare i danni alla flora, alla fauna e alle persone.

Pensate ad un giacimento minerario, per esempio in Congo. Consideriamo già solo l’insediamento umano e cioè la quantità di persone che stazionano stabilmente nell’area. Le abitazioni, i rifiuti prodotti dalle attività quotidiane di vita e la presenza di veicoli e macchinari. Solo considerando ciò, abbiamo già un quadro di come quell’ambiente subisca un’alterazione dell’ecosistema.

Quel perfetto insieme naturale di auto regolamentazione delle risorse terrestri chiamato equilibrio ambientale, completamente alterato.

Ora immaginate questo scenario distribuito un pò ovunque nel mondo, compreso il mondo occidentale. Perchè tale sarà la necessità creata dalla domanda.

“Entro il 2035 la domanda globale di Terre rare raggiungerà quasi 450.000 tonnellate all’anno, rispetto alle circa 200.000 tonnellate all’anno conteggiate nel 2021: controllarne l’estrazione e modularne la richiesta sarà basilare per il futuro di tutte le economie green”(fonte IREN).

L’auto elettrica, è davvero la soluzione più green?

Tucker Carlson, giornalista di Fox News, ha ripreso un’interessante intervista di Roger McGrath, professore all’ History departmentd ella California State University, concessa alla rivista The Chronicle Magazine.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”