“Figli delle stelle”: Alan Sorrenti porta in Italia il Los Angeles Sound

Nuovo appuntamento con la rubrica “33 giri di ricordi” (quelli che hanno segnato un’epoca): oggi parliamo di “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti del 1977.

1977

Il 1° gennaio terminano ufficialmente le trasmissioni di Carosello e la Rai passa al tipo di spot pubblicitario attuale.

A Catanzaro prende il via il processo per la strage di piazza Fontana.

Hanno inizio ufficialmente le trasmissioni televisive a colori della Rai dopo alcuni anni di sperimentazioni, con un ritardo di una decina d’anni rispetto ad altri paesi europei come Germania, Francia e Regno Unito. Nel corso dell’anno saranno avviate le trasmissioni delle televisioni private locali Tivuesse Telesecolo, Antenna 3 Lombardia, Teleradio Milano 2.

A Roma il segretario della CGIL -Luciano Lama viene violentemente contestato all’Università la Sapienza da gruppi di autonomi e indiani metropolitani, ed è costretto a interrompere il comizio e ad abbandonare la manifestazione. Nasce il Movimento del ’77.

New YorK: si tiene la serata inaugurale dello Studio 54, destinato a divenire il simbolo dell’epopea della disco music.

La Juventus vince il campionato di calcio (diciassettesimo scudetto). Capocannoniere del campionato Francesco Graziani (AC Torino) con 21 reti.

Gli Homo Sapiens con “Bella da morire” vincono la ventisettesima edizione del Festival di Sanremo.

Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto

Precursore.

Pochi artisti in Italia possono vantare un simile aggettivo, sicuramente Franco Battiato, certamente Renato Zero, sotto certi aspetti Lucio Battisti, e naturalmente Le Orme.

L’artista napoletano è stato uno dei primi a sposare il progr, dal 1972 al 1974, con tre album iconici per il genere: “Aria”, “Come un vecchio incensiere all’alba di un villaggio deserto” e “Alan Sorrenti”.

Allora no, non mi sentivo precursore. Poi la storia fa il suo corso e ti rendi conto che in qualche modo hai iniziato tante cose. Però in quel momento no, perché era tutto a livello, come dire, non incosciente, non razionale. C’era qualcosa di molto forte dentro di me che doveva uscire, quella era la strada e sono stato fortunato nel momento storico che permetteva questa creatività“. Mi confidò sorridendo qualche anno fa, durante una chiacchierata, dopo uno spettacolo in una discoteca di Avigliana (TO).

Sienteme. It’s time to land

Sperimentatore.

Sempre all’avanguardia, pubblica nel 1976 “Sienteme, It’s Time to Land”, che per la prima volta mischia la lingua inglese e il dialetto napoletano. Pino Daniele lo ri-farà soltanto nel 1980 con “Nero a metà”.

Devo dire che ho sempre lavorato sulla personalità, ho cercato sempre dentro me stesso, quindi ecco perché è uscita una certa vocalità nel napoletano che credo sia abbastanza unica. Sentivo comunque che non era il napoletano la materia che dovevo approfondire; mi sono sentito appagato con “Dicitencello vuje” e “Sienteme”. Pino Daniele ha proseguito con il discorso, ma io mi sono fermato“. Mi disse, sempre nella stessa intervista.

Anche talent-scout, se vogliamo. Chi ha avuto modo di vedere il filmato di “Dicitencello vuje” (originale dell’epoca), quest’estate, durante una puntata di Techetechetè, avrà notato un giovanissimo e sconosciuto Tony Esposito alla batteria.

Figli delle stelle

“Sentivo che dovevo dedicarmi al ritmo. Così ho inciso “Sienteme” e poi sono andato in America per progettare un nuovo disco, perché la dimensione italiana in quel momento mi stava stretta. Dopo il progr e lo psichedelico dovevo assolutamente fare questo viaggio oltreoceano. Ho avuto anche la fortuna di incontrare una serie di musicisti che erano, diciamo già grandi, ma non ancora irraggiungibile per uno come me. Loro mi hanno dato la loro energia. Consentimi di dire che “Figli delle stelle” non era “dance”, ma era “soul”, era “soul funky”. Era esattamente quello che allora si definiva il “Los Angeles Sound”. Allora, Alan Sorrenti non era dance, semmai lo è stato dopo, con “Paradiso Beach” o con “Choko mon amour“”.

Sarà un successo: l’album, arrangiato dal chitarrista e produttore Jay Graydon, a cui si deve il miglior periodo di Al Jarreau e degli EW&F, vende oltre un milione di copie solo in Italia.

Figli delle stelle” è un album che sfida le convenzioni musicali. Alan Sorrenti ha sperimentato con suoni e strumenti, creando un’atmosfera eterea e onirica. Il singolo omonimo è diventato un inno generazionale grazie alle sue liriche evocative e alla voce ipnotica. La canzone cattura perfettamente l’idea di un mondo oltre le stelle, un luogo di libertà e trasformazione.

Da segnalare che nell’album suonano David Hungate, al basso, uno dei fondatori dei Toto, lo stesso Jay Graydon, alle chitarre e David Foster, alle tastiere, pluripremiato musicista, produttore e arrangiatore.

L.A & N.Y.

Il periodo d’oro di Alan Sorrenti prosegue con l’album seguente, registrato, come dice il titolo, tra Los Angeles e New York. Quello che contiene il super hit-single “Tu sei l’unica donna per me”, per intenderci.

Voglio solo far notare, riprendendo le parole dello stesso artista, come nel disco suonino, tra gli altri, musicisti del calibro di Mike Porcaro, futuro bassista dei Toto, lo stesso Jay Graydon, Ed Greene, alla batteria. E se vi siete chiesti, almeno una volta, chi sia l’interprete dell’intro di chitarra di “Tu sei l’unica donna per me”, la risposta è semplice: Steve “Luke” Lukather. Si, proprio lui, il mito della chitarra, il guitar-hero, fondatore dei Toto.

La strada brucia

Figli delle stelle” ha avuto un impatto duraturo sulla musica italiana e internazionale. L’album ha aperto la strada a una nuova era di sperimentazione nella musica pop italiana e ha ispirato generazioni di artisti successivi. Alan Sorrenti ha dimostrato di essere un vero pioniere della musica psichedelica e sperimentale in Italia, e il suo lavoro continua a essere celebrato dagli amanti della musica di tutto il mondo.

La sua combinazione di suoni psichedelici, testi poetici e sperimentazione musicale lo rende un’opera d’arte unica nel suo genere. Questo album continua a ispirare e incantare gli ascoltatori, dimostrando che la musica di Sorrenti è davvero “da un altro mondo”, come suggerisce il suo celebre brano

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.