Salto Rewind: Carlo Massarini “Absolute beginners – Viaggio alle origini del Rock”

Prosegue la nostra rubrica SalTo rewind: oggi riviviamo insieme un momento molto rock, molto musicale in tutti i sensi, dell’edizione 2016 del Salone internazionale del Libro. La presentazione di “Absolute Beginners – Viaggio alle origini del rock” (Hoepli Editore), di Carlo Massarini, il noto ed apprezzato giornalista, critico musicale, conduttore televisivo e radiofonico.

Probabilmente queste definizioni, sono restrittive, poiché ritengo che Carlo Massarini, possa essere considerato la “Treccani” della musica nazionale ed internazionale.

Questa è la cronaca di quella serata, compresa l’intervista che realizzai con quello che posso definire il mio maestro.

Una mappatura delle origini del rock

La “Sala  blu”, gremita all’inverosimile, ha ospitato la presentazione di quest’opera, “una mappatura delle origini del rock”, come l’ha definita dal palco lo stesso autore: ”passeremo una serata tra amici, come se fossimo seduti sul divano di casa

Carlo Massarini ha intrattenuto i presenti con una interessante e coinvolgente dissertazione che ha visto coinvolti Maurizio “Dr. Feelgood Faulisi”, popolare DeeJay di Virgin Radio, grande esperto di musica, e Shel Shapirofondatore dei Rokes, che, chitarra acustica a tracolla e rigorosamente “unplugged”, ha interpretato alcune canzoni citate nel libro del giornalista spezzino.

SalTo rewind: Carlo Massarini “Absolute Beginners – Viaggio alle origini del rock”. nella foto carlo massarini a sinistra, vestito di nero, mentre ride con shel shapiro a destr, con la chitarra a tracolla, che indossa una camicia chiara
“Absolute beginners” Carlo Massarini e Shel Shapiro

Una serata particolare, parole e musica, aneddoti e curiosità, decisamente interessante e coinvolgente, per gli amanti della musica e non solo.

Con la simpatia e la disponibilità che lo contraddistingue, dopo la presentazione, Carlo Massarini accettò di scambiare quattro chiacchiere: un’intervista che si trasformò fin da subito, in uno scambio di riflessioni fra allievo e maestro. Una chiacchierata piacevole e stimolante, anche a distanza di quattro anni, visto che le affermazioni di “Mr Fantasy”, sono ancora quanto mai attuali.

Carlo, cominciamo col parlare della tua nuova opera: da titolo mi ricorda molto Bowie…

Beh, sì, è preso dal disco di Bowie, che a sua volta viene dal libro di Colin Maclnnes, un libro del ’59 dove questo autore inglese racconta la scena musicale britannica del periodo. L’era pre-Beatles per intenderci. L’era pre-beat se vogliamo. Una scena dominata dal jazz, dall’apertura delle sale da ballo, una scena molto vivace quella della Londra del fine anni ’50.

“Absolute beginners” vuol dire coloro che danno il via, i primi, gli iniziatori, gli originali. E il libro è una raccolta di 280 racconti di originatori di canzoni, di gente che ha plasmato la storia del rock’n’roll, dagli inizi fino al 1969. Da Robert Johnson a Robert Fripp, due grandi chitarristi che a modo loro hanno segnato un’epoca.

Presumo cha si parli anche di Steve Winwood in questa tua opera…come ti ho già detto a microfono spento, se sono giornalista lo devo a te…

…è una bella responsabilità…(sorride, ndr)…

…e mi ritengo anche se virtualmente un tuo allievo…

…e i lettori capiscono in questo momento che qualcosa di buono ho fatto…

…certo, perchè grazie ai tuoi insegnamenti posso fare quello che amo davvero, cioè parlare e scrivere di musica…dicevo…ho imparato ad amare Steve Winwood grazie al tuo programma “Mr Fantasy”. Quindi mi permetto di chiederti, come hai fatto tu a scoprire questo grandissimo artista.

Guarda, l’incontro è stato con “Gimme some lovin”. Al baretto del liceo c’era un mio amico che lo suonava sul juke-box…erano i tempi in cui c’erano i juke-box, i vinile a 45 giri e i baretti di fianco alle scuole superiori. Lì è stata la voce, il pezzo…poi ho seguito un po la storia dello Spencer Davis Group, ho cominciato a comprare dei loro dischi e ho scopeto la storia dei Traffic. Non so perchè ma mi è sembrata subito una storia meravigliosa, una band nella quale riconoscermi, perchè non era la band più popolare a quei tempi. Se volevi seguire la popolarità c’erano i Beatles, i Rolling Stones, Jimi Hendrix, The Who.

Poi c’era un sacco di altra roba…non erano famosissimi però facevano una musica strana, una musica che non faceva nessun altro. Partivano anche loro dal blues, la base di partenza comune a tutti i musicisti inglesi negli anni ’60, però poi la mischiavano con la psichedelia, con il folk, un pizzico di jazz: era un gruppo senza barriere. Proprio quello che piace a me nella musica: senza barriere. Coma dirà, andare al di la dei generi. Infatti tutti i gruppi che mi sono piaciuti di più, Santana, Little Feat, Talking Heads, sono sempre stati gruppi che mischiavano le cose. Forse a 14-16 anni avevo già un’idea di cosa mi sarebbe piaciuto nella vita.

SalTo rewind: Carlo Massarini “Absolute Beginners – Viaggio alle origini del rock”. Nella foto la dedica dell'autore a Zetatielle Magazine
“Absolute beginners” la dedica di Carlo Massarini a Lele Boccardo e Tina Rossi di Zetatielle Magazine
Personalmente considero “Arc of a diver” di Stevie Winwood un capolavoro. Un capostipite per l’epoca. Non so se sei d’accordo.

Beh, Stevie ne ha fatti diversi di album interessanti. Per lui quel disco è stata una rinascita, un lavoro importante, quello che lo ha rimesso sulla mappa. Lui era preoccupato, pensava che il punk avrebbe cancellato tutto e che lui sarebbe sparito. E’ interessante vedere anche la mancanza di prospettiva che avevano allora, perchè adesso riguardando indietro pensare che uno come Winwood fosse finito nel 1977 è assurdo. Però è anche vero che loro non sapevano cosa sarebbe successo cinque-dieci anni dopo. Credo che nessuno di loro immaginasse di essere su un palco a settant’anni, celebrati come dei veri eroi contemporanei.

Carlo, nella tua carriera, oltre che ideatore di programmi, speaker radiofonico, scrittore, hai partecipato a due edizioni del Festival di Sanremo, come co-presentatore, con Pippo Baudo e Miguel Bosè. Alla luce di queste ultime edizioni “Carlocontiane”, come giudichi l’evoluzione del Festival.

Beh guarda, è veramente difficile. Ci sono stati Festival molto diversi uno dall’altro, in momenti storici diversi, con musiche diverse, con esigenze televisive e richiesta di audience diversa, per cui è difficile fare un paragone. Credo che Carlo Conti faccia un buon lavoro riguardo a questi nostri tempi. Non è chiaramente un esperto di musica, ma Sanremo non è uno spettacolo musicale, quanto un evento televisivo. Come anche i talent, non sono tanto programmi musicali quanto eventi televisivi. Quindi è un tantino ingiudicabile la parte strettamente musicale.

Quando mi dicono…eh, ma tu ne sai di più di Carlo Conti…si, ma non conta…al di là del gioco di parole. Perchè avere una grande conoscenza musicale sul palco di Sanremo non serve a niente. Diverso era al PalaRock: io presentavo artisti rock e lì magari saperne qualcosa almeno un po’ serviva. Adesso si tratta di fare i metronomi, si tratta di tenere un buon ritmo televisivo su una serata che ha in se della musica, della comicità, chiacchiere con ospiti eccetera. Quindi si tratta di essere bravi a presentare un programma televisivo, non un programma di musica.

Senti, vorrei proporti una domanda che ho fatto a Mal recentemente, riferita anche, se vuoi, a questo tuo libro che parla delle origini del rock e quindi del beat: secondo te è ancora tempo di beat, nel 2016? O se preferisci è ancora attuale?

Guarda, questa è una musica ancora attuale nelle sue cose migliori, che io ho cercato di condensare in un libro, per due motivi e anche più: uno, perchè rappresenta un periodo di un certo tipo, in cui socialmente, culturalmente, politicamente, esistenzialmente c’era una realtà. In qualche maniera questa musica è la fotografia di quella realtà, quindi ha un valore storico. Poi è la musica sulla quale si è basata la musica che è venuta dopo, quindi ha un valore anche evolutivo, storico-musicale evolutivo.

E poi, per certi versi è una musica ancora viva, piena di energia. Se tu ascolti un disco dei Beatles che conoscono tutti e che quindi tutti possono capire, trovi ancora dentro tutto quello che c’era allora: entusiasmo, creatività, freschezza, la voglia di fare cose diverse, la voglia di essere innovativi o provocatori a seconda. Quindi in realtà si, è ancora tempo perchè è una musica ancora viva, da una parte. Dall’altra è una musica importante perchè è un po’ la mamma di quello che ascoltiamo adesso.

Un’ultima cosa: cosa fa Carlo Massarini dopo questa serata al Salone del Libro?

Torno a casa? (sorride, ndr)…beh, io faccio per radio un programma da cui è stato tratto il libro: “Absolute beginners” è il mio programma di pillole quotidiane su Virgin Radio. Adesso sto facendo gli anni ’70. E’ una finestra carina, che mi curo, perchè in qualche maniera è rappresentativa di quello che mi piace fare: storicizzare. Trovo sia un grande momento per tornare indietro perchè c’è molto materiale da fruttare, molto di più rispetto a tanti anni fa.

Quand’ero adolescente trovavi giusto i dischi e qualche articolo su Rolling Stone. Non c’erano siti internet, non c’era Wikipedia, non c’erano blog, non c’era nulla. Adesso se cerchi notizie su questi artisti trovi tantissime cose. Senza Wikipedia questo libro non avrei mai potuto farlo. E’ un bel momento per andare a scoprire la musica e io spero di dare il mio piccolo contributo a farlo.

SalTo rewind: Carlo Massarini “Absolute Beginners – Viaggio alle origini del rock”. La copertina del volume, sfondo grigio e titoli colorati
Carlo Massarini “Absolute beginners – Viaggio alle origini del Rock”

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.