“Dove vai tutta nuda?” Una vera commedia all’italiana

Tutti in mutande, sul palco, a ricevere la meritata standing ovation.

Non poteva finire che così l’ultima rappresentazione stagionale della commedia “Dove vai tutta nuda?”, tenutasi al Teatro Erba di Torino.

Una commedia che ha riscosso un enorme successo di critica e di pubblico, che ha portato la compagnia a girare in lungo e in largo per la penisola, e che verrà replicata a partire da Gennaio 2020, a grande richiesta.

L'attrice protagonista maria occhiogrosso, seduta sul letto in negligè nero
Maria Occhiogrosso

“Dove vai tutta nuda”, scritta e diretta da Marco Cavallaro, è una commedia fresca, briosa, esilarante, dal ritmo serrato e coinvolgente.

Ottanta minuti senza un attimo di respiro, in un unico atto, che inchiodano lo spettatore alla poltrona dal primo all’ultimo minuto: la suite di un albergo romano come location, porte che sbattono, bastoni di tende che cadono di continuo, una serie di equivoci imbarazzanti e divertenti, fanno da contorno alle traversie di un insospettabile e, all’apparenza, integerrimo parlamentare della Repubblica Italiana, Presidente del Consiglio, alle prese con una crisi politica, una moglie che ha il vizio di girare nuda per casa, un portaborse particolare, fin troppo particolare, e come se non bastasse, un reporter disposto a tutto, alla caccia dello scoop.

Il protagonista fabio mascagni, seduto sul letto, intento ad infilarsi i pantaloni, mentre parla al telefonino
Fabio Mascagni

Un’opera, quella di Marco Cavallaro, che ricorda da vicino “Se devi dire una bugia dilla grossa”, ma che evidenzia maggiormente l’aspetto farsistico, a differenza del testo originale di Ray Cooney, messo in scena da Pietro Garinei: gags al limite del surreale e mimica alla massima potenza, diventano protagoniste principali di quest’opera, assolutamente da vedere.

Geniale l’idea di suddividere la scenografia in due sezioni ben precise, camera da letto e soggiorno, e di sdoppiare spesso e volentieri la scena in entrambi i locali, senza però che l’attenzione dello spettatore sia distratta da uno dei due segmenti recitati, piuttosto che dall’altro. L’attenzione è sempre altissima.

Alberto Barbi con indosso una vestaglia da donna mentra salta sul letto
Alberto Barbi

Un plauso particolare e meritato ai quattro protagonisti: Fabio Mascagni (On. Panciaroli) bravissimo e perfettamente calato nel ruolo, autoritario come prevede la carica che ricopre, ma a volte ingenuo, confuso e sottomesso, Alberto Barbi (Vittorio, il portaborse), perfetto nella parte del doppiogiochista ad insaputa del proprio datore di lavoro, e protagonista suo malgrado di un crescendo di equivoci che lo vedranno coinvolto, Antonio Sarasso (Gualtiero, il reporter), una garanzia assoluta, un attore poliedrico e versatile, che caratterizza il personaggio da par suo, rendendolo fondamentale per l’evolversi della storia e, ultima ma non ultima, Maria Occhiogrosso (Clara, la moglie dell’Onorevole), fisico che si adatta perfettamente al personaggio, donna a prima vista svampita e superficiale, che però nasconde segreti piccanti e una mente fredda e razionale.

Bravi ragazzi: Erminio Macario sarebbe orgoglioso di voi.

antonio sarasso seduto sul divano intento a grattarsi la barba, con espressione dubbiosa
Antonio Sarasso

La trama, anzi, il finale lascia secondo me, ampio spazio per un sequel: in fin dei conti siamo italiani, fieri di esserlo, e quando sembra che tutto, ma proprio tutto sia compromesso, troviamo sempre una scappatoia, una maniera per risolvere, a modo nostro, i problemi.

Ma dove vanno tutti nudi Fabio, Alberto, Antonio e Maria?

Lo scoprirete guardando la video intervista…

#stayalwaystuned

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.