Le Scuderie del Quirinale ospiteranno la prestigiosa mostra “Tesori dei Faraoni”: un viaggio attraverso l’Antico Egitto e i suoi tesori
L’Egitto non smette mai di attrarre l’immaginario collettivo. In quelle sabbie dorate, nei templi colossali e nelle tombe decorate da pitture vivide, c’è un richiamo che supera la dimensione storica e diventa mito. Da oltre due secoli il mondo e, in particolare, gli europei, guardano a questa terra come a un enigma da decifrare, un libro scritto in geroglifici che, pagina dopo pagina, restituisce l’identità di un popolo sofisticato e sorprendente. Le piramidi, simbolo assoluto di eternità, hanno attraversato i millenni come fari di pietra. Dietro la loro imponenza non si cela solo la gloria di sovrani divinizzati, ma l’ingegno di una civiltà capace di creare un sistema politico, religioso, sociale e artistico di complessità ineguagliata.
Ogni reperto che emerge dagli scavi porta con sé la testimonianza di una società che sapeva mettere in dialogo scienza e spiritualità, vita quotidiana e dimensione ultraterrena che, ancora oggi, continua a dialogare con noi. Non c’è studioso che non resti affascinato dalla modernità dei testi medici trovati nei papiri, dalla logica matematica che ha permesso la costruzione di opere ciclopiche, o dalla sensibilità artistica che ha fatto delle tombe della Valle dei Re, dei templi e delle piramidi, veri e propri scrigni narrativi.
Dalle sabbie d’Egitto alle piazze d’Europa
Per secoli le sabbie egizie hanno esercitato un richiamo irresistibile sull’Europa che, al di là della storia, ha visto solo tesori da possedere. Interi siti spogliati con incuria, statue monumentali, sarcofagi e gioielli trafugati senza riguardo dal contesto originario. Gli europei hanno scavato con avidità e curiosità, spesso più attratti dal prestigio di possedere un oggetto antico che dal rispetto della civiltà che l’aveva creato. Ogni reperto esportato in Europa ha portato via raccontava due storie: quella del suo mondo originale, ricco di spiritualità e raffinatezza, e quella della sua nuova vita, smembrata e trasportata, in musei o collezioni private, lontano dalle rive del Nilo. Per anni, l’Egitto, è stato un laboratorio di fascino, mito e appropriazione, un luogo dove la bellezza millenaria incontrava la brama europea, trasformando la memoria storica in oggetto di desiderio e di collezione.
Molti di quei tesori sono finiti in polverosi depositi o collezioni private, altri sono, ancora oggi, veri e propri simboli urbani, celebrati in piazze europee. Gli obelischi egizi sovrastano centri nevralgici di città come Parigi, Londra, Vienna. Ma è proprio Roma a possederne il maggior numero: dalle piazze più celebri, come Piazza del Popolo, Piazza San Giovanni in Laterano e Piazza Montecitorio, agli angoli più nascosti del centro storico, ogni obelisco racconta la storia di un viaggio millenario dal Nilo alla capitale italiana.
Portare l’Egitto a Roma, nelle sale solenni delle Scuderie del Quirinale, significa proporre un incontro fra due capitali della storia, due cuori pulsanti della memoria mondiale.
Tesori dei Faraoni, la mostra
La mostra “Tesori dei Faraoni” alle Scuderie del Quirinale si presenta come un percorso sensoriale e intellettuale capace di restituire la complessità e la bellezza del mondo faraonico: 130 opere provenienti dai principali musei egiziani, dal Museo Egizio del Cairo al Museo di Luxor, molte delle quali arrivano per la prima volta in Italia.
Il filo conduttore non è solo l’oro dei faraoni, ma l’idea stessa di regalità. La mostra si articola in sei sezioni tematiche che permettono al visitatore di attraversare l’intera esperienza dell’antico Egitto. Si parte dall’autorità divina dei faraoni, con statue monumentali come quelle di Ramses VI, Thutmose III e Sennefer, simboli di potere e di sacralità.
Si passa poi alla vita quotidiana, raccontata da oggetti di uso comune, finemente decorati, che mostrano la raffinatezza raggiunta dagli artigiani egizi. Seguono i gioielli reali, custodi di una bellezza senza tempo e di un complesso sistema simbolico, e le pratiche funerarie, evocate da sarcofagi riccamente decorati e amuleti carichi di significato religioso. Infine, lo spazio dedicato alle più recenti ricerche archeologiche mostra come l’Egitto non sia solo memoria del passato, ma un territorio vivo, che continua a restituire nuove rivelazioni.
L’Egitto arriva a Roma
L’Egitto esercita una forza magnetica che non si esaurisce mai, anzi sembra crescere con il tempo. Le mostre diventano così più di un evento culturale: diventano esperienze collettive, capaci di unire famiglie, scuole, studiosi e semplici curiosi in un’unica, corale emozione. Dietro questo successo non c’è soltanto l’aura mitica dei faraoni. C’è la capacità di offrire un viaggio multisensoriale, in cui l’archeologia si unisce alla scenografia, la scienza alla narrazione.
Le missioni archeologiche italiane lavorano da decenni sul territorio egiziano, contribuendo a nuove scoperte e alla tutela del patrimonio. Questa collaborazione si rinnova e si rafforza ogni volta che una grande esposizione viene organizzata insieme, in un dialogo continuo tra ministeri della cultura, musei e istituzioni accademiche.
L’allestimento della mostra “Tesori dei Faraoni“, curato con attenzione maniacale, mette in risalto non solo la bellezza artistica dei pezzi ma anche il loro significato rituale e politico. Accanto agli oggetti più noti, la mostra offre anche reperti meno conosciuti, capaci di sorprendere lo sguardo e di raccontare aspetti intimi della vita quotidiana dei faraoni e delle loro corti. Ogni sala diventa una tappa di un percorso che intreccia archeologia, storia dell’arte, antropologia e spiritualità.
La mostra nasce da una collaborazione diplomatica di altissimo livello tra Italia ed Egitto. Non solo per i prestiti straordinari concessi dai musei egiziani, ma anche per la partecipazione del Museo Egizio di Torino, che contribuisce con un prestito eccezionale e con il suo autorevole supporto scientifico. Alla cura del percorso espositivo ha lavorato il dottor Tarek El Awady, mentre il catalogo, pubblicato da Allemandi, porta la firma del dottor Zahi Hawass, a testimonianza del valore internazionale dell’iniziativa.
Zahi Awass, l’ultimo Faraone
Parlare di Egitto significa inevitabilmente parlare di Zahi Hawass. Icona internazionale, con il suo cappello da archeologo e il carisma da narratore, Hawass è riuscito a trasformare l’egittologia in una materia capace di appassionare non solo studiosi e accademici, ma anche il grande pubblico. Da diversi decenni è il volto dell’Egitto nel mondo e, grazie alla sua attività di archeologo, è il massimo esperto di archeologia e ricopre il ruolo di Segretario generale del Consiglio supremo delle antichità egizie.
Hawass ha scavato, ha scoperto, ha raccontato. Le sue ricerche nella Valle dei Re e negli altopiani di Giza hanno riportato alla luce tombe sorprendenti, complessi funerari e intere necropoli. Ma più di tutto, ha saputo restituire umanità ai faraoni. Studiando le mummie con tecniche scientifiche d’avanguardia, ha rivelato dettagli sulla salute, le malattie e persino i legami familiari dei sovrani del Nuovo Regno. Awass ha restituito al mondo una verità assoluta sulle cause della morte di Tutankhamon attraverso l’esplorazione diagnostica della mummia del giovane faraone. Ha ricostruito la sua storia, anche attraverso un lavoro certosino di restaurazione delle tombe della Valle dei Re e di studi sul DNA di diverse mummie.
Il suo amore per l’Egitto e il suo rispetto per l’Italia
Hawass ha capito prima di altri che la scienza, se non viene raccontata, rischia di restare confinata agli addetti ai lavori. Così, tra documentari televisivi, conferenze internazionali e libri, ha aperto a milioni di persone la porta dell’archeologia egizia. Per quel che riguarda l’Italia, il suo sodalizio con il nostro Roberto Giacobbo, conduttore della fortunata trasmissione Freedom – Oltre il confine, è un inestimabile contributo alla nostra conoscenza e alla nostra reputazione nel mondo, grazie a diversi servizi esclusivi concessi solo ed esclusivamente alla televisione italiana.
Non sono mancati momenti di polemica: c’è chi lo ha accusato di un eccesso di protagonismo, chi di difendere con troppo fervore la restituzione delle antichità trafugate. Ma proprio questa determinazione gli ha permesso di riportare in Egitto reperti importanti, rivendicando un diritto che appartiene alla storia e all’identità del suo Paese.
Oggi, il suo ruolo continua a essere centrale. Ogni volta che una grande mostra egizia apre i battenti nel mondo, la sua presenza garantisce non solo prestigio ma anche autenticità. Non a caso, il catalogo della mostra alle Scuderie del Quirinale porta la sua firma, come segno tangibile di un ponte costruito tra l’Egitto e l’Italia.
Tarek El Awady, il custode dei Tesori dei Faraoni
Accanto a Zahi Hawass, un’altra figura spicca nel panorama egittologico contemporaneo: Tarek El Awady. Meno noto al grande pubblico ma amatissimo negli ambienti accademici e museali, El Awady rappresenta la nuova generazione di studiosi egiziani. La sua formazione internazionale lo rende ponte naturale tra Egitto e Occidente. Ha collaborato con istituzioni museali di primissimo piano, partecipando a progetti di ricerca e a esposizioni itineranti che hanno portato i tesori del Nilo in Europa, Asia e America. Ciò che colpisce, nel suo approccio, è la capacità di coniugare fierezza nazionale e apertura globale: El Awady rivendica l’importanza del patrimonio egiziano come radice identitaria riconoscendo, allo stesso tempo, che tale patrimonio appartiene all’intera umanità.
La mostra realizzata dal Consiglio Supremo delle Antichità Egizie con il supporto dell’Ambasciata Italiana al Cairo, ha sceloto Tarek El Awady come curatore, proprio per la sua autorevolezza nel valorizzare la straordinaria eredità faraonica e, al tempo stesso, inserirla in un contesto di dialogo universale.
Le Scuderie del Quirinale
Roma non poteva offrire cornice migliore della sua perla museale più versatile: le Scuderie del Quirinale. Situate accanto al Palazzo Presidenziale, le Scuderie sono diventate negli ultimi vent’anni uno dei luoghi espositivi più prestigiosi d’Italia. La loro architettura, sobria e monumentale al tempo stesso, si presta ad accogliere mostre di altissimo livello, in grado di valorizzare sia capolavori dell’arte occidentale sia patrimoni provenienti da culture lontane.
Non si tratta soltanto di uno spazio espositivo, ma di un laboratorio culturale che ha saputo attrarre curatori e collezioni da ogni parte del mondo. Le grandi retrospettive dedicate a Caravaggio, Antonello da Messina, Frida Kahlo o ai maestri dell’Impressionismo hanno dimostrato la capacità delle Scuderie di dialogare con pubblici diversi e ogni mostra diventa un’esperienza completa, dove il percorso espositivo, i cataloghi, le conferenze e i laboratori didattici si fondono in un progetto unitario.
Accogliere i “Tesori dei Faraoni” significa anche ribadire questa vocazione: Roma si fa ponte fra culture, mettendo a disposizione le sue sale per un patrimonio che appartiene all’intera umanità. L’edificio stesso, con le sue linee armoniose e i suoi spazi luminosi, sembra fatto apposta per accogliere reperti che nascono da una civiltà altrettanto armoniosa e grandiosa.
Le Scuderie diventano così non solo contenitore ma protagonista: un tempio laico della cultura che, ospitando l’Egitto, rinnova la sua funzione di luogo di dialogo tra civiltà.


Info utili e prenotazioni
Il progetto “Tesori dei Faraoni” non si limita alla sola esposizione, ma abbraccia anche diversi laboratori appositamente studiati per le scuole e per le famiglie.
La mostra sarà visibile dal 24/10/2025 al 03/05/2026 presso le Scuderie Del Quirinale,
Potete trovare tutte le informazioni utili sul sito ufficiale delle Scuderie del Quirinale.
Biglietti disponibili su Vivaticket
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