Emanuele Dabbono: il songwriter genovese si racconta

Dalla storica edizione di X Factor condotta da Simona Ventura, ad una tournée in USA con il progetto “Clark Kent Phoone Booth”, passando dalla vittoria del “Cornetto Free Music Festival” su “Top of the pops”, Italia 1, fino a condividere il palco di MTV, in Piazza Duomo a Milano, con artisti del calibro di Avril Lavigne, The Black Eyed Peas, John Legend. Questa la carriera inarrestabile di Emanuele Dabbono, impreziosita da successi personali e brani memorabili, scritti come autore, per – e con – uno dei nostri artisti italiani più conosciuti al mondo: Tiziano Ferro.

emanuele dabbono in una foto in biianco e nero, inento a suonare la chitarra

Immaginate un mondo sonoro dove convergano le contaminazioni folk e irlandesi di Bob Dylan, il rock alternativo di Tom Petty, la grinta di Bruce Springsteen, l’allegria dei The Beach Boys, la capacità di raccontare storie di Ligabue, l’attenzione poetica ai piccoli dettagli dell’anima di Niccolò Fabi.

Aggiungete un sorriso accattivante, un carattere solare e un grande talento di songwriter. E avrete il ritratto preciso di uno dei nostri artisti e autori italiani più interessanti.

L’Ed Sheeran Ligure.

8 dischi di platino e 5 d’oro, 3° classificato alla prima edizione di X Factor Italia. Sei album e due libri, una serie di collaborazioni preziose come autore, docente, performer.

Nella sua carriera un tour negli Stati Uniti e l’onore di aver aperto i concerti di John Legend, Avril Lavigne, Black Eyed Peas, Edoardo Bennato, Ermal Meta, Paola Turci. È tra i protagonisti della Milano Music Week con Francesco Gabbani, Negramaro, Fabrizio Moro, Malika Ayane, Max Pezzali, Noemi, Arisa.

Ha collaborato con importanti producer quali Timbaland, Michele Canova, Marco Sonzini. Le sue canzoni sono state tradotte in spagnolo e cantate da Michele Bravi, Giorgia, Levante, Carmen Consoli, Giordana Angi.

Fiore all’occhiello delle sue produzioni alcuni brani che hanno impreziosito il repertorio di un artista straordinario: Tiziano Ferro. Con cui ha scritto “Incanto”, “Il Conforto”, “Lento/Veloce”. “Valore assoluto”, “Buona (cattiva) sorte”, “Mi rimani tu”.

Su Masterclass, la rubrica di Zetatielle Magazine dedicata alle eccellenze della musica italiana, abbiamo il piacere di ospitare Emanuele Dabbono.

emanuele dabbono durante un concerto

Emanuele Dabbono

Conosco Emanuele dal 1998. Quando ascoltai la prima volta la sua “Ci troveranno qui” – con cui conquistò il podio della prima edizione di X Factor – pensai che fosse uno di quei brani che avrei voluto aver scritto io stesso come autore.

Una canzone che conteneva un sound solare e diretto. E nelle immagini evocate dal testo, quel piccolo mondo che appartiene alle anime semplici. Quelle che crescono nelle periferie delle grandi città, dove i sogni sembrano più distanti e ci si accontenta delle piccole cose. In cui mi ci ritrovo perfettamente.

“Eravamo pomeriggi uguali dietro ad un pallone / Su di un campo polveroso che sembrava senza fine / Tornavamo a casa stretti in 7 su una 500 / Qualche volta non sai dire qui non c’è più posto […] Noi che facevamo a gara a chi saliva la collina /Solo per guardare da lontano la città vicina / Provavamo a fare i duri nello specchio di ogni sera / Ma in ginocchio prima di dormire una preghiera”.

Da allora ho seguito con piacere la sua carriera e la sua evoluzione come autore.

Uno stile, quello di Emanuele, che anticipava di molti anni il sound che avrebbe reso famosi artisti oggi conosciuti da tutti. Noti per la dolcezza delle loro canzoni, costruite con pochi elementi, spesso accompagnati da chitarra acustica e arrangiamenti essenziali ma efficaci.

Ingredienti autorali solo apparentemente semplici.

Perché quando le canzoni raggiungono l’anima di chi le ascolta, spogliate da malizie e abbellimenti orchestrali – solo affidandosi alla qualità della melodia, alla bellezza della voce, alla profondità delle parole – siamo di fronte alla vera arte. Come quando si è di fronte alla bellezza semplice di una ragazza senza trucco.

Emanuele Dabbono Story

Emanuele Dabbono, seguendo le orme dei singer-songwriter americani, è l’unico alla fine degli anni 90 a mettersi in gioco con le sue canzoni dai testi profondi e melodie accattivanti. Occorrerà aspettare qualche anno per vedere affermarsi nel mondo artisti che hanno le sue stesse caratteristiche: Passenger con “Let Her Go” (2012), Vance Joy con “Riptide” (2013), James Bay con “Hold Back the River” (2014), Shawn Mendes con “Stitches” (2015), Lewis Capaldi con “Someone You Loved”(2018).

E naturalmente Ed Sheeran.  Artista a cui Dabbono viene giustamente spesso accostato. Che pubblicò il suo EP di debutto solo nel 2005 per poi conquistare le classifiche di tutto il mondo nel 2011 con il suo album “+”, certificato sette volte disco di platino in Regno Unito.

un collage di immagini
Emanuele dabbono in un collage di immagini

Emanuele negli anni è sempre stato coerente al suo stile e non l’ha mai modificato. Ma solo esplorato nei minimi dettagli.

Crescendo con i suoi brani. Come artista e come uomo.

Le sue canzoni spesso riflettono una profonda introspezione. Alternano momenti di dolcezza e calma a passaggi più vivaci, spensierati ed energici, che richiamano sonorità rock e folk d’oltreoceano. Hanno sempre un piacevole equilibrio tra sensibilità emotiva e forza espressiva.

Nel tempo ha scritto e interpretato brani come “Scritto sulla pelle” (2006), “Pacifico” (2010), “Io rimango mio” (2011), “Ho ucciso Caino” (2021), “certe piccole luci” (2015), “Piccoli passi” (2015), “Alla fine” (2016) “Le cose che sbaglio” (2016), “E tu non ti ricordi” (2017), “Parole al vento” (2018), “Il rumore del tempo” (2022), FAME (2023).

Un artista vulcanico

Parallelamente alla sua carriera come solista ha trovato il tempo di seguire progetti diversi.

Tre album con il suo gruppo storico, I “Terrarossa”, “Ci troveranno qui”, “Trecentoventi” e “La velocità del buio”. Due Album in inglese e una tournée in USA con il progetto “Clark Kent Phoone Booth”, il suo alter ego americano, con cui pubblica per il mercato estero “Vonnegut, Andromeda & the tube heart geography” e “Songs for Claudia“. Un romanzo Genova di spalle” e una raccolta di poesie Musica per lottatori“, premiata da Alessandro Quasimodo, figlio del premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo.

Tiziano Ferro

Nel 2014 inizia a scrivere per altri artisti. Avventura che lo porterà a firmare con Tiziano Ferro singoli certificati dischi d’oro e di platino. Capolavori che hanno confermato nel tempo il suo grande talento di songwriter.

Talento che ammiro da sempre, per quella capacità di andare oltre la superficialità delle cose ed elaborare pensieri di indiscutibile bellezza. Che da soli valgono la carriera di molti autori.

“Andavamo alle partenze / Perché gli aeroporti /vedono più baci veri /Che i matrimoni / E i muri d’ospedale – mi dicevi – sentono più preghiere che le chiese / E usavi le parole / per non dire niente / E i silenzi per spiegare tutto il resto […] Quando mi hai detto ci innamoriamo per caso / Se restiamo è per scelta / scelgo te ogni giorno / adesso mi pento di non averti avuto / Anche un solo istante prima […] Andavamo alle partenze e non partivamo mai”

[E non ti ricordi, 2017, Emanuele Dabbono]

“Se questa città non dorme, allora siamo in due / per non farti scappare, chiusi la porta e consegnai la chiave a te
Adesso sono certa della differenza tra prossimità e vicinanza / È il modo in cui ti muovi in una tenda in questo mio deserto […]

Sarà la pioggia d’estate o Dio che ci guarda dall’alto / Sarà che non esci da mesi, sei stanco e hai finito e respiri soltanto / Per pesare il cuore con entrambe le mani mi ci vuole un miraggio […]  Per pesare il cuore con entrambe le mani ci vuole coraggio e occhi bendati / Su un cielo girato di spalle, la pazienza, casa nostra, il contatto / Il tuo conforto ha a che fare con me”

[Il conforto, 2017, Tiziano Ferro & Emanuele Dabbono]

emanuele dabbono

Pur diventando nel tempo un artista famoso, un autore di successo e un punto di riferimento per le nuove generazioni di autori e artisti, Emanuele è rimasto una persona semplice, il ragazzo della porta accanto.

Mi ha fatto piacere negli anni vedergli raggiungere il prestigioso traguardo di collaborare con Tiziano Ferro, uno dei cantanti italiani che stimo di più umanamente. Perché, come Emanuele, Tiziano è una bella persona oltre che un grandissimo artista.

Un incontro di belle anime, quindi. Che ci ha regalato alcune delle più belle canzoni della musica italiana degli ultimi decenni.

Masterclass: l’intervista

Ci incontriamo con Emanuele, in occasione della nostra intervista, in un pomeriggio di questo torrido Agosto. In un momento di pausa tra i suoi appuntamenti estivi che lo vedono impegnato sui palchi di tutta Italia, armato della sua inseparabile chitarra, e le sessioni di lavoro in studio di registrazione.

È bello ritrovare la stessa persona conosciuta anni fa. Con qualche ruga di maturità nel taglio degl’occhi. E qualche disco d’oro e di platino in più nel cassetto.

Una delle tue ultime bellissime canzoni è “Cerezo”. Quando hai per le mani un brano speciale come questo, come decidi se affidarlo ad un altro interprete o tenerlo per te?

«Nel caso di “Cerezo” la scelta è stata molto naturale. Quando Tiziano (Ferro) l’ha ascoltata la prima volta, ha subito capito che era una canzone personale, che apparteneva alla mia storia. “Scritto sulla pelle”, se mi concedi un’autocitazione.

E ha deciso di produrla come primo singolo del mio ultimo Album “Buona strada” (prodotto da Tiziano Ferro, pubblicato dalla TZN e distribuito da Virgin/ Universal Music Italia)»

“Cerezo” ha come protagonista Toninho Cerezo, il celebre centrocampista brasiliano della Sampdoria, ma parla direttamente di te.

«E’ una canzone a cui tengo molto perché parla di me e di mio padre.

Un uomo che parlava nove lingue e leggeva i libri di Giulio Cesare, ma nella vita svolgeva un lavoro modesto. Aveva molti interessi, poche grandi passioni. Come la Sampdoria. Cerezo” è una canzone che rappresenta il punto di congiunzione tra i ricordi di quelle domeniche che non ci sono più, lo scudetto, i sogni che entrambi avevamo. Il mio modo di fermare in tempo – il nostro tempo – in una polaroid.

Ed esorcizzare, in qualche modo, la sua mancanza»

Il videoclip è stato girato al Ferraris di Genova, lo “Stadio di Marassi”.

«Grazie alla gentilezza della Samp e del suo addetto stampa, Federico Berlinghieri, in occasione delle riprese del video ho potuto camminare su quel prato, nello stadio deserto.

Soffermarsi sul cerchio dell’area di rigore, è stata una esperienza suggestiva. Che ha reso il progetto ancora più profondo per il suo significato emozionale.

La canzone è stata poi giudicata da All Music al 30mo posto tra le migliori dell’anno e cantata dal vivo allo stadio di Marassi in occasione di Sampdoria-Roma di fronte a 30.000 spettatori

Un bel sogno avverato»

Nel tuo ultimo Album, “Buona Strada”, ci sono molte canzoni, sonorità, storie. Credo confermino che la tua scrittura sia cresciuta con te.

«Mi fa piacere si possa percepire. È un album che racchiude la mia vita. Il mosaico delle mie esperienze.

Ci sono le mie lettere mai spedite; le conversazioni mancate con mio padre e con i miei amici; il mio ultimo viaggio in Islanda. Lo stupore di quando, da bambino, ricevevo cartoline dai luoghi che non avevo mai visto, e che ho cercato di descrivere in “Cattedrali”. Ci sono i momenti introspettivi, come “Via della pietà” che chiude il disco e in cui rifletto, a modo mio, di uomini e di storia. O “Buona strada”, che parte da un pensiero di De Andrè, un maestro che -quando sei nato a Genova come me- appartiene al tuo DNA, anche se non lo sai. 

Ci sono sperimentazioni, come “Le chiavi di casa”, un brano a cappella con molte linee vocali, a cui partecipa anche mia figlia, o il Gospel de “Il mio cuore migliore”. Ci sono canzoni che non ero sicuro di voler pubblicare, come “Campo di battaglia” che affronta il tema complicato della guerra o “Per mano” che parla di quanto siamo impreparati di fronte all’amore.

Brani che invece sono stati capiti e molto amati dal pubblico»

Sei un polistrumentista e hai il dono dell’orecchio assoluto. Come utilizzi queste non comuni abilità nel tuo mondo musicale?

«L’orecchio assoluto (la capacità di identificare l’altezza assoluta di un suono, N.d.R.) è una caratteristica con diversi risvolti: sicuramente si rivela utile in fase di registrazione o scrittura delle canzoni ma, al tempo stesso, mi rende molto esigente con me stesso. Nella realtà, mi permette di seguire l’istinto senza dover pensare direttamente alle costruzioni armoniche. Anche saper suonare diversi strumenti è un meccanismo simile: sai quello che devono fare gli altri. Ma da sempre io mi affido al sound e al pensiero dei musicisti che dividono il palco con me»

immagini da un concerto
Emanuele Dabbono durante un concerto

Emanuele Dabbono autore. Com’è nata la collaborazione con Tiziano Ferro?

«Agli inizi dei nostri rispettivi percorsi avevamo lo stesso arrangiatore, Michele Canova. Oggi uno dei più importanti producer mondiali, allora “solo” un giovane con un immenso talento.

Con Tiziano ci ritrovammo alla finale di X Factor.

Io facevo parte del cast di artisti di quella edizione. Tiziano e Roberto Casalino avevano scritto l’inedito “Non ti scordar di me” per Giusy Ferreri. E in quell’occasione, nel salutarci dietro le quinte, mi disse “Ti tengo d’occhio”. E così è stato»

Il primo brano scritto insieme?

«“Non aver paura mai” per Michele Bravi. Poi subito dopo “Incanto”»

Come si svolgono le vostre sessioni di lavoro?

«Devo premetterti che io scrivo tantissimo. Ho centinaia di canzoni nel cassetto.

Quando un’idea mi sembra interessante la faccio ascoltare a Tiziano, perché attualmente ricopre anche il ruolo di mio editore. Alle volte mi dà dei consigli. Se il brano colpisce la sua attenzione, può capitare che ci lavori o decida di tenerlo per sé.

Tiziano è un artista di immensa sensibilità: è sempre molto attento nell’apportare modifiche o interventi. Ma la sua visione internazionale e la sua profonda conoscenza musicale hanno sempre reso speciale qualunque brano scritto insieme»

Quando scrivi, parti dalla musica o dalle parole? L’ eterna domanda del songwriting.

«Io scrivo entrambi. Ma fondamentalmente mi sento un paroliere, un autore di testi. Deve esistere un senso, un filo conduttore, una storia dietro le parole delle mie canzoni. Quindi molto spesso la scintilla da cui tutto parte è una frase, o una idea, che mi sembrano importanti. Che meritano di essere condivise»

“Il conforto” è ritenuta da molti addetti ai lavori una canzone che prosegue la bellezza e i concetti de “La cura” di Franco Battiato.

«E’ stata la giornalista Marinella Venegoni la prima persona a formulare questa considerazione, durante una conferenza in sala stampa per un evento.

In realtà l’ho semplicemente scritta con il cuore e mandata ad ascoltare a Tiziano. Che ha riconosciuto in lei qualcosa. Ha aggiunto il suo grande tocco e le ha fatto intraprendere una strada fortunata e inimmaginata. Per esempio con il magnifico duetto con Carmen Consoli.

Sapere di aver lasciato una piccola traccia nel cuore delle persone, e di essere accostato, in qualche modo, a un Maestro inarrivabile come Battiato, è una cosa che mi fa sentire piccolo e immeritevole.

Ma è un bel pensiero. Di cui sono grato»

Trasmetti in qualche modo il tuo talento di songwriter?

«Da molti anni sono testimonial e tutor per i finalisti di “Genova per Voi”. Il concorso per autori di canzoni – ideato da Gian Piero Alloisio con il giornalista Franco Zanetti. Inoltre sto pianificando con attenzione il piacere di condividere la mia esperienza attraverso delle masterclass in tutta Italia. Incontrare chi prenderà il nostro posto nel mondo della musica è sempre emozionante»

Sempre che le IA non ci sostituiscano tutti nel mestiere di scrittori di canzoni.

«Un argomento attuale e inquietante. Ma le intelligenze artificiali non scrivono brani che possano rimanere nel cuore delle persone per sempre. Ed è questo concetto che sarà importante insegnare alle nuove leve cantautorali»

Hai menzionato “Genova per voi”.  Uno dei concorsi più interessanti in Italia. Che ha scoperto grandi autori, ma anche perso per strada altri, altrettanto bravi.

«Tu sei un autore che ha vinto innumerevoli premi importanti nel settore. Sai quindi perfettamente che la sola bravura non è un elemento che assicura una carriera.” Genova per voi”, con il patrocinio Siae e Universal, ha premiato giovani autori con un contratto editoriale Universal Music, Publishing Ricordi. Un punto di partenza importante.

Di cui hanno beneficiato Federica Abate – attualmente una delle nostre songwriter più richieste e famose, che vanta oggi al suo attivo 1 disco di diamante, più di 100 dischi di platino e oltre 10 dischi d’oro –  o Alessandro La Cava, che ha firmato molti brani sanremesi ed è stato citato da Rolling Stones come uno dei nostri autori più promettenti in Italia. E ancora Willy il Peyote, ormai una leggenda, o Simone Cremonini, che scrive per Emma Marrone, Marco Mengoni, Elodie.

Ci sono molti vincitori, o artisti che hanno partecipato, che devono ancora esprimere il loro potenziale. Avere la loro occasione. Occorre poi sempre il misterioso intervento di due elementi fondamentali. La fortuna e il momento storico adatto all’uscita dei brani che un autore scrive»

Puoi anticiparci qualcuno dei tuoi prossimi progetti?

«Continuo a scrivere canzoni, libri e a girare i palchi di tutta Italia con la mia chitarra.

Sarò su quello del Premio Bertoli, perché ho sempre voglia di mettermi in gioco. Sto collaborando con un giovanissimo artista reduce dal Festival Sanremo. E, cosa importante, sto lavorando al mio nuovo disco»

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La chiacchierata giunge al termine. Lo ringrazio per il tempo passato insieme – che lascia la sensazione di un bell’incontro.

E mentre entrambi prendiamo strada verso questa sera di mezza estate, mi attraversa il pensiero che Emanuele è in fondo come il suo universo sonoro.

Semplice e profondo al tempo stesso.

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Gae Capitano
Gae Capitanohttps://gaecapitano.it/
Paroliere, compositore, arrangiatore e musicista italiano. Disco d’Oro – Disco di Platino – Finalista Premio Tenco – Vincitore Premio Lunezia Autori- Vincitore Premio Panchina, Resto del Carlino – Vincitore Premio Huco- Finalista Premio De Andrè – Valutazione Ottimo Mogol e Docenti Centro Europeo di Toscolano