Ex Alto Fulgor, il mio fulmine a ciel sereno.

Ex alto fulgor, il motto di una brigata contraddistinta dal basco amaranto, quello che hai sognato da una vita.

27 Novembre 2018

Sono le 5.30 e questa mattina fa particolarmente freddo, c’è un po’ più di silenzio. Alla fin dei conti, per quanto piaccia, questa vita è fatta di continue valigie, treni e saluti. È fatta di famiglie che si ingrandiscono giorno per giorno, anche se la faccia di quel tuo collega non ti piace particolarmente. Perché alla fine funziona così, ogni famiglia ha i suoi problemi, ma l’esercito ti insegna a non mollare mai la mano di chi ti sta accanto, a proteggere ciò per cui hai giurato. Perché nonostante tutte le incomprensioni, alla fine, si marcia tutti insieme, si ride, si piange e si canta a squarciagola perché spesso la potenza di un grido non è mai abbastanza, si sbatte quel tacco a terra fino a far tremare un piazzale intero.

Questa mattina, il 17° Reggimento Addestramento Volontaria Acqui stringe a se tutti i sacrifici fatti per portare avanti il sogno di chi ha sempre creduto in una grande Italia.

Io ho lasciato la caserma settimane prima di te e anche io sentivo freddo quella mattina. A volte la vita è imprevedibile, ti tocca scegliere anche quando non vorresti, o almeno non così in fretta.

Sveglia presto, il piazzale è pieno di borsoni, zaini e valige. Nuova destinazione per tutti. Il silenzio di questa mattina è pieno di parole, di volti che hanno sguardi diversi rispetto al loro ingresso qui, solo tre mesi fa.

Per molti sarà un viaggio interminabile, cambi di treni continui e paura di arrivare in ritardo. Questa vita ti insegna, fin dal primo giorno, ad essere diligente, rispettare regole, eseguire ordini e ad essere puntuale sempre, a stare un passo avanti.

Napoli è sempre stata la tua città, con la tua famiglia, i tuoi amici ed il Vesuvio, che fa da sfondo a casa tua, il quale ammiri dalla finestra della tua stanza. Ma è arrivato il momento di allontanarsi, di conoscere strade nuove, di contare qualche chilometro in più per tornare sulla via di casa.

Destinazione: Pisa.

Sarà quella la tua nuova casa per i prossimi nove mesi.

Casa che sogni da tempo e che ti porterai dentro per il resto della tua vita.

Brigata Paracadutisti “Folgore”, l’unica grande unità aviotrasportata dell’Esercito Italiano. 

Sapevi quanto difficile sarebbe stato, ma tu hai sempre lottato nella vita e quelle “sfortune fortunate”, come le chiami sempre tu, ti hanno portato forza nei momenti in cui il pianto ha preso il sopravvento, quando i chilometri da correre erano troppi ma non aveva importanza se le gambe non reggevano più, se lo scopo era quello di arrivare lontano.

KS. Otto settimane di forza, tenacia ed emozioni che credo non abbiano neanche un modo per essere definite. Notti passate a scavare la  terra e momenti presi dallo sconforto perché “Marescià, la buca non è abbastanza profonda.”

Ex alto fulgor”

E ti immagino guardare il cielo con le lacrime che ti rigano il viso, tu che non piangi mai. Ma forse quei giorni avevi bisogno di lasciar andare quelle paure che avevano a che fare con te, quelle che ti hanno fatto credere che nella vita le cose belle arrivano sempre agli altri. Hai imparato a lottare come ti è stato insegnato, per diventare un bravo soldato. Hai imparato a conoscere ogni millimetro del tuo corpo quando le notti in cui faceva troppo freddo, cercavi di capire quale parte valeva la pena tenere di più al caldo; e lasciavi sempre fuori il cuore, perché preferivi non provare niente anziché vivere con la paura di soffrire ancora.

I giorni passavano,uno dopo l’altro, ma quelli più tosti a volte sembravano interminabili e ti rincuoravi pensando ai tuoi amici,a mamma e papà che ti hanno sempre sostenuto fin dal primo momento,a nonna a cui mandavi tanti baci da lontano.

Mi racconti di quanto è stata tosta l’ultima settimana che segnava la fine di un percorso tanto importante e che stava lasciando spazio ad un nuovo inizio.

KSP. Finalmente la ciliegina sulla torta, quella che tutti aspettano con ansia una volta varcata la porta del Capar (Centro Addestramento Paracadutisti). Cinque, il numero di lanci necessari per brevettarsi e ricevere quel tanto atteso basco amaranto.

Vita da soldato.

“Ex alto fulgor”, mi ripeti spesso.

L’ho pensato fin da subito anche io quando ti ho incontrato, perché tu sei stato proprio così, come folgore dal cielo.

 “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”. (Confucio).

La vita da soldato non è una vita facile, non si tratta solo di sveglie presto, divisa in ordine, Signor Sì e comandi. Si tratta di valori che ormai si vanno perdendo, di occhi che non guardano la bandiera come un semplice tricolore, ma come il simbolo di una passione che va ben oltre il dovere.

A chi guardandomi mi chiede di te, dicendo “Ma un soldato chi è?, rispondo che sei una persona quasi normale, più di quanto si possa immaginare. La differenza sta negli occhi che con il passare del tempo cambiano luce, quelli di chi ha vissuto sulla propria pelle gli orrori di cui spesso si sente parlare o quelli che imparano semplicemente a vedere la vita in modo differente.

“ E’ una persona che ogni giorno ringrazia ciò che ha e a fine giornata abbraccia chi è rimasto, seppur lontano. Una persona che impara a confrontarsi con popoli e colture differenti, che rispetta ciò che è diverso da lui e che è in grado di non scomporsi quasi mai. E’ una persona che sceglie di indossare una divisa per un mondo che purtroppo non ha scelto lui che funzioni così, spesso pieno di troppe ingiustizie.

È colui che sarà sempre soddisfatto anche per risultati che non sono i suoi e che, con una pacca sulla spalla, regalerà a suo fratello un “ben fatto”.  Il soldato è pensieroso e anche nostalgico, proprio come qualsiasi altra persona.”

9 Agosto 2019.

Pronto a gridare “Folgore”?

E’ arrivato il tuo momento, lancia finalmente in aria quel berretto che ha visto il sudore di tutti questi mesi, tira fuori il basco e sistemalo con cura e precisione, ora rimettiti sugli attenti, è tutto vero.

A te, soldato dal cuore grande che sei stato il mio fulmine a ciel sereno, non mi resta che accarezzarti da lontano, come il vento fa con la nostra bandiera.

A tutti voi, finalmente diventati Parà, che al marcio della Terra preferite il limpido del Cielo….e allora “Ex alto fulgor”!!!

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.