Film sulla cecità – Non vedo l’ora di vederli!

La cecità potrebbe sembrare una condizione in antitesi con un arte visiva come quella dei film, ciononostante il cinema sembra amare molto i personaggi non vedenti, inserendoli in ogni tipo di contesto e situazione.

A volte capita addirittura che essi diventino addirittura dei supereroi, come il famoso Daredevil della Marvel.

In quanti modi è possibile inserire e sfruttare questo argomento all’interno di una storia?

Ricordo da ragazzo di aver letto Il paese dei ciechi, un racconto del celebre scrittore H. G. Wells, uno dei padri della fantascienza moderna.

Il protagonista era un uomo che per caso finiva in una città isolata dal mondo dove, per colpa di una malattia, ogni persona era cieca dalla nascita.

Cercando di imparare il loro stile di vita e infine di unirsi alla loro comunità, alla fine il protagonista fuggiva a gambe levate per evitare che gli cavassero gli occhi.

Allo stesso modo guardiamo da lontano i protagonisti dei film di oggi, diversi ma uguali nella loro condizione di cecità.

Perciò mettiamoci i nostri occhiali scuri che fanno figo alla Ray Charles, sorridendo amabilmente come il grande musicista mentre comincia lo spettacolo.

1- Furia cieca (1989)

Furia cieca - Film sulla cecità

Il primo protagonista di oggi è il compianto Rutger Hauer, tra i miei preferiti nel grande olimpo dei miti del cinema.

In questo film l’attore olandese interpreta un soldato americano che perde la vista durante una battaglia in Vietnam.

Dovendo ritirarsi in tutta fretta, quando viene colpito da una granata i suoi commilitoni lo danno semplicemente per disperso in azione.

Per sua fortuna però, alcuni contadini vietnamiti lo soccorrono e lo accolgono nel loro villaggio, prendendosi cura di lui.

Inizialmente scoraggiato, trova nuova fiducia in sè stesso quando incontra un abile spadaccino che lo addestra a combattere nonostante il suo handicap.

Anni dopo l’uomo, l’uomo ritorna infine negli Stati Uniti, cercando il vecchio amico che lo aveva abbandonato fuggendo durante l’attacco.

Si reca quindi a casa sua per incontrarlo, ma scopre che da tempo ormai ha lasciato la sua famiglia per andare a vivere a Las Vegas.

Mentre sta parlando con sua moglie e suo figlio, improvvisamente alcuni criminali fanno irruzione cercando di rapirli.

Infatti il suo amico è in debito con alcuni strozzini che come pagamento vogliono costringerlo a produrre un nuovo tipo di droga sintetica.

Dato che purtroppo non è riuscito a salvare la madre, decide cosi di accompagnare suo figlio dal padre fino a Las Vegas.

Il viaggio sarà molto lungo e difficile, visto che lui e il ragazzino non si sopportano e i criminali stanno dando loro la caccia.

Ma grazie alla sua la fidata spada nascosta dentro al bastone da passeggio, questi balordi scopriranno di avere a che hanno sbagliato di grosso a farselo nemico.

La bellezza del cinema tamarro anni 80

Già star internazione dopo Blade Runner e The Hitcher, Rutger Hauer ci offre una delle sue interpretazioni più divertenti di sempre.

Riassumendo in una frase questo film di Phillip Noyce, potremmo definirlo una pubblicità sociale sotto steroidi sulle persone che vivono in cecità.

Il regista saggiamente sfrutta al meglio il titanico attore puntando tutto sulla sua simpatia e il suo carisma.

Con la sua bravura già vista in film come Ore 10 – Calma piatta, tiene insieme con tanto umorismo una trama altrimenti abbastanza improbabile.

Il grande Hauer lo aiuta parecchio, cavandosela egregiamente anche nelle scene action, maneggiando abilmente la sua spada contro dozzine di nemici.

Al suo fianco abbiamo poi Terry O’Quinn, la cui carriera era in discesa ma sarebbe poi tornato al successo con la famosa serie Tv Lost.

In questo ruolo è parzialmente in disparte come personaggio secondario, ma quando è in scena fa sempre dignitosamente la sua parte.

Infatti, la vera spalla comica è il piccolo Brandon Call, giovane attore purtroppo poi velocemente sparito dai radar dopo pochi film.

I suoi duetti con il protagonista sono semplicemente irresistibili, sfociando nell’inevitabile amicizia durante il lungo viaggio verso Las Vegas.

Da segnalare inoltre la presenza di Nick Cassavetes come uno dei crudeli scagnozzi, il quale diventerà poi regista di ottimi film come John Q.

A combattere lo Zorro cieco in uno strabiliante duello finale c’è poi Shō Kosugi, storico spadaccino del genere cappa e spada dal lontano oriente.

Rassumendo Furia Cieca è un cult della cecità cinematografica anni 80, un film che resiste alla prova del tempo adatto a tutte le generazioni di pubblico.

2- Blindness (2008)

Blindness - Film sulla cecità

Dopo la piccola epopea con uno strano supereroe cieco, passiamo a un film inquietante sulla cecità e l’isteria di massa collettiva.

Siamo in una città non meglio precisata del Sud America, quando un uomo in mezzo al traffico nella sua auto inizia a urlare.

Ma le sue non sono grida di dolore, quanto di paura per il fatto che improvvisamente non riesce più a vedere.

Molto rapidamente l’epidemia assieme al panico si diffondono senza controllo per la nazione e poi in tutto il mondo.

Ogni analisi dei medici sembra inutile, in quanto gli occhi dei contagiati non sembrano presentare nessun problema.

Quando poi un noto politico diventa cieco in diretta tv durante una sessione in parlamento, il terrore della pandemia è ormai inarrestabile.

In questo contesto un giovane medico rimane contagiato, recandosi quindi in ospedale per ricevere cure.

Ma quando capiscono di non riuscire ad arrestare il contagio, le autorità terrorizzate confinano con la forza i malati in alcuni centri di isolamento.

La moglie del medico, una delle poche miracolosamente immuni alla malattia, dedice di restare con lui facendosi rinchiudere.

Ignari di ciò che succede all’esterno e senza nessun aiuto all’interno, tra i malati la situazione degenera molto rapidamente.

I più forti prendono il comando e cominciano a sfruttare i più deboli, in ogni modo possibile e immaginabile.

Forti di possedere le pistole delle guardie e ormai deliranti del loro potere, iniziano a pretendere addirittura favori sessuali dalle donne.

Mentre il cibo inizia a scarseggiare e il centro di isolamento è ormai ridotto a un letamaio, l’unica speranza di sopravvivenza diventa la fuga da quell’inferno.

Un epidemia profetica sulla cecità della ragione

Blindness è un film sulle conseguenze di una possibile cecità epidemica quanto mai profetico nel 2008, vista la pandemia globale sofferta negli ultimi anni.

Innanzitutto, cinematograficamente è davvero azzeccata l’idea che la vista dei malati svanisca offuscandosi in un bianco abbagliante.

Una scelta che da molto più la sensazione di sentirsi perduti e soli, anzichè il più facile e canonico buio da film horror.

Inoltre sono perfetti i vari personaggi e la coppia dei protagonisti, attraverso le cui vite normali seguiamo l’angosciante evolversi dell’epidemia.

Mark Ruffalo, ancora lontano dal diventare l’incazzoso Hulk degli Avengers, è la catena che trascina giù anche sua moglie.

Il rango del rispettato medico non vale più nulla, infatti, una volta crollate le normali regole e convenzioni della società.

Pur di non abbandonarlo, la bella e brava Julianne Moore si ostina a scendere nel girone dei contagiati assieme a lui.

La straordinaria attrice è senza dubbio il pezzo forte del cast con una interpretazione intensa, sofferente e appassionata.

Semplicemente perfetta l’ottima regia di Fernando Meirelles, fredda e asettica esteticamente tanto quanto invece è calda e sentita umanamente.

L’acclamato autore del grande cult brasiliano City of God, purtroppo, dopo questo film lavorerà più che altro per la televisione.

Evidentemente, anche i vari produttori delle major devono essere diventati ciechi per non vedere un talento cosi puro andare sprecato inutilmente.

Per quanto ci riguarda, noi altri invece cerchiamo di ammirare il suo lavoro sperando che torni presto nei cinema.

3- Man In The Dark (2016)

Man In The Dark - Film sulla cecità

Dopo un divertente action e un pauroso dramma sanitario, arriviamo infine a un film dove la cecità assume un tono thriller horror.

La storia inizia con tre amici dei sooborghi di Detroit, due ragazzi e una ragazza, i quali vivono alla giornata di piccoli furti e rapine.

Desiderando tirare su un bel pò di grana con un colpo grosso, prendono di mira una casa isolata in periferia.

In questa casa abita soltanto un anziano ufficiale militare in pensione, rimasto cieco in combattimento durante la guerra.

L’uomo è noto nel quartiere per essere apparso in TV dopo un terribile incidente nel quale, diversi anni prima, sua figlia ha perso la vita.

Ma gira la voce che abbia anche ricevuto un sostanzioso risarcimento e che tenga tutti quei bei contanti in casa sua, nascosti da qualche parte.

Così il trio di furfanti si infiltra silenziosamente durante la notte, setacciando stanza per stanza per trovare il prezioso bottino.

Ma anche se cieco, il vecchio militare ci sente benissimo e si accorge degli intrusi reagendo immediatamente e violentemente.

Nonostante il suo handicap, l’uomo rimane ancora un soldato estremamente efficente e non ha nessuna paura di affrontarli.

A quel punto i ladri si trovano in trappola, costretti al silenzio assoluto per non farsi scoprire da questa micidiale macchina assassina.

Quando poi scendono nello scantinato per trovare un rifugio sicuro, fanno una scoperta terrificante che cambierà completamente le carte in tavola.

Poche idee, ma sviluppate bene

Il regista Fede Alvarez aveva esordito al cinema con il controverso, prima atteso e poi odiatissimo remake di La Casa.

Seppur indubbiamente distante anni luce dal capolavoro di Sam Raimi, per me aveva comunque la sua dignita e alcune buone idee narrative.

In questo caso, libero di creare da zero una storia senza dover partire da un soggetto pre-esistente, risulta molto più originale e intrigante.

Perciò invece di puntare sulla violenza e il sangue a fiumi del suo primo film, vira più saggiamente verso il thriller carico di paura e tensione.

Stephen Lang, già famoso come il cattivissimo colonnello di Avatar, questa volta diventa un menomato ma temibile e inarrestabile avversario.

La sua cecità, infatti, è il cardine attorno il quale ruotano tutte le idee e sul quale sono costruite tutte le scene di questo film.

Ogni momento di suspance vive del silenzio che gli sventurati ladri hanno paura di rompere, non a caso il titolo originale era Don’t Breathe.

I due ragazzi Dylan Minnette e Daniel Zovatto si alternano bene nei ruoli dello sbruffone e del timido, ma la migliore resta la giovane Jane Levy.

L’attrice era già stata la protagonista del citato remake di La Casa, con una interpretazione senza infamia e senza lode.

In questo film dal ritmo più lento ed esasperante, finalmente possiamo apprezzare meglio la sua bravura.

Sarà lei infatti la tenace antagonista che non molla, specie quando nel finale lo scontro si sposterà in una lotta più antica tra uomo e donna.

Riassumendo, abbiamo un ottimo thriller con pochi personaggi e poche location buie e claustrofobiche.

Non a caso Man in the Dark avrà poi un sequel nel 2021, concludendo questa bilogia di film sulla cecità thriller horror.

Per chiunque fosse interessato ad approfondire meglio questa bilogia, può leggersi il mio articolo a riguardo.

In conclusione spero che l’argomento di oggi vi sia piaciuto, aggiugendo come al solito un invito a visitare il mio sito per altri consigli di cinema:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!