Gli Occhi del Diavolo: l’emblema della città di Torino.

Torino è una città circondata da misteri e da simboli che si legano al mondo della magia e della massoneria.
La prima capitale d’Italia è conosciuta per essere il vertice di due grandi triangoli. Il primo è quello di magia nera, composto da Londra e San Francisco, e il secondo di magia bianca con Praga e Lione.

Gli occhi del Diavolo

Indipendentemente dalle tradizioni religiose e culturali, molti luoghi e simboli della città hanno storie che possiedono come punto di riferimento il Bene e il Male. Il protagonista di quest’ultimo è proprio il Diavolo, dal greco diàbolos, tradotto letteralmente come ingannatore ed accusatore.


A Torino vi è il “Portone del Diavolo“, scolpito nel 1675 su richiesta di un conte e generale delle Finanze di Carlo Emanuele II. Il volto del Diavolo è rappresentato proprio dal battacchio centrale.

occhi del diavolo Un battacchio di un portone fatto con una faccia da diavolo che tine in bocca l'anello
Portone del Diavolo, Via XX Settembre 40, Torino.

Ma in Via Lascaris, proprio a pochi passi da Piazza Solferino, vi è un curioso simbolo posto sul perimetro esterno di un palazzo. Si tratta di due bizzarre fessure a forma di occhi, i cosiddetti “Occhi del Diavolo.”

Questo palazzo, oggi sede di una banca, era la sede di una loggia massonica. Questi elementi fanno amplificare ancor di più il mistero di queste strane fessure.

due fessure nell'asflto di un marciapiedi simili a due occhi del diavolo
Occhi del Diavolo, Via Lascaris 1, Torino.

E’ solo uno strano caso?

Le sottili aperture che spiccano sul marciapiede del palazzo sono state realizzate come punto di sfiato e di illuminazione.
C’è ovviamente da dire che la scelta di questa forma bizzarra fa molto pensare. Ma sarà solo un caso o la città di Torino nasconde davvero qualcosa?

Gli Occhi del Diavolo, che crediate o no alla magia, sono un curioso simbolo della città. Queste misteriose fessure, se vi trovate quindi a passare da Via Lascaris, meritano assolutamente di essere viste.

Arianna Pino
Arianna Pino
Autrice del libro “Resta almeno il tempo di un tramonto” e di “Quando fuori piove”, finalista al concorso letterario “Il Tiburtino”. Iscritta all’ Università delle scienze e tecnologia del farmaco. Dice di sé:“Sono nata in città ma vivo col mare dentro. Ho occhi  grandi per guardare il mondo, ogni giorno, con colori diversi. Ho la testa tra le nuvole ma cammino su strade fatte di sogni pronti a sbocciare, mi piace stupire come il sole, quello che la mattina ti accarezza il volto e ti fa ricordare che c’è sempre un buon motivo per alzarsi. Amo la pizza, il gelato e la cioccolata calda perché io vivo così, di sensazioni estreme, perché a vent’anni una cosa o gela o brucia. Mi piace vivere tra le parole che scrivo, che danno forma alla mia vita come i bambini fanno con le nuvole”.