Il bucaneve, un fiore di latte alla fine dell’inverno

Il bucaneve, fiore di febbraio

Il bucaneve appartiene alla famiglia botanica delle Amarillidacee (la stessa dei narcisi) ed è stato catalogato come Galanthus nivalis L. Già il nome latino, che a sua volta deriva dal greco, rappresenta poeticamente la sua unicità. Perché lo paragona a un “fiore di latte” che sboccia in mezzo alla neve. Si tratta di una bulbacea, tipica dei boschi e dei terreni umidi dell’Europa e dell’Asia occidentale, che in Italia è protetta. È una pianta di piccole dimensioni, la cui altezza raggiunge i 25 centimetri al massimo.

Le foglie sono allungate come una lingua e hanno sfumature di verde e di blu. Esse crescono alla base, due per ogni fusto cilindrico che, a sua volta, reca un solo fiore pendulo e bianco. Esso sboccia tra febbraio e aprile ed è costituito da 6 tepali: i tre più esterni sono più lunghi di quelli interni, con effetto movimentato. Tutti i tepali hanno una caratteristica macchia verde all’apice, che rende il bucaneve ben riconoscibile.

insieme di tanti bucaneve su un prato

Il primo nutrimento per le api, dopo la neve

È un fiore precoce perché è munito di una piccola guaina, che assomiglia a una foglia e che sporge al di sopra della corolla. Ed è proprio questa guaina protettiva che permette al bocciolo di emergere in mezzo alla neve, senza sciuparsi. Il suo polline, mentre il paesaggio è ancora invernale, è apprezzato dalle api, che se ne nutrono e che vanno a impollinare così altri fiori.

la guaina protettiva del bucaneve
in evidenza la guaina protettiva del bucaneve che sporge sopra la corolla

Il fiore di Maria, il fiore di Cristo 

La sua comparsa nei giorni in cui i cattolici celebrano la festa mariana della Presentazione al Tempio di Gesù, ha associato il bucaneve alla Madonna. Questa ricorrenza cade il 2 febbraio ed è popolarmente conosciuta come la Candelora, per la benedizione delle candele fiorite. Festa di luce e di candore, con il bucaneve che rischiara gli ultimi giorni d’inverno. Per questo, nelle Isole Britanniche – soprattutto in Irlanda, che è Nazione di tradizione cattolica – è anche chiamato white purification, Candlemas bell o Christ’s flower.

bucaneve aperto su fondo verde

Il campanellino estivo, cugino del bucaneve

In verità, in Irlanda il bucaneve è piuttosto raro e ciò lo rende ancora più ricercato. Non si tratta di pianta selvatica autoctona, ma nei secoli è sfuggito alla coltivazione nei giardini. Il suo nome gaelico è An plúirín sneachta, a sottolineare come la campanula emerga dalla neve. È invece diffusa una specie affine, detta an plúirín samhraidh (significa “piccolo fiore d’estate”), che corrisponde al campanellino estivo (Leucojum aestivum L.). Questo campanellino, frequente in tutta Europa, è assai più alto del bucaneve, tanto che raggiunge il mezzo metro, e fiorisce a maggio. Ha inoltre i 6 tepali di egual lunghezza e ogni scapo porta dalle 2 alle 8 corolle.

piccoli grappoli di bucaneve

Credenze e tradizioni irlandesi

Tuttavia, il fiore che pende, che in un certo senso china la testa, lo ha reso in Irlanda anche simbolo di sfortuna. Un tempo, ci fu chi avvertì una somiglianza tra i suoi petali bianchi e il sudario dei cadaveri e lo temette, quale presagio di morte. Nelle fattorie c’era l’abitudine, a primavera, di esporre bouquet di fiori per adornare i pollai e le stalle. Ma si preferiva evitare, fra primule, violette e narcisi, di metterci il bucaneve. Perché, altrimenti, pare che le covate non si sarebbero schiuse e che il latte e il burro sarebbero risultati troppo magri. C’era poi un curioso rito che riguardava le ragazze in età da marito.  Il discriminante, in questo caso, era la festa di san Valentino. Qualunque fanciulla che avesse colto un mazzolino di bucaneve prima di questo giorno, difficilmente si sarebbe sposata entro l’anno. Se, al contrario, desiderava sposarsi a tutti i costi nel giro di pochi mesi, doveva cogliere i bucaneve dopo il 14 febbraio. Sebbene tutto ciò ci lasci un po’ scettici, è comunque grazioso da raccontare quale preziosa eredità della civiltà rurale.

un cottage irlandese ocn dei piccoli bucaneve nel prato

Principi attivi e impieghi terapeutici

La medicina popolare, in passato, ha fatto uso del bucaneve somministrandolo ai bambini in caso di paresi. Era una pratica decisamente pericolosa, perché questo candido fiorellino richiede molta prudenza. Come principi attivi, contiene infatti una serie di alcaloidi, presenti soprattutto nel bulbo: la galantammina, la nivalina e la licorina. La galantammina è senza dubbio interessante perché ha funzione ostacolante della colinesterasi, gruppo di enzimi con ruolo importante per la nostra salute. Gli alcaloidi, tuttavia, sono tossici, quindi non si può prendere il bucaneve come tisana casalinga ma va assunto sotto stretto controllo medico. Entra a far parte di farmaci omeopatici che vengono prescritti come cardiotonico. Meglio dunque limitarsi ad ammirarne la candida bellezza che, da sola, basta a rallegrarci e a restituirci il buon umore.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.