Supercoppa italiana in Arabia: perchè si e perchè no?

Lo scorso 18 gennaio ha avuto luogo la finale di Supercoppa Italiana tra Milan ed Inter. Ad ospitare la partita, come da accordi commerciali siglati nel 2018, è stato lo Stadio dell’Università King Saud di Riyad in Arabia Saudita.

La domanda che per tutti gli appassionati del mondo sportivo – ed in particolar modo di calcio – sorge spontanea, è perché una tale competizione, tutta italiana, sia stata disputata oltre confine.

Perchè no?

Secondo il Codacons, la risposta è da ricercarsi nelle somme da capogiro promesse tanto alla Lega di Serie A quanto alla squadra vincitrice del trofeo. Le due squadre milanesi sono state chiamate a dividersi guadagni ai quali è stato sottratto un 10% spettante alle casse della Lega Calcio.

A parere del Codacons l’accordo siglato dalla Lega parrebbe incentrato solo ed esclusivamente ad una fonte di guadagno e ricchezza che si allontana fortemente da quelli che sono i veri valori del calcio tra i quali, è bene ricordare, rispetto, competizione ed emozione.

Perchè si?

Allargando le riflessioni e volendo invece trovare motivazioni a favore, l’opportunità di fare accordi con Stati che oltretutto non garantiscono i diritti umani, effettivamente fa scandalizzare, ma c’è da dire che da sempre lo sport è stato fautore di grandi aperture e di molta innovazione. Avendo grande seguito, può portare avanti temi sociali, più difficili da trattare in altri ambiti. Un pò come la musica. Un settore che va al di sopra delle bandiere e delle ideologie politiche. Un esempio iniziato con il pugno chiuso di Tommie Smith e John Carlos a Città del Messico (Olimpiadi del 1968).

Di questi soldi la gran parte va nelle casse delle squadre, ma ricordiamoci che tutti gli incassi del calcio, pertanto che sia inflazionato da diritti televisivi, scommesse e plusvalenze, mantiene tutto il sistema sportivo professionistico e dilettantistico italiano e si può dire che senza le enormi entrate del calcio,la pratica di quasi tutti gli altri sport non sarebbe economicamente sostenibile.

Il sistema calcio

Il sistema calcio è una delle prime industrie italiane e , dal rapporto FIGC, produce 4,7 milioni di euro di fatturato, oltre 1,2 miliardi di euro di contribuzione al Fisco italiano, e l’Italia produce il 12% del Pil del calcio mondiale (fonte Il Sole 24ore).
Bastano questi tre numeri per testimoniare il grande impatto del calcio nel nostro Paese, finalmente puntualizzati dalla prima analisi comparativa e competitiva del “sistema integrato” legato al gioco del calcio.
Un rapporto direttamente proporzionale tra guadagni calcistici e ricchezza nazionale. Una espressione matematica che ha portato tuttavia il calcio a non essere più solo uno sport, ma un settore industriale di grande rilevanza in tutti i paesi occidentali, con buona pace di tutti i tifosi disposti a spendere ingenti cifre tra abbonamenti allo stadio, pay tv e merchandising.

La stessa cosa che succede anche per la musica e il cinema, che non sono solo nobili arti.

Perchè dovrebbe stupire, dunque, una supercoppa italiana giocata fuori confine?

In ogni caso, il Codacons, ai sensi della legge 241/90 ha presentato una istanza d’accesso alla Lega Calcio chiedendo di prendere visione delle modalità di ripartizione delle quote e le modalità stabilite dall’Assemblea della Lega in relazione alle somme incassate a seguito degli accordi presi tra la Lega e l’Arabia Saudita per lo svolgimento, sul territorio arabo, della finale di Supercoppa Italiana.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”