Il tasso, per festeggiare il capodanno del calendario arboreo irlandese

Al tasso, presso i celti d’Irlanda, per secoli e secoli spettò il compito di aprire l’anno. Prima che san Patrizio predicasse all’Isola di Smeraldo il vangelo di Gesù Cristo, esisteva infatti un calendario assai particolare. In esso, lo scorrere ciclico dei mesi era scandito dall’alternarsi degli alberi ritenuti sacri.

il calendario arboreo celtico

Il calendario arboreo irlandese

Seguendo le fasi lunari, il calendario arboreo irlandese era composto di 13 mesi di circa 28 giorni ciascuno. Ogni mese era contraddistinto dalla consonante iniziale del nome della pianta cui era dedicato o, almeno, dal nome che aveva in quell’epoca lontana. Volete scoprirlo, insieme con noi? Ve lo proponiamo nella celebre ricostruzione di Robert Graves:

  • 24 dicembre – 20 gennaio: B da beith, betulla
  • 21 gennaio – 17 febbraio: L da luis, sorbo
  • 18 febbraio – 17 marzo: N da nin, frassino
  • 18 marzo – 14 aprile: F da fern, ontano
  • 15 aprile – 12 maggio: S da sail, salice
  • 13 maggio – 9 giugno: H da (h)uat, biancospino
  • 10 giugno – 7 luglio: D da dair, quercia
  • 8 luglio – 4 agosto: T da tinne, agrifoglio
  • 5 agosto – 1° settembre: C da coll, nocciolo
  • 2 settembre – 29 settembre: M da muin, vite
  • 30 settembre – 27 ottobre: G da gort, edera
  • 28 ottobre – 24 novembre: P da peith, tiglio
  • 25 novembre – 22 dicembre: R da ruis, sambuco

Se avete letto con attenzione questo calendario, avrete certo notato due cose: mancano le vocali e manca la data del 23 dicembre.

Le vocali irlandesi: equinozi e solstizi

Dato che il calendario arboreo era assolutamente sovrapponibile all’alfabeto irlandese, allora interprete della druidica scrittura ogamica, anche le vocali avevano una loro specifica funzione. Furono scelti così quattro altri alberi, la cui iniziale era una vocale, per simboleggiare i solstizi e gli equinozi.

  • Solstizio d’inverno: A di ailm, olmo (per Graves, però, è l’abete bianco)
  • Solstizio d’estate: U di úr, prugnolo (qui Graves preferisce l’erica)
  • Equinozio di primavera: O di onn, ginestrone
  • Equinozio d’autunno: E di edhadh, pioppo tremolo.

Il tasso e il capodanno irlandese

La data mancante del 23 dicembre rappresentava per gli antichi irlandesi il primo giorno del nuovo anno. Ed era un giorno talmente importante da meritare un albero tutto per sé. Quest’onore fu tributato al tasso o íodha, che venne così a completare le vocali con la lettera I. Siccome abbiamo deciso, come progetto erboristico per il 2023, d’illustrarvi via via tutti gli alberi presenti nel calendario arboreo celtico, cominciamo proprio con il tasso.

fiori piccoli di tasso
ramo di tasso con i suoi frutti

Ritratto botanico di un vecchio saggio

Il tasso appartiene alla famiglia delle Taxacee ed è stato catalogato da Linneo come Taxus baccata L. È diffuso in quasi tutta Europa e nell’Asia sudoccidentale e predilige come habitat i boschi umidi e ombrosi di latifoglie. In Italia, fa parte delle specie protette. È anche pianta ornamentale sempreverde, assai apprezzata perché, nei parchi e nei giardini, è possibile sagomarne a piacere la chioma. Può raggiungere un’altezza di 10-15 metri e presenta il fusto suddiviso già alla base. La chioma è arrotondata, composta da aghi appiattiti e segnati in senso longitudinale dalla nervatura mediana sporgente. Essi abbracciano i rami a spirale e sono verdi scuri.

I fiori sono maschili e femminili, in entrambi i casi poco evidenti, posti su individui separati. Quelli maschili sono riuniti in amenti ascellari; i minuscoli femminili sono invece squamosi e collocati in cima a un rametto. Compaiono tra marzo e aprile. Il frutto è composto da un seme molto duro, elissoidale, di coloro bruno, contenuto in un involucro carnoso rosso vivo, aperto alla sommità, che è chiamato arillo.

La caratteristica più curiosa del tasso è che cresce con estrema lentezza ma è terribilmente longevo. Si parla di migliaia di anni, come per il tasso di Fortingal, in Scozia, che ne avrebbe raggiunti addirittura 3000! In Normandia, soprattutto a La Haye-de-Routot (Eure), ci sono diversi tassi millenari. Nel tronco cavo di uno, che nel 1890 contava circa 1500 anni, fu inserito un altare per celebrare la messa e una statua di sant’Anna.

vecchia pianta di tasso secolare in un bosco
una pianta di tasso secolare

Alla larga: pericolo veleno!

Il tasso contiene principi attivi tali da vietarne l’uso in fitoterapia. Si tratta di diversi alcaloidi combinati in miscela, efedrina, tassina e glicosidi dell’acido cianidrico. La tassina è un veleno paralizzante e narcotico, che persiste anche nella pianta secca e dopo la bollitura. Il veleno è presente soprattutto nelle foglie essiccate, ma anche nei rami, nella corteccia e nei semi. Solo i dolci arilli rossi non sono tossici ma si sconsiglia comunque di mangiarli per l’alto rischio di ingerire, insieme con essi, il seme velenoso. Nessuna virtù terapeutica, dunque, per questa pianta? Opportunamente diluiti, i suoi componenti diventano farmaci omeopatici che i medici prescrivono nella cura della gotta, dei reumatismi e delle eruzioni cutanee.

Temuto già in epoca antica

La tossicità del tasso è stata citata a partire dagli autori d’epoca greco-romana. Teofrasto (IV secolo a. C.) riporta l’episodio di alcuni cavalli morti, dopo averlo brucato. Dioscoride descrive persino i sintomi dell’avvelenamento: a una sensazione di freddo diffuso segue la morte per soffocamento. Plinio riferisce che, tra i suoi contemporanei, ci furono avvelenamenti dovuti al vino conservato in botti di legno di tasso. Svetonio narra che l’imperatore Claudio utilizzava gli arilli rossi quale antidoto contro il morso di vipera: non sappiamo con quali risultati! E Plutarco sconsigliava di mettersi a dormire, in primavera, all’ombra di un tasso in fiore. Per Ovidio, la via che conduce agli inferi è alberata di tassi. Questo spiega la consuetudine romana di indossare in testa una corona di fronde di tasso, nei giorni di lutto.

frutto di tasso rosso porpora su ramo verde aghiforme
arillo

I temibili guerrieri Galli e gli sposi medioevali

Secondo Cesare e Strabone, ci fu chi fece del tasso un’arma per combattere. I guerrieri galli, infatti, ricavavano dal legno del tasso, che è assai flessibile e compatto, gli archi. Intingevano poi la punta delle frecce nella linfa dei rami giovani, per avvelenarle. Anche gli arcieri medioevali preferivano archi di legno di tasso, da impugnare con guanti di cuoio. E, per la tradizione dell’epoca feudale, un matrimonio consumato in un letto nuziale di legno di tasso sarebbe stato di breve durata. Forse perché gli sposi non avrebbero goduto a lungo di buona salute…

Ritorno in Irlanda

Vi abbiamo anticipato la presenza del tasso nel giorno fondamentale del calendario arboreo irlandese. Ma c’è ancora tanto da dire sul ruolo che esso ha avuto in Irlanda. Per i druidi era il simbolo dell’immortalità ed era annoverato tra i Cinque Alberi Magici, insieme con il biancospino, la quercia, il sorbo e il sambuco. Con la conversione degli irlandesi al cristianesimo, il tasso non perse prestigio e divenne segno di vita eterna, per la sua longevità. Divenne anche una pianta da cimiteri, per il suo veleno che non lascia scampo e che lo rende affine alla morte. Sostituì persino il classico guanto di sfida, quando un cavaliere voleva provocare un nemico, perché lanciargli contro il tasso significava augurargli di morire in duello. Divenne, infine, nascondiglio di preti ribelli e d’altari quando, negli anni delle Leggi Penali (1691-1778), le chiese furono chiuse e i cattolici irlandesi perseguitati. Come nei tempi più remoti, il tasso continuò a essere il protettore della sua gente.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.