Il frassino, simbolo del mese di Nin nel calendario arboreo irlandese

Il frassino, ossia il mese di Nin

Per gli antichi irlandesi, il frassino era una pianta guerriera. Il suo legno duro e compatto permetteva loro di costruire armi, come i bastoni da combattimento o le aste delle lance. Sebbene oggi in irlandese sia detto fuinseog o crann fuinseoige (crann significa appunto albero), allora si chiamava nin. Dalla sua iniziale, si otteneva la lettera N nell’alfabeto gaelico, lettera che contrassegnava anche il terzo mese lunare dell’anno, nel calendario arboreo. Il mese di Nin durava dal 18 febbraio al 17 marzo e precedeva il mese dell’ontano.

Antiche tradizioni irlandesi

Dato che, in epoca pagana, in Irlanda il frassino era legato al solstizio d’inverno, con l’avvento del cristianesimo divenne il legno dei ceppi di Natale. E in diverse contee si diffuse la credenza che Gesù Bambino fosse stato lavato, dopo il parto di Maria, davanti a un falò di rametti di frassino. Una bizzarra tradizione consigliava di porre le unghiette per la prima volta tagliate a un neonato sotto la cenere del frassino arso. Ciò avrebbe fatto di lui, in età adulta, un grande cantante!

foglioline appena spuntate di frassino

Anche qui, come nella vicina Scozia, usava dare ai nuovi nati un cucchiaino di decotto di frassino, per augurar loro buona fortuna nella vita. Durante le massicce emigrazioni ottocentesche, gli irlandesi costretti partire per l’America ne portavano un rametto nella tasca, quale legame con la patria perduta. Le ragazze in età da marito, invece, vi ricorrevano per i riti che propiziavano l’amore. In inverno, esse infilavano nel guanto una foglia chiamata even ash. Ash tree è il nome inglese del frassino e questo tipo di foglia era composta da pari foglioline su ambo i lati. Nel farlo, recitavano i versi:

The even ash left in my glove
The first I meet shall be my love.

Speravano così che il primo uomo incontrato per strada fosse il loro grande amore. Piuttosto pericoloso, secondo la nostra sensibilità moderna, perché il primo uomo sulla via avrebbe potuto essere un nonnetto sdentato o un padre di dieci figli… Molto meglio mettere la foglia di frassino even ash sotto il cuscino, per sognare un volto amato. In questo caso, la strofetta da recitarsi era la seguente:

Neither in his rick nor in his rare
But in the clothes he everyday wear.

Perché le virtù che contano davvero nella vita risplendono negli abiti comuni che si indossano tutti i giorni… Altri versi popolari riferiti al frassino e alla quercia s’addicevano invece alle previsioni del tempo:

If the ash before the oak,
Wes shall surely get a soak.
If the oak before the ash,
Wes hall only get a splash.

In Irlanda erano infatti convinti che se il frassino avesse messo le foglie prima della quercia, ci sarebbe stata una stagione piovosa. All’opposto, se la quercia lo avesse preceduto, ci sarebbe stato solo qualche spruzzo di pioggia. Infine, nell’Ottocento, si piantava il frassino in prossimità degli incroci stradali, per segnalare che presto ci sarebbe stato un bivio.

fusto e corteccia di frassini molto vicini in primo piano

Il frassino nella mitologia nordica

Nella penisola scandinava, il frassino era considerato un albero sacro. Era simbolo di forza e rappresentava in un certo senso l’elemento maschile della natura. Secondo la leggenda, il dio norvegese Odino intagliò il primo uomo e la prima donna in due tronchi trovati sulla spiaggia. E quello utilizzato per realizzare l’uomo era appunto un frassino. Sempre nel mito, Yggdrasil era il frassino del mondo, le cui radici scendevano sino a toccare gli ìnferi e la cui chioma sconfinava nel cielo.

Piccola storia del frassino

Si tratta di un albero che è stato amato in tutte le culture. Nell’Iliade, la lancia di Achille è di frassino. Dioscoride e Plinio ne stimavano la presunta virtù di allontanare i serpenti: Plinio ne indicava la linfa quale rimedio contro i loro morsi. Scriveva (Libro XVI, 25): “Il frassino è tanto nemico dei serpenti, che questi fuggono persino la sua ombra, mattino e sera”. Per gli arabi, le sue foglie e i suoi semi erano afrodisiaci, convinzione che si diffuse pure in Europa nel Rinascimento.

infiorescenze del frassino

Nel Medioevo, si riteneva che l’odore delle fronde riuscisse a guarire addirittura la sordità. Era impiegato anche come erba tinctoria: la corteccia conferiva ai tessuti una nuance verde mela. In Inghilterra, dove c’era l’antica usanza di metterne i frutti sott’aceto, con il suo legno si fabbricava il trono del re. Non solo, il frassino è talmente legato alla famiglia reale britannica che, se è scarso il raccolto dei suoi semi, entro l’anno ci sarà un lutto. Esempio ne fu, a quanto si tramanda, il 1648. I frassini inglesi non produssero frutti (samare) e il 30 gennaio 1649 fu tagliata la testa al re Carlo I Stuard!

Spunti per una descrizione botanica

Il frassino appartiene alla famiglia botanica delle Oleacee, la stessa dell’olivo, ed è stato catalogato da Linneo come Fraxinus excelsior L. È un albero imponente, diffuso in tutta Europa: può raggiungere i 40 metri d’altezza e una circonferenza del tronco pari a 3 metri. Ha robuste radici orizzontali che lo ancorano saldamente al terreno, anche in caso di tempesta. La corteccia, di colore grigio-verde, è soggetta invecchiando a fessurarsi.

corteccia fessurata del frassino in primo piano

La chioma è cupoliforme, con rami piuttosto distanziati tra loro. Le foglie sono composte da 9-13 foglioline appuntite e dentate. I fiori possono essere ermafroditi, recando stami e pistillo, oppure dioici, suddivisi in maschili e femminili, dalle sfumature purpuree. La fruttificazione è piuttosto irregolare, con anni in cui le samare sono abbondanti e altri in cui scarseggiano, con buona pace della famiglia reale britannica.

Principi attivi e proprietà terapeutiche

Il frassino contiene soprattutto frassinite e frassinina. Nella linfa troviamo un derivato della cumarina e nelle foglie ci sono rame e ferro.  La droga è rappresentata sia dalle foglie sia dalla corteccia, con lievi differenze nell’uso medicinale. Le foglie sono un ottimo diuretico, con azione antigottosa, depurativa, antireumatica, purgativa e di contrasto all’obesità. La corteccia, invece, è un febbrifugo, che giova negli stati influenzali ed è un tonico, migliorando lo stato di benessere generale.

Con la corteccia si prepara il decotto, facendo bollire per 5 minuti due cucchiai rasi di droga in mezzo litro d’acqua. Si spegne e si lascia riposare sotto coperchio per un quarto d’ora, prima di filtrare e di dolcificare a piacere. Con le foglie, al contrario, si prepara un tè molto buono di sapore, che è altrettanto salutare. Il medico fitoterapeuta Jean Valnet sosteneva che l’infuso di foglie di frassino aiutasse a diventare centenari: non pensate anche voi che convenga credergli?

rami frondosi di frasssino

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.